Poche risorse per affrontare un problema strutturale. Il bonus per le mamme lavoratrici passa da 40 a 60 euro mensili. Confermati la carta Dedicata a te, l’Assegno unico, il contributo per l’asilo nido, quello per i nuovi nati da mille euro una tantum. Nessuna modifica per i bonus casa: le agevolazioni per i lavori ristrutturazione sono state prorogate
Sarà pure una manovra “molto seria ed equilibrata”, come ha commentato la premier Giorgia Meloni sottolineando che la prossima legge di Bilancio si concentra “sulle stesse grandi priorità delle precedenti” tra cui famiglia e natalità. Ma proprio dal confronto con lo scorso anno emerge che gli aiuti previsti, soprattutto bonus perlopiù prorogati, non saranno in grado di risolvere una delle principali problematiche che l’Italia si trova ad affrontare: la denatalità accompagnata al progressivo invecchiamento della popolazione. “L’inefficacia delle misure varate dal governo è sotto gli occhi di tutti. Occorrono politiche strutturali, non slogan e bonus”, ha dichiarato la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi commentando i nuovi dati Istat che aggiornando il record negativo per la natalità.
Eppure anche nel 2026 si continuerà a non investire abbastanza risorse. Lo stanziamento complessivo è di 1,6 miliardi in più per le famiglie (3,5 miliardi sul triennio), con il solo potenziamento del bonus mamme e dei congedi parentali, oltre alla riforma dell’Isee che impatterà non solo sugli immobili (dall’Indicatore della situazione economica equivalente sarà esclusa la prima casa fino a un valore catastale di 91.500 euro) ma anche sul calcolo degli stessi aiuti previsti per il welfare. In pratica sarà più facile avere accesso ai sussidi.
Sul fronte dei bonus, la novità più rilevante è quello per le mamme lavoratrici: passa da 40 a 60 euro mensili. Poco importa che, nelle scorse settimane, il governo avesse annunciato che l’importo sarebbe raddoppiato. Parliamo, comunque di una misura, arrivata al terzo anno di proroga dopo un 2024 disastroso (a causa della complessità della misura, per alcune lavoratrici ci sarebbe stato un aumento dell’imponibile Irpef e la perdita del trattamento integrativo) e il 2025 segnato dai tempi infiniti di attesa (solo a fine dicembre verranno erogati 480 euro in un’unica soluzione). Le beneficiarie restano le stesse: le mamme lavoratrici dipendenti e autonome con due figli fino al mese del compimento del decimo anno da parte del secondo figlio, purché il reddito da lavoro non superi i 40.000 euro su base annua. La misura si estende anche alle madri con più di due figli fino al diciottesimo anno del figlio più piccolo, con le stesse soglie reddituali. Le somme erogate non entreranno nel calcolo dell’Isee.
Scegliendo la linea della continuità, sono stati rifinanziati anche gli altri principali strumenti di sostegno al reddito già in vigore come la carta Dedicata a te. È la social card destinata alle famiglie con almeno tre componenti con redditi bassi (Isee fino a 15mila euro), il cui fondo viene rifinanziato con 500 milioni di euro; dovrebbe consentire di distribuire 500 euro a 1,1 milioni di nuclei familiari. Il beneficio, gestito sempre da Inps e Comuni, potrà essere speso solo per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità.
Confermati anche i bonus strutturali come l’Assegno unico, il contributo per l’asilo nido, quello per i nuovi nati da mille euro una tantum. Agevolazioni i cui importi potrebbero vedere degli aumenti, come detto, per il cambio del calcolo dell’Isee. E dovrebbe andare ancora meglio alle famiglie più numerose, dal momento che, oltre alla franchigia immobiliare, le bozze della manovra introducono anche un intervento sulla scala di equivalenza, il meccanismo che rapporta il reddito familiare al numero dei componenti. Nello specifico, i nuovi parametri prevedono una maggiorazione di 0,1 per i nuclei con due figli, 0,25 per quelli con tre figli, 0,40 per chi ha quattro figli e 0,55 per le famiglie con almeno cinque figli.
Nessuna modifica, invece, per i bonus casa. Tutte le agevolazioni per la ristrutturazione sono state prorogate per il 2026, compreso il bonus mobili e grandi elettrodomestici. Confermata, quindi, la detrazione del 50% per le spese di recupero edilizio sostenute fino al 31 dicembre 2026 sulla prima casa, con un tetto massimo di 96.000 euro per unità immobiliare e detrazione del 36% per gli altri immobili. Ma dal 2027 la detrazione tornerà al 36%. Resta valida anche la durata della detrazione, spalmata lungo 10 anni. Per il bonus mobili l’agevolazione continuerà a riconoscere uno sconto Irpef del 50% sulle spese sostenute per l’acquisto di arredi e grandi elettrodomestici destinati a immobili oggetto di ristrutturazione. Il limite di spesa resta 5mila euro. Dal pacchetto spariscono, invece, il Superbonus e quello sulle eliminazione delle barriere architettoniche. Ma solo per quest’ultimo potrebbero esserci dei ripensamenti nelle prossime settimane.