Lunedì 30 saranno esattamente due settimane da quando il gruppo che da poco si è dato un nome “Essere umani a fianco del popolo palestinese” manifesta in piazza Duomo a Milano, ogni giorno, sabato e domenica compresi, per un’ora, dalle 18.30 alle 19.30.(vedi: milano-primo-giorno-della-presenza-per-gaza-in-piazza-duomo)
Sono gli stessi che da un anno e mezzo hanno fatto decine di flash mob in città, ben raccontati da Pressenza, per denunciare ciò che avviene in Cisgiordania e a Gaza. Non hanno mai smesso e il loro numero è cresciuto.
Hanno iniziato quest’ultima azione con qualche incertezza, non sapendo bene come posizionarsi, cosa fare, ma hanno ormai trovato la formula e la loro modalità è ormai rodata. Si vedono pochi minuti prima per distribuire i cartelli a chi non li ha, alzare le bandiere, dare qualche ragguaglio a chi viene per la prima volta e alle 18.30 puntuali come orologi svizzeri si sistemano lungo una riga parallela alla facciata del Duomo, a una trentina di metri da questo.
A quattro passi di distanza l’uno dall’altra hanno appeso al collo un cartello, ognuno con pochi versi di poesia che ricordano la resistenza del popolo palestinese, il più delle volte tradotti anche in inglese, vista la grandissima presenza di turisti.
Disposte in questo modo, le oltre 30 persone che si “piazzano” riescono quasi a coprire l’intera larghezza della piazza. Funzionando come un pettine, quasi nessun passante può evitare di notarle; ma veniamo alle reazioni. Più della metà di coloro che attraversano la piazza, inizialmente solo incuriositi, si avvicinano, ma al vedere le bandiere, i cartelli, i volti sudati, la maggior parte di loro fa gesti di appoggio, sostegno, ringraziamento. Qualcuno si ferma a parlare, molti fotografano o fanno lunghe riprese, qualcuno chiede di affiancarsi a loro per farsi fotografare. Certo ogni tanto passa un sostenitore del sionismo e vola qualche insulto a mezza voce o partono lunghe filippiche sul popolo israeliano vittima di continue minacce. Come dicono i giovani: “Ci sta.”
Gli attivisti e, soprattutto, le attiviste non parlano, se non con le persone che si avvicinano loro, mantengono un silenzio che dà spessore all’azione. Il sole, il caldo, il reggere cartelli e bandiere, fermi, in piedi, trasmette rispetto per il loro agire.
E sono diversi i momenti di sincera commozione: donne e uomini si avvicinano con gli occhi lucidi, altri chiedono un cartello e rimangono anche loro all’interno della lunga riga per qualche decina di minuti; più di una volta è passato qualcuno con una borsa di bottigliette d’acqua, comprate lì intorno, e le distribuisce, per sostenerli. Un giorno un bimbo ha distribuito le sue caramelle.
Molti uomini e donne arabe, che raccontano da dove vengono, dimostrano, coi loro volti commossi, di apprezzare il fatto che, anche lontano dalle loro terre, si ricordi cosa avviene in Palestina, a Gaza.
Alle 19.30, senza fretta, si raccolgono, si raccontano com è andata, sistemano le loro cose, qualcuno lascia il numero di telefono. Il gruppo cresce ogni giorno, qualcuno si aggiunge, felice di farlo. Alcuni di loro, allontanandosi a piedi o in bicicletta, tengono alzata la bandiera. In fondo, ovunque, si può manifestare.
Andranno avanti fino a che ce la faranno. Sarebbe bello che potessero smettere il giorno in cui l’esercito israeliano si sarà ritirato completamente da Gaza e uomini, donne, bambini, anziani torneranno a bere, mangiare, lavarsi, curarsi, senza l’incubo di bombe e pallottole.
Speriamo che possano smettere presto. FREE GAZA, come recita l’enorme scritta che qualche volta espongono a fine azione.
A Milano e hinterland in questi giorni sono tante le iniziative contro il genocidio. Nessuna si contrappone, tutte si sommano e dimostrano la crescente insostenibilità della più grande vergogna della storia di questo nuovo millennio. Se siete in zona e passate da quelle parti, unitevi a loro, ognuno aggiunge tre metri a questa lunga fila che cresce.
28/06/2025
da Pressenza
