L’80esimo anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema segna in modo ancora più netto la profonda distanza tra il sentimento repubblicano e antifascista espresso dalle commosse parole del presidente Mattarella e la distanza fisica e morale del governo Meloni. Neppure in un anniversario così importante il governo di destracentro ha sentito il dovere di mandare un proprio rappresentante alle celebrazioni di ieri.
Il ministro degli Esteri Tajani, contattato dal sindaco di Stazzema Maurizio Verona, aveva tentato di presenziare, ma poi un impegno in Svizzera ha fatto sfumare questa possibilità. Il sindaco allora ha scritto alla premier Meloni per sollecitare una presenza, ma non ha neppure ricevuto risposta. Alla fine Tajani ha inviato la sua consigliera giuridica Raffaella Bonsangue, che ha letto un messaggio in cui il ministro ricorda come in quei luoghi «fascismo e nazismo lasciarono tutta l’impronta del loro orrore».
Mattarella, nel suo messaggio, definisce Stazzema insieme a Marzabotto e ad altri teatri di eccidi nazifascisti «un sacrario europeo del dolore, e un simbolo di riscatto di quella rinascita umana e civile che ha saputo opporsi alla barbarie, generando democrazia, libertà e pace laddove si voleva cancellare ogni speranza». «La Repubblica può qui riconoscere le sue radici», ha aggiunto il Capo dello Stato. «Ai discendenti e alle genti di Stazzema va il sentimento commosso dell’intera Nazione. Il testimone della memoria e dell’impegno continuerà a passare di mano in mano, per ricordarci che si tratta di crimini imprescrittibili».
Il presidente del Senato La Russa se la cava con una card sui social, in cui definisce l’eccidio «una ferita indelebile, mai più nella storia», guardandosi bene dal nominare i responsabili. Più preciso il presidente della Camera Lorenzo Fontana che trova le parole per dire che «è stato uno dei crimini più brutali commessi dai nazifascisti in Italia, un’azione premeditata per sterminare la popolazione civile».
Netta la protesta del governatore della Toscana Giani per l’assenza del governo: «Un fatto grave, mi sarei aspettato ben altro in un anniversario così importante. C’è stata quantomeno una grave superficialità, possibile che non potessero mandare neanche un sottosegretario? Neppure le forme hanno voluto salvare».
Una «distanza» che viene sottolineata anche dal sindaco di Stazzema, Verona, che nel suo discorso ha ricordato l’incredibile storia dei risarcimenti alle vittime e ai loro parenti. Una vicenda che nel 2022, per decisione del governo Draghi che aveva stanziato 55 milioni di euro, sembrava prossima alla soluzione: di fatto, l’Italia si sarebbe fatta carico dei risarcimenti, anche di quelli spettanti alla Germania, per chiudere una volta per tutte una lunga controversia giuridica.
Dal 2022 moltissimi familiari delle vittime hanno intentato cause per vedere riconosciuti i loro diritti. Solo che, raccontano Verona e il senatore Pd Dario Parrini, «da oltre due anni l’avvocatura dello Stato e il ministero dell’Economia si sono messi di traverso, e nessun risarcimento è stato erogato, neppure di fronte a sentenze favorevoli alle vittime».
Cosa è successo? «L’avvocatura sta ponendo obiezioni di ogni tipo nei processi, come l’ipotesi di prescrizione del reato o la troppo tenerà età dei parenti nel 1944», dice Parrini. «In pratica si prova a sostenere che un bambino di tre anni fosse troppo piccolo per subire un danno dalla perdita dei genitori». «Assistiamo a un campionario di cavilli e assurdità giuridiche, una vergogna di Stato», dice Parrini che ricorda come l’Avvocatura abbia proposto appello in casi in cui il primo grado si era chiuso a favore delle vittime.
Nei casi in cui c’è stata una transazione, «il Mef ha trovato altri cavilli per non procedere ai pagamenti».Il tutto, guarda caso, da quando al governo c’è la destra. Parrini ha presentato diverse interrogazioni parlamentari. Meloni una volta ha risposto dicendo che, trattandosi di soldi pubblici, «bisogna essere molto rigorosi nelle verifiche». E così ai parenti, molti dei quali ultraottantenni, non è arrivato nulla. Nel 2023 Verona ha scritto a Mattarella. E ha incontrato Fontana per chiedere che la legge popolare del 2021 con 250mila firme per proibire produzione e vendita di paccottiglia nazifascista vada avanti alla Camera. Risultati? Zero. «Sento un clima di ostilità verso questa comunità e la sua storia», la denuncia di Giani.
13/08/2024
da il Manifesto