Gli Usa non si presentano alla commemorazione del massacro compiuto dalla loro atomica su Nagasaki il 9 agosto 1945, quando la bomba uccise all’istante almeno 40mila dei 240.000 abitanti della città. Assenti anche Regno unito, Australia, Canada, Germania, Ue. Non ci sarà nemmeno l’Italia. Motivo?
Il sindaco della città giapponese ha deciso di non invitare Israele all’anniversario mentre è stato invitato il rappresentante palestinese. La richiesta al sindaco anche da parte degli hibakusha, i sopravvissuti del bombardamento.
9 agosto 1945, la ‘Fat Man’ sganciata dal Boeing B-29 del maggiore Charles Sweeney uccise all’istante almeno 40mila dei 240.000 abitanti di Nagasaki.
Il sindaco di Nagasaki Shiro Suzuki
«Una scelta difficile», ha spiegato il sindaco di Nagasaki Shiro Suzuki, «presa in risposta alla situazione attuale in Medio oriente». Il timore di Suzuki è che con la presenza del rappresentante di Israele la cerimonia possa essere disturbata, mentre il desiderio è di «tenere la cerimonia per commemorare le vittime in un’atmosfera pacifica e solenne, garantendo che tutto si svolga senza rischi». Nonostante l’allineamento pressoché totale della politica estera del Giappone a quella degli Stati uniti, segnala Lorenzo Lamperti da Taipei, sul Manifesto, «non sono state poche in questi mesi le manifestazioni di solidarietà dal basso verso la Palestina».
Prima di Nagasaki, Hiroshima
Nei giorni scorsi, la presenza dell’ambasciatore israeliano alla commemorazione di Hiroshima ha provocato le critiche di diversi gruppi di attivisti. E molti hanno accusato la municipalità di ‘doppi standard,’ visto che da anni vengono escluse Russia e Bielorussia per l’invasione dell’Ucraina e le bombe contro le sue città. Soprattutto, è stata attaccata la decisione di non invitare nessun rappresentante palestinese. Nagasaki ha deciso così di prendere un’altra strada, invitando il rappresentante palestinese e non quello israeliano.
Anche gli ‘hibakusha’, i sopravvissuti
La richiesta era stata rivolta al sindaco anche dagli hibakusha, i sopravvissuti del bombardamento. «Senza dimenticare che Nagasaki ha alle spalle una tradizione politica vivace, spesso non allineata al governo centrale -segnala Lamperti-. Nel 1945, memore della tradizione socialista e del ruolo di primo approdo degli occidentali, era una delle città più ostili al fascismo militarista del governo centrale. Ma questo non bastò a salvarla». Per l’ambasciatore d’Israele «un messaggio opposto a quello che dovrebbe essere inviato al mondo libero». Non la pensa così chi ricorda l’orrore di ‘Fat Boy’, che oltre alle minacce nucleari di Mosca denuncia le decine di migliaia di vittime causate dai bombardamenti israeliani su Gaza.
L’America e il seguito
L’ambasciatore statunitense Rahm Emanuel ha fatto sapere che non parteciperà per la «politicizzazione dell’evento» e andrà invece a un evento separato in un tempio a Tokyo. Nel giro di poche ore, la scelta americana è stata imitata da diversi paesi occidentali. Prima dall’ambasciatrice britannica Julia Longbottom, poi dagli altri. Secondo l’Asahi Shimbun, gli ambasciatori di tutti i paesi del G7 (escluso ovviamente il Giappone stesso) e quello dell’Ue hanno inviato nelle scorse settimane una lettera in cui anticipavano la loro assenza in caso di mancato invito a Israele. Al loro posto, ci saranno funzionari di rango inferiore.
Tokyo pensa agli affari
Ovviamente la vicenda è arrivata sul tavolo del governo centrale giapponese. Il ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi ha scaricato il problema ad una scelta dell’amministrazione locale, su cui l’esecutivo non è in grado di intervenire. Il premier Kishida, fautore del netto rafforzamento dei rapporti militari con Usa e Nato, sarà molto attento a prendere le distanze. A Nagasaki, oggi invece, si ricorderà.
08/08/2024
da Remocontro