Allarme Financial Times per Elon Musk. Le vendite di auto elettriche Tesla crollano in tutta Europa. Come un clamoroso passaparola democratico. In Francia calo del 63,4%; in Norvegia del 38% e nel Regno Unito ‘solo’ dell’8%. Ma la botta arriva dalla Germania che ospita l’unico impianto di produzione di queste auto in Europa e dove Musk fa campagna elettorale per l’AfD di simpatie nazi. E il 60% della domanda tedesca di Tesla si è volatilizzata. Contro l’ombra di una trama sovranista di «De-europeizzazione»
La scusa delle ‘aspettative di mercato’
Il tentativo è di attribuire il crollo ad ‘aspettative di mercato’ (l’uscita di un nuovo modello di auto), mentre tutti puntato l’indice contro le esternazioni politiche di Musk, relative agli affari tedeschi. «Musk ha compiuto un intervento senza precedenti nella politica tedesca, in vista delle elezioni federali del 23 febbraio – scrive il Financial Times – diventando il sostenitore più ricco e potente del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD)». Inoltre, aggiunge il giornale finanziario britannico, «il mese scorso Musk ha ospitato Alice Weidel , leader dell’AfD, sulla sua piattaforma di social media per una discussione di 75 minuti in cui ha affermato che Adolf Hitler era un socialista». In definitiva, conclude il FT, proprio una tale scomposta invasione di campo, da parte del miliardario americano, ha finito per sollevare un vero e proprio fuoco di sbarramento politico dalla maggior parte dell’establishment di Berlino.
Quando l’arroganza diventa stupida
«Musk è stato duramente criticato dal Cancelliere Olaf Scholz e dal suo principale rivale, il leader cristiano-democratico Friedrich Merz, per aver sostenuto un partito che chiede deportazioni di massa di migranti, gioca con slogan dell’era nazista ed è classificato come estremista di destra, dall’agenzia di intelligence nazionale» chiude il giornale britannico. Tanto per far capire quale possa essere lo stato d’animo dei cittadini tedeschi, che hanno già acquistato un’auto Tesla, basti sapere che molti di loro si sono procurati uno slogan adesivo, da apporre sulla carrozzeria: «L’ho comprata prima che Elon Musk impazzisse». Il potente ‘adviser tecnologico’ di Trump si è ingerito pesantemente, negli affari politici della Germania, con una serie di dichiarazioni e interviste. In particolare, quello che ha fatto più rumore, è un articolo di opinione firmato da Musk alla fine di dicembre sulla Welt am Sonntag, che definiva AfD «l’ultima speranza per la Germania». Una presa di posizione che elogiava il programma della formazione di estrema destra, anche per ciò che riguarda la politica fiscale, i tagli alla burocrazia e il blocco dell’immigrazione. Cioè, proprio quello che Trump vorrebbe fare negli Stati Uniti.
Stattene a ‘Casa Bianca’
L’intervento di Musk ha provocato una reazione feroce da parte di tutto lo spettro politico tedesco. Il candidato alla Cancelleria dei cristiano-democratici, Friedrich Merz, ha detto di non ricordare «una simile interferenza nella campagna elettorale di un Paese amico, nella storia delle democrazie occidentali». Lo stesso leader centrista ha poi affondato il colpo, ricordando al miliardario americano che i più strenui oppositori della fabbrica di Tesla nel Brandeburgo, sono stati proprio gli estremisti di AfD. Con loro al potere – ha fatto capire Merz – Musk poteva sognarsele le auto elettriche in Germania. Certo, bisogna anche sottolineare che il populismo tedesco al quale si appella Musk non è una sorpresa dell’ultima ora. Che il sistema politico tedesco fosse in crisi era già chiaro da tempo, con i risultati emblematici delle elezioni effettuate nei Laender orientali. E che la rivolta sociale «intercettata dagli estremisti», abbia cause molto profonde era altrettanto palese.
«De-europeizzazione» di mano Usa
Le prossime elezioni saranno un test fondamentale per tutto il vecchio continente. Perché, comunque sia, resta incombente sulle urne tedesche l’ombra di un convitato di pietra: dietro quella di Elon Musk, si staglia l’altra, ben più massiccia, di Donald Trump. E il problema vero, diciamolo apertamente, non è il rischio per la democrazia, che ha sufficienti anticorpi per resistere a tutti gli assalti. No, in questo caso i segnali sono altri: sostenere AfD è un campanello d’allarme per un processo che potremmo chiamare «de-europeizzazione». Che non è esattamente una copia della Brexit, ma un modello alternativo di recupero del protagonismo degli Stati-nazione. Sotto l’apparente rivoluzione degli estremismi piccolo-borghesi, ringalluzziti dal denaro che arriva dal capitalismo di cartone, si muovono forze sociali ben più poderose. E incontrollabili. Trump sta mettendo sottosopra il mondo e la prima vittima, il primo agnello sacrificale, potrebbe essere l’Europa.
Certo, bisogna anche sottolineare che il populismo tedesco al quale si appella Musk non è una sorpresa dell’ultima ora. Che il sistema politico tedesco fosse in crisi era già chiaro da tempo, con i risultati emblematici delle elezioni effettuate nei Laender orientali. E che la rivolta sociale ‘intercettata’ dagli estremisti, ha cause molto profonde era altrettanto palese. Ora, le prossime elezioni saranno un test fondamentale. Per tutto il Vecchio continente.
07/02/2025
da Remocontro