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Momenti di tensione davanti alla sede Rai di Napoli

Momenti di tensione davanti alla sede Rai di Napoli

A Napoli momenti di tensione davanti alla sede della Rai durante il presidio di protesta organizzato da alcuni attivisti pro Palestina.  

A Napoli momenti di tensione davanti alla sede Rai di viale Marconi durante il presidio di protesta organizzato da alcuni attivisti dopo la lettera dell’ad Roberto Sergio inviata e letta nel corso di Domenica In in seguito alle parole del cantante Ghali “Stop al genocidio” sul conflitto tra Israele e Palestina.

A NAPOLI MOMENTI DI TENSIONE DAVANTI ALLA SEDE DELLA RAI DURANTE IL PRESIDIO DI PROTESTA ORGANIZZATO DA ALCUNI ATTIVISTI PRO PALESTINA

La tensione è salita quando alcuni manifestanti hanno tentato di avvicinarsi ai cancelli della sede di produzione Rai di Napoli per esporre uno striscione. La polizia, in assetto antisommossa, ha respinto chi protestava. Alcuni manifestanti duranti gli scontri con la Polizia sono rimasti feriti come mostrano foto e filmati.

Su quanto è accaduto oggi danti alla sede Rai di Napoli, M5S, Pd e AVS chiedono in Aula alla Camera una informativa urgente del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La prima a intervenire è stata l’onorevole Gilda Sportiello del M5S: “In questo Paese è diventato proibito chiedere il cessate il fuoco? Piantedosi venga il prima possibile in quest’Aula a spiegarci cosa è successo questa mattina e perchè dei manifestanti pacifici sono ancora adesso in ospedale”.

A seguire è intervenuto anche il Dem Piero De Luca: quelle che arrivano da Napoli sono “immagini indegne di un Paese civile. Dobbiamo difendere la libertà di pensiero in questo Paese, c’erano persone che manifestavano pacificamente”. Da ultimo Francesco Mari, AVS, per il quale quanto accaduto a Napoli testimonia “la gravità della situazione democratica in questo Paese”.

M5S: “IMMAGINI SCONCERTANTI. LA RISPOSTA DELLE FORZE DELL’ORDINE AI MANIFESTANTI APPARE DEL TUTTO SPROPORZIONATA”

“Le immagini che giungono da Napoli, dove all’esterno della sede Rai era stato organizzato un presidio a sostegno della causa palestinese, sono sconcertanti. Dalle prime ricostruzioni la risposta delle forze dell’ordine ai manifestanti appare del tutto sproporzionata. La misura è colma. C’è un clima irrespirabile di regime. Chiediamo a Piantedosi di assumersi la responsabilità di quanto è venuto a Napoli e di chiarire cosa abbia reso necessario una simile reazione” affermano gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di vigilanza Rai.

“La tv pubblica è la scorta mediatica del genocidio israeliano. Non solo censurano costantemente il genocidio in corso a Gaza, ma esprimono una posizione apertamente filo-sionista davanti a milioni di telespettatori. Ancor prima che si potesse creare una delegazione per chiedere un’intervista stamane il nostro presidio è stato violentemente caricato, provocando diversi feriti” afferma in una nota la Rete Napoli per la Palestina e altri gruppi partecipanti al presidio di stamane all’esterno della sede Rai nel capoluogo campano.

I MANIFESTANTI: “LA TELEVISIONE PUBBLICA NON SIA ALTRO CHE LO SPECCHIO DELLE POLITICHE GENOCIDE, RAZZISTE E XENOFOBE DEL GOVERNO”

“Ancora una volta – aggiungono – pare che qualsiasi tipo di discordanza con la narrazione dominante che vede Israele come unica democrazia del Medio Oriente venga non solo censurata, come è successo a Ghali durante il festival di Sanremo, ma addirittura repressa violentemente con polizia e manganelli contro manifestanti pacifici. Tra l’altro un ultimo sondaggio dimostra che oltre l’80% degli italiani vogliono un immediato e permanente cessate il fuoco”.

“Gli attivisti e le attiviste – si legge ancora nella nota firmata anche da Potere al Popolo, SiCobas Napoli e alcuni centri sociali –  oggi denunciano come la televisione pubblica non sia altro che lo specchio delle politiche genocide, razziste e xenofobe del governo. Pretendiamo una televisione pubblica che non minacci la libertà di parola, che non censuri e non neghi un genocidio in atto (oltre 100.000 tra uccisi e feriti gravi, di cui il 70% donne e bambini, come ha evidenziato la Corte Internazionale di Giustizia), non vieti a nessuno di parlare di Palestina”.

13/02/2024

da La Notizia

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