21/09/2025
da Il Manifesto
Onu Nessuno e Centomila .Le opposizioni protestano: la presidente del consiglio al Palazzo di vetro senza un mandato esplicito. La poca chiarezza del governo sulla Palestina rischia di riprodursi in giornate decisive
Se si incrocia l’agenda dei prossimi giorni in preparazione dell’assemblea generale dell’Onu con quella di Giorgia Meloni i conti sono presto fatti. Stamattina, la presidente del consiglio è attesa a Roma a Fenix, la festa dell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. Il giorno successivo, tuttavia, a New York già cominciano i giochi che contano, perché i leader si riuniranno per un vertice ospitato da Francia e Arabia Saudita pensato per strutturare e organizzare la proposta «due popoli, due stati», dopo che 142 paesi, tra di essi l’Italia si sono detti favorevoli nonostante il voto contrario degli Stati uniti.
Meloni all’Onu dovrebbe intervenire mercoledì sera, e qui cominciano le sfumature e i distinguo che potrebbero pesare. Perché il governo italiano ci terrà a precisare che il riconoscimento dello stato palestinese avverrà «nel pieno rispetto della sovranità» di ciascun paese. Secondo la premier, in altri termini, il passaggio che per molti altri governi è la mossa per fermare la macchina bellica israeliana necessita prima di un complesso processo politico e diplomatico. Nelle more di questa zona grigia rischia di albergare l’indeterminatezza e la poca chiarezza, in una fase invece che avrebbe bisogno, una volta per tutte, di maggiore decisione.
È quello che da giorni vanno sostenendo gli esponenti delle opposizioni: giovedì scorso, al termine del question time di Antonio Tajani al senato, esponenti di Avs, M5S e Pd avevano occupato simbolicamente il centro dell’emiciclo per chiedere che il governo, oltre a profondersi in speculazioni e giudizi sommari sui catastrofici eventi di Gaza come fa praticamente dall’inizio di questa guerra, presentasse almeno un testo sul quale potersi esprimere e sul quale impegnarsi concretamente. A maggior ragione, questa chiarezza ci sarebbe voluta prima della missione di Meloni al Palazzo di vetro, dove si prenderanno decisioni pesanti e dove ancora una volta si rischia l’indeterminatezza.
«Giorgia Meloni sta per partecipare all’assemblea generale dell’Onu e non è passata dal parlamento – attacca il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – Vorremmo sapere che farà il nostro governo. Voterà a favore delle sanzioni per sospendere l’accordo di associazione Ue-Israele? Per riconoscere lo stato palestinese? Perché queste sono le uniche cose importanti».
Anche Elly Schlein ieri ha affrontato il tema. «Non è possibile e non è democratico che non sappiamo ma prendiamo solo dai retroscena la posizione del governo italiano sulle sanzioni a Netanyahu e al suo governo e sul riconoscimento dello Stato di Palestina che sono in discussione e in votazione in questi giorni», dice la segretaria del Pd. Che cita anche il caso del commissario Raffaele Fitto, che pure formalmente non si trova in Ue a rappresentare FdI e tantomeno il governo: «Non è normale – afferma Schlein – che abbiamo appreso dai giornali che sia uscito dalla discussione sulle sanzioni proposte dalla Commissione europea contro il governo israeliano».