ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Manovra, Cgil in sciopero il 12 dicembre. In solitaria

Manovra, Cgil in sciopero il 12 dicembre. In solitaria

 Lavoro

08/11/2025

da Il manifesto

Luciana Cimino

La voce del padrone Cadono nel vuoto gli appelli per l’unità dei sindacati. Anche la Cisl manifesta il 13

«Le ragioni per proclamare lo sciopero sono fin troppe». Christian Ferrari, membro della segreteria nazionale, è netto dopo l’annuncio dello sciopero generale della Cgil per il 12 dicembre contro la manovra. Il sindacato ha proclamato ieri la sua giornata di lotta, trascinandosi i consueti attacchi della destra che lo ha eletto a nemico pubblico.

Per il governo l’unica azione sindacale permessa è quella della Cisl, che fino a oggi ha sempre sostenuto l’esecutivo, avendo ottenuto da Meloni anche una rappresentanza di peso con la nomina a responsabile per il Sud dell’ex segretario generale Luigi Sbarra.

«I rappresentanti del governo che si chiedono il perché della mobilitazione e irridono quelli che fanno sciopero dovrebbero portare rispetto non a chi lo proclama ma alle persone che decidono di farlo, che con le tasse pagano il loro stipendio», ha replicato il leader della Cgil Maurizio Landini, concludendo l’assemblea dei delegati a Firenze. Obiettivo Meloni e Salvini che riproponevano l’accusa dello sciopero come mezzo per ottenere un fine settimana di vacanza.

«NON PROCLAMIAMO scioperi perché qualcuno ci è antipatico – ha detto Landini – ma perché ci sia un cambiamento reale nella vita delle persone». Per la Cgil «la manovra è ingiusta e sbagliata», mentre ci sono emergenze che la maggioranza non considera. A cominciare dal salario che non è stato aumentato a fronte dell’inflazione. «Chiediamo risorse aggiuntive perché il rinnovo dei contratti pubblici è una cosa seria non una mancia, una detassazione per tutti i contratti e che venga restituito il fiscal drag. Poi investimenti sulla sanità pubblica, a partire dalle assunzioni, su scuola e servizi sociali», spiegano da corso Italia.

Le risorse si troverebbero tramite la patrimoniale, o meglio «contributo di solidarietà» che riguarderebbe l’1% degli italiani, «mezzo milione di persone ricche – ha spiegato Landini -. Con un prelievo dell’1% avremmo 26 miliardi da investire». «Dobbiamo andare in piazza – ha detto il segretario generale – perché la manovra è fatta per andare sotto il 3%, per poter accedere ai prestiti europei per investire sulle armi. L’Italia si è impegnata a investire in armi 900 miliardi nei prossimi dieci anni, una follia: la sicurezza e la pace si costruiscono con la giustizia sociale e con il lavoro».

Andiamo in piazza perché l’Italia investirà in armi 900 miliardi nei prossimi dieci anni, una follia. Serve un contributo di solidarietà dall’1% dei ricchi

Maurizio Landini

DAVANTI A UN PROGRAMMA tanto chiaro e con il focus sulle risorse spese per le armi, però, viene da chiedersi come mai il più grande sindacato d’Italia non abbia deciso di confluire nelle mobilitazioni già previste e con lo stesso scopo, come lo sciopero proclamato dall’Usb e altri sindacati di base per il 28 novembre. Dopo quanto successo per le manifestazioni contro il genocidio. La prima, a settembre, venne gestita separatamente dai sindacati, causando forti critiche alla Cgil che confluì poi nello sciopero del 3 ottobre. C’è un forte desiderio di far convergere le lotte in un binario unico che, però, non è stato accolto da nessuna delle parti in causa.

Giovedì era arrivato anche un appello firmato da diverse Rsu della Cgil, da esponenti Uil, Cobas, Usb e Cub che, nell’esprimere «preoccupazione per i contenuti della finanziaria e per il progetto di riarmo», chiedeva a tutti i sindacati di «fare un passo avanti». «Siamo consapevoli che la separazione indebolirebbe la forza dello sciopero, favorendo il rafforzamento del governo, dobbiamo tentare di unirci nell’unica data possibile, le lotte sulla Palestina ci hanno insegnato quanto sia importante l’unità dal basso di tutti i sindacati, non abbiamo mai condiviso le forzature, le fughe in avanti di chi decide le date di sciopero in solitaria, né tanto meno l’attendismo di chi aspetta per la proclamazione degli scioperi». Appello caduto nel vuoto.

«L’assemblea generale ha deciso a stragrande maggioranza di astenersi dal lavoro il 12 perché c’è un percorso da fare prima e perché non si può convergere su una data senza confronto», dicono da corso Italia, accusando l’Usb di aver forzato la mano. In realtà, una mozione per la convergenza era stata presentata dalla minoranza della Cgil ma non è stata accolta. «È stata favorita la parte più conservatrice del sindacato che ha digerito male lo sciopero unitario del 3 ottobre, ma il 12 è tardi», racconta una fonte interna. Durante l’assemblea la stessa richiesta è stata fatta anche da una delegata dell’Università di Firenze che, tra gli applausi della platea, dal palco ha esclamato: «Gli scioperi più efficaci sono dati dall’unione con altre realtà, si poteva lavorare per farlo già ora». «Il 12 dicembre state con noi – l’invito preoccupato di Landini -. Faremo manifestazioni in tutta Italia per dimostrare che la maggioranza del paese chiede di cambiare una logica sbagliata».

PER IRONIA DELLA SORTE, il giorno dopo ci sarà anche una mobilitazione della Cisl. È stata chiamata “Cammino della Responsabilità”, cosicché non sembrasse contro il governo. Ma davanti a una manovra che ha lasciato scontenti persino Bankitalia e Istat, la segretaria Fumarola non poteva proprio far finta di niente. Il volantino del sindacato di via Po del resto è esplicativo: è un semaforo con in verde le cose buone fatte dal governo, in giallo le misure così così e in rosso i punti di disaccordo. Pochi ma ci sono.

share