Ensemble. Dopo la nomina di Michel Barnier a primo ministro da parte del presidente della Repubblica, l'eurodeputata insoumis e presidente della Sinistra europea si dice «molto arrabbiata» per una decisione che ribalta l'esito del voto. «Qui è in gioco la democrazia»
«Siamo molto arrabbiati. Qui la posta in gioco è la democrazia». Manon Aubry è eurodeputata della France insoumise, principale partito del Nuovo fronte popolare (Nfp), e presidente della Sinistra europea. La raggiungiamo al telefono quando è ancora calda la notizia che mette fine al più lungo «governo dimissionario» della quarta e della quinta repubblica francese.
La nomina di Michel Barnier a primo ministro vi sorprende?
Ci fa arrabbiare. Ci fa arrabbiare molto perché cancella il risultato elettorale. Nega il fatto che è il Nfp ad aver vinto. Barnier appartiene al partito di destra dei Républicains che ha eletto 47 deputati. È stato sconfitto nelle urne, il suo partito è arrivato ultimo, ma adesso diventa primo ministro. Il 9 giugno Macron non ha sciolto solo l’Assemblea nazionale, ha sciolto anche la democrazia. Inoltre tutto questo viene fatto con la benedizione del Rassemblement National, che sceglie di non censurare il governo. In un certo senso questo è un chiarimento: Emmanuel Macron sta entrando in coalizione con l’estrema destra di Marine Le Pen. Abbiamo tutte le ragioni per essere preoccupati e arrabbiati.
Il presidente della Repubblica ha il potere di scegliere il capo del governo. Perché parlate di un «colpo di mano» (coup de force in francese, ndr)?
Perché in Francia in tutta la storia delle nostre istituzioni questa è la prima volta che il primo ministro non viene dalla parte che ha vinto. Ovunque in Europa quando una coalizione politica vince le elezioni è incaricata di formare il governo. Il presidente della Repubblica, nella nostra Costituzione, nomina, non sceglie. E questa nomina deve tenere conto del risultato delle elezioni legislative. Altrimenti che senso ha votare? Che senso ha la democrazia rappresentativa? A cosa servono le elezioni? Questa è la domanda che si pone la Francia.
Il fronte repubblicano è finito oggi?
Sì, senza dubbio. Senza dubbio è più a terra che mai. Al secondo turno delle elezioni legislative c’è stata una mobilitazione per impedire all’estrema destra di salire al potere e alla fine Macron ha nominato un primo ministro con la benedizione dell’estrema destra. E non è sorprendente se si considera il profilo di Barnier e alcune delle sue posizioni: è favorevole a una moratoria totale sull’immigrazione, ha votato contro la depenalizzazione dell’omosessualità e attacca la Corte europea dei diritti dell’uomo. Posizioni certamente viste con favore dal Rassemblement National.
Perché Macron ha così tanta paura del programma del Nfp?
Perché da quando è andato al potere aveva una sola missione: proteggere gli interessi di miliardari e multinazionali, in particolare moltiplicando i regali fiscali. E questa è una delle prime cose che avremmo affrontato appena arrivati al potere. Ridistribuendo realmente la ricchezza e ponendo fine ai regali fiscali ai super ricchi, ma anche abrogando la riforma delle pensioni. E Macron ha paura di questa politica a favore della maggioranza della popolazione perché è l’antitesi di ciò che ha fatto finora.
Quali saranno le prossime mosse del Nfp?
Il nostro prossimo passo è mobilitare il maggior numero di persone possibile. Questo sabato ci saranno manifestazioni su larga scala, indette in particolare dalle organizzazioni giovanili. L’obiettivo è dimostrare che non resteremo inerti di fronte a questo golpe democratico che mira a cancellare i risultati delle elezioni. Abbiamo già fatto sentire la nostra voce nelle urne durante le legislative. Ora la faremo sentire nelle strade. Dovremo farlo più forte che mai perché abbiamo battuto Macron alle urne il 9 luglio. Ora dovremo batterlo nelle strade perché è in gioco la natura stessa della democrazia. Che si condivida o meno il programma del Nfp la posta in gioco ormai è quella. Se chi vince le elezioni non è più chi governa, allora è la democrazia stessa a essere messa in discussione. La sua capacità di incanalare un fatto politico maggioritario e organizzare la società.
Davanti a questa situazione cosa vi aspettate dai partiti di sinistra e dalle forze sociali degli altri paesi europei?
La solidarietà, ma anche la denuncia del colpo di mano. Se quello che è successo in Francia fosse accaduto in qualsiasi altro paese europeo, ci sarebbe già stata una mobilitazione internazionale e una levata di scudi. È una messa in discussione dei valori democratici fondamentali e dello Stato di diritto. Se vengono infranti non si torna indietro.
06/09/2024
da il Manifesto