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Milei, inciampo argentino, vuole cancellare il diritto di sciopero

Milei, inciampo argentino, vuole cancellare il diritto di sciopero

«In un’Argentina stremata da decenni di inflazione, indebitamento e paralisi istituzionale, il presidente Javier Milei ha trovato una nuova trincea da assaltare: il diritto di sciopero», avverte Giuseppe Gagliano. Vincoli rigidi per ‘servizi essenziali’: istruzione, trasporti, telecomunicazioni, logistica, fisco e perfino amministrazione pubblica. Di fatto, smantellare il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali.

La dottrina dello scontro permanente

Con un decreto presidenziale firmato il 20 maggio, il presidente argentino Javier Milei ha ampliato la lista dei cosiddetti “servizi essenziali”, limitando drasticamente la possibilità di astensione dal lavoro. «Una mossa che, sotto la retorica dell’efficienza statale, nasconde in realtà un obiettivo più profondo: smantellare il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali e riplasmare il paese secondo la dottrina shock», denuncia InsideOver.

Per Milei il nemico numero uno

I sindacati sono di fatto il cuore della resistenza sociale progetto di riduzione brutale della spesa pubblica, del populista con motosega. Di fatto, in meno di due anni, nel Paese ci sono stati tre scioperi generali. Il decreto dunque, bel oltre un semplice atto amministrativo, diventa un atto di guerra ideologica. Di fatto, «imporre un ‘servizio minimo obbligatorio fino al 75%’ durante le proteste», significa svuotare il conflitto sociale della sua efficacia.

Così facendo, Milei tenta di neutralizzare in radice ogni forma di dissenso organizzato.

Nemico più accorto

A differenza del ‘mega-decreto’ del dicembre 2023, impugnato dalla Corte Suprema, questa volta Milei ha usato strumenti giuridici esistenti -dettaglia Giuseppe Gagliano-, «per colpire senza dare nell’occhio». Nessuna rottura formale, ma una reinterpretazione strategica della norma che consente di fare a pezzi lo statuto sociale del lavoro restando dentro la legalità. È il volto più insidioso del neo-autoritarismo: agire sotto traccia, presentando ogni atto come misura necessaria e ragionevole.

Sindacalismo contro geopolitica liberista

Nel disegno di Milei, la limitazione del diritto di sciopero non è solo un’arma interna. È anche un segnale esterno: all’FMI, agli investitori, ai mercati. L’Argentina, dice Milei, è pronta a rinunciare al suo passato corporativo per diventare una ‘macchina capitalista funzionale’. In questo contesto, «la lotta contro il sindacalismo non è altro che una fase della guerra economica globale, dove la sovranità sociale viene sacrificata sull’altare della solvibilità finanziaria».

La nuova narrazione del potere

I sostenitori del presidente adottano una narrazione semplicistica che contrappone «popolo produttivo e burocrazia parassitaria». Retorica di successo apparentemente che «ignora la realtà argentina: un tessuto sociale spezzato, una classe media impoverita e una popolazione che sopravvive a inflazione a tre cifre. In questo contesto, lo sciopero è spesso l’unica voce rimasta a chi non ha accesso al potere».

E la promessa di ‘distruggere la casta’ si sta trasformando in una forma di controllo verticistico delle istituzioni, che punta a disarticolare ogni opposizione al sistema. L’esito possibile? Un paese formalmente libero ma sostanzialmente privo di contropoteri. O una rivolta popolare con rischi di guerra civile.

28/05/2025

da Remocontro

Remocontro

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