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Mappamondo: Putin in Mongolia, Turchia nei Brics, Africa cinese

Mappamondo: Putin in Mongolia, Turchia nei Brics, Africa cinese

La mappa del mondo letta oggi da Limes. Il pianeta ama sempre di meno il predominio politico economico occidentale americano. Ulan Bator: il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin incontra il presidente della Mongolia Ukhnaagiin in barba all’ordine di cattura emesso del tribunale penale internazionale . Ma poi la Turchia Sempre meno Nato che sceglie Brics. Londra sempre meno asservita alla linea Usa su Israele. Gli Usa si rubano l’aereo di Maduro, e la Cina si prende l’Africa

ll corridoio Cina, Russui, Mongolia

Russia sempre più asiatica, e per noi non è buon affare

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è volato a Ulan Bator per incontrare il presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh e celebrare l’85° anniversario della vittoria delle truppe sovietiche e mongole sul fiume Khalkhin Gol contro l’impero nipponico. Celebrazioni a parte, si è parlato soprattutto di cooperazione industriale, energetica, agricola e nell’istruzione. È prevista la firma di importanti documenti bilaterali, tra cui un memorandum per la conservazione del lago Bajkal e del fiume Selenga.

‘Statuto di Roma’ a convenienza

Pur firmataria dello Statuto di Roma, la Mongolia ha ignorato le richieste di arresto della Corte penale internazionale (Cpi) che ha emesso un mandato di cattura nei confronti di Putin per crimini di guerra. Il governo di Ulan Bator ha snobbato anche la richiesta europea e l’esortazione di Kiev – l’Ucraina non è membro della Cpi – a procedere con la messa in stato di fermo del capo di Stato, che anzi è stato accolto con tappeto rosso e picchetto d’onore.

Turchia sempre meno Nato e più ottomana

La Turchia ha ufficialmente presentato la propria candidatura per entrare a far parte dei Brics+. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe rotto gli indugi, poiché ritiene declinante la centralità geopolitica dell’Occidente. Ankara intende esplorare nuove alleanze anche a causa delle frequenti tensioni con gli alleati della Nato e della ormai arenata adesione all’Unione Europea. La questione potrebbe essere messa al vaglio dagli Stati membri durante il summit Brics a Kazan (Russia) del 22-24 ottobre 2024. Se la richiesta anatolica fosse approvata, la Turchia diverrebbe il primo paese dell’Alleanza Atlantica a unirsi al gruppo.

Regno Unito labour più prudente su Israele

Il governo del Regno Unito ha deciso di sospendere ben 30 licenze sulle 350 concesse per l’esportazione di armi verso Israele, ritenendo che queste possano essere impiegate in violazione del diritto internazionale umanitario. La decisione annunciata dal ministro degli Esteri inglese David Lammy non rappresenta un embargo totale, ma riguarda solo le forniture belliche che potrebbero essere usate  dalle Forze armate di Israele nella Striscia di Gaza. La sospensione riguarda componenti per elicotteri, droni e aerei da combattimento con l’eccezione dei caccia F-35.

America contro il Venezuela, sequestra aereo di Maduro

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti annuncia di aver sequestrato nella Repubblica Dominicana un aereo del presidente del Venezuela Nicolás Maduro, poi trasferito in Florida. Secondo le autorità americane, l’acquisto del velivolo avrebbe violato le sanzioni decise da Washington contro il regime di Caracas. L’azione è stata pubblicamente confermata dallo stesso Maduro, visibilmente irritato dalla “ripetuta pratica criminale” adottata dagli Usa. Null’altro che “pirateria” agli occhi del successore di Hugo Chávez. La misura adottata dal Dipartimento della Giustizia Usa sottolinea la crescente tensione tra la Casa Bianca e Miraflores.

Africa -occidente inaffidabile-, sempre più cinese

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha ricevuto diversi capi di Stato africani alla vigilia del 9° Forum sulla Cooperazione Cina-Africa, da oggi al 6, con la partecipazione di oltre cinquanta nazioni. Giunto a Pechino il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha sollecitato Xi a riequilibrare il disavanzo commerciale, dato che le importazioni di Pretoria di beni cinesi superano di gran lunga l’export verso la Cina continentale.

Il leader cinese ha incontrato anche il presidente del Mali Assimi Goïta, promettendo il sostegno cinese nella crescita del paese saheliano, e il presidente della Repubblica Democratica del Congo Félix Tshisekedi con cui ha discusso l’importanza di trasformare le ingenti risorse naturali della regione in motore per lo sviluppo economico di Kinshasa.

Ucraina. Zelenskyennedsimo  rimpasto di governo

Sostituzione di oltre metà dei suoi componenti. Ad annunciarlo è Davyd Arachamija, capogruppo del partito presidenziale Servitore del Popolo alla Verkhovna Rada. L’organo legislativo è chiamato a discutere delle destituzioni e ad approvare rapidamente (entro domani) le nuove nomine. Tra i dimissionari compaiono il vicecapo di gabinetto Rostyslav Shurma, il vice primo ministro Ol’ha Stefanišyna e i ministri delle Industrie Strategiche (Pavlo Rjabikin), della Giustizia (Denys Maliuska), dell’Ambiente (Ruslan Strilec’) e degli Esteri (Dmytro Kuleba).

Via il Capo degli esteri, fedelissimo

A mostrare pubblicamente sui social media la lettera di dimissioni dell’influente ministro degli Esteri ha provveduto lo stesso speaker della Verkhovna Rada Ruslan Stefančuk. La mossa di Zelensky è particolarmente significativa, poiché avviene in un momento di particolare affanno bellico per le Forze armate dell’Ucraina e perché il mandato presidenziale è scaduto mesi fa (il capo di Stato resta legittimamente in carica fintantoché è in vigore la legge marziale).

Russia all’attacco e l’inutile Kursk

Nel frattempo si intensificano gli attacchi missilistici della Russia su tutto il territorio dell’ex nazione sorella. Un attacco combinato ha centrato un’accademia militare specializzata in telecomunicazioni a Poltava nell’Ucraina orientale, uccidendo almeno 51 persone e facendo oltre 200 feriti. Non si può escludere che nell’attacco al complesso siano morti anche istruttori occidentali.

E Turchia Egitto

Il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi si è recato in Turchia per la prima volta in dodici anni, segnando una svolta nelle relazioni con il presidente anatolico Erdoğan. Le relazioni tra Ankara e Il Cairo si erano interrotte nel 2013 dopo che l’allora capo dell’esercito egiziano Sisi aveva orchestrato la destituzione di Mohammad Mursi, membro dei Fratelli Musulmani e alleato di Ankara. I due capi di Stato hanno convenuto per un rilancio della cooperazione bilaterale e firmato circa venti accordi su commercio, energia e difesa. Durante l’incontro, Erdoğan e Sisi hanno poi discusso di questioni regionali, come gli attacchi delle Forze armate di Israele nella Striscia di Gaza.

E ora gli Usa riscoprono lo Stato Islamico

Le Forze armate di Stati Uniti e Iraq hanno condotto un’operazione contro lo Stato Islamico (Is) nell’area occidentale del paese mesopotamico, uccidendo almeno quattordici jihadisti. Durante l’assalto, sette militari americani sarebbero rimasti feriti. L’incursione, che ha coinvolto oltre duecento soldati, si è concentrata su nascondigli di terroristi in un’area remota della provincia di al-Anbār e ha evidenziato la ripresa delle attività terroristiche dell’Is, nonostante gli sforzi degli ultimi anni per contenere la minaccia.

India Singapore

Il primo ministro dell’India Narendra Modi è volato a Singapore per incontrare il premier Lawrence Wong e rafforzare le già solide relazioni strategiche tra i due paesi. La città Stato del Sud-Est asiatico ospita una nutrita diaspora indiana (circa il 10% della popolazione), è il maggior partner commerciale di Delhi nell’Asean e costituisce uno dei principali investitori nel Subcontinente. Con questa missione, Modi intende promuovere nuove collaborazioni, soprattutto nel campo dei semiconduttori e della digitalizzazione.

Nigeria senza dover scegliere l’America

Nello Stato nordorientale di Yobe in Nigeria almeno 80 persone sono rimaste uccise durante un attacco condotto da circa 150 uomini armati, presumibilmente membri di Boko Haram. Gli aggressori a bordo di motociclette hanno aperto il fuoco su case e negozi. Diverse persone risultano ancora disperse. Negli ultimi 15 anni, il gruppo jihadista ha causato in Nigeria oltre 40 mila morti.

05/09/2024

da Remocontro

Remocontro

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