13/11/2025
da Pressenza
Cresce la spesa farmaceutica complessiva (+2,8%), trainata dall’aumento della spesa pubblica (+7,7%) a fronte di un numero crescente di terapie innovative e ad alto costo rimborsate dal SSN. I cittadini spendono di più per medicinali senza ricetta (SOP e OTC) e non rinunciano al farmaco di marca, specie al Sud. Si conferma una notevole variabilità regionale, in termini di consumi, spesa, aderenza e appropriatezza. Sono alcuni punti chiave del Rapporto OsMed 2024 sull’uso dei medicinali in Italia, realizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). In particolare, sono state consumate 1.895 dosi di medicinali ogni 1.000 abitanti al giorno, ovvero ogni cittadino, inclusi i bambini, ha assunto circa 1,9 dosi di farmaco. Il 70,8% è erogato a carico del SSN e il restante 29,2% è acquistato privatamente.
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state dispensate quasi 2 miliardi di confezioni, in leggera diminuzione rispetto al 2023. La spesa farmaceutica totale è stata pari a 37,2 miliardi di euro (+2,8% rispetto al 2023), di cui il 72% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La spesa farmaceutica pubblica si è attestata infatti sui 26,8 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2023 (+7,7%). La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e per conto, è stata di 13 miliardi e 700 milioni, con un aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente, determinato, anche quest’anno, dall’incremento della spesa dei farmaci di classe A erogati in distribuzione diretta (+4,6%) e per conto (+10,9%). La spesa per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di circa 17,8 miliardi di euro (301,8 euro pro capite) e ha registrato un incremento del 10% rispetto al 2023, a fronte di un aumento dei consumi (+4,7%) e del costo medio per giornate di terapia (+4,8%). La spesa a carico dei cittadini, comprendente la spesa per compartecipazione (ticket regionali e differenza tra il prezzo del medicinale a brevetto scaduto erogato al paziente e il prezzo di riferimento), per i medicinali di classe A acquistati privatamente e quella per i farmaci di classe C, ha raggiunto un valore di 10,2 miliardi di euro nel 2024.
Tra i farmaci di fascia A[1] acquistati privatamente dai cittadini nel 2024 con una spesa di 1,6 miliardi di euro, i medicinali dell’apparato gastrointestinale risultano i più utilizzati tra le prime 20 categorie di farmaci di classe A acquistati privatamente (81,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti, pari al 37,5% del totale). La spesa per i farmaci di Classe C, interamente a carico del cittadino, nel 2024 supera i 7 miliardi di euro, con un lieve decremento dell’1,96% rispetto al 2023. Il 52% è relativo a farmaci con obbligo di prescrizione medica (3,7 miliardi di euro), e il restante 48% a farmaci di automedicazione (3,4 miliardi). I farmaci di classe C con ricetta registrano una riduzione della spesa pari al 4,9% rispetto al 2023, determinata da una riduzione della quantità (‐2,8%) e dei prezzi (‐1,1%). Le categorie di farmaci di classe C con ricetta maggiormente acquistati dai cittadini nel 2024 si confermano essere le benzodiazepine (ansiolitici, 371 milioni di euro), gli analgesici e gli antipiretici e i farmaci per la disfunzione erettile. Per questi ultimi nel 2024 sono stati spesi circa 245 milioni di euro. Particolarmente importante risulta l’incremento di spesa privata degli analoghi del recettore GLP‐1 utilizzati per perdere peso, per lo più attribuibile a un corrispettivo aumento dei consumi (+78,7%) nel 2024. Infine, cresce nel 2024 anche la spesa per i farmaci orfani[2], comprensiva dell’acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche e dell’erogazione in regime di assistenza convenzionata, con un incremento del 5,9% rispetto al 2023, attestandosi a 2,36 miliardi di euro, corrispondente all’8,3% della spesa farmaceutica a carico del SSN.
Dal confronto con nove Paesi europei (Germania, Belgio, Austria, Spagna, Francia, Svezia, Portogallo, Gran Bretagna e Polonia), la spesa farmaceutica totale italiana – comprensiva della spesa territoriale pubblica e privata e dell’ospedaliera – con un valore di 672 euro pro capite, è inferiore rispetto a quella registrata in Germania (742 euro), Austria (733 euro) e Belgio (681 euro), mentre è ben al di sopra dei valori di Portogallo (481 euro), Svezia (488 euro), Gran Bretagna (541 euro) e della media dei Paesi europei, pari a 418 euro. Tuttavia, se si considerano le diverse forme di pay-back vigenti in Italia, tra i quali quello di ripiano dello sfondamento del tetto degli acquisti diretti, non presenti in altri Paesi europei, la spesa pro capite dell’Italia scende a 627 euro pro capite. Tale valore si colloca al di sotto della spesa di Francia e Spagna, in linea con la spesa media dell’Europa a 10 Paesi. Per quanto riguarda i prezzi dei farmaci, se si considera il mercato complessivo, comprensivo dei farmaci erogati sia in ambito territoriale che ospedaliero, l’Italia ha prezzi inferiori a Belgio (+75,8%), Germania (+51,9%), Austria (+42,0%), Svezia (+29,5%), Gran Bretagna (+4,2%), Spagna (+3,5%), mentre in Francia (‐10,6%), Polonia (‐30,4%) e Portogallo (‐37,6%) si registrano prezzi più bassi, ma sono Paesi nei quali c’è una disponibilità di prodotti anche molto inferiore rispetto a quelli accessibili in Italia. I prezzi medi europei sono superiori del 62,5% rispetto a quelli applicati in Italia.
Qui per scaricare il Rapporto: https://www.aifa.gov.it/-/rapporto-osmed-2024-uso-farmaci-italia.
[1] I farmaci di fascia A sono quelli essenziali e per malattie croniche, rimborsati interamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Sono dispensati gratuitamente previa ricetta medica, ma alcune regioni possono applicare un ticket di compartecipazione alla spesa. Questa categoria include farmaci ritenuti fondamentali per le cure e sono a carico dello Stato, a differenza dei farmaci di fascia C che sono a carico totale del cittadino.
[2] I farmaci orfani sono medicinali sviluppati per trattare malattie rare, definite in Europa come quelle che colpiscono non più di 5 persone ogni 10.000 abitanti. L’industria farmaceutica ha uno scarso interesse economico a svilupparli, poiché il numero ristretto di pazienti rende lo sviluppo e la commercializzazione non redditizi per le aziende. Esistono incentivi per favorire la loro ricerca e produzione, e sono disponibili normative specifiche per accelerare l’accesso a queste terapie.

