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Nato: Trump vende armamenti e i soci sono ‘invitati a comprare’

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Alla fine, uno striminzito comunicato di cinque paragrafi, (dove è sparita qualsiasi menzione a un futuribile ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza), è stato il messaggio più efficace utilizzato per spiegare il vero motivo del vertice Nato nei Paesi Bassi: i soldi. Non si è morso di sicuro la lingua, Donald Trump, nel suo discorso fatto davanti a una platea di salivanti “alleati”, all’Aja.

Triste immagine d’Europa

Chi per calcolo, chi per quieto vivere, qualcuno per vigliaccheria, ma quasi nessuno per convinzione, tutti gli hanno abbassato la testa. Tutti meno uno: la Spagna. Anche se pure il coraggioso Pedro Sanchez, alla fine, ha firmato il documento che impegna i soci dell’Alleanza atlantica a portare la spesa per la difesa al 5 per cento entro il 2035. Ma, ha avvertito, il premier iberico, che «una cosa è impegnarsi e un’altra cosa è mantenere». Insomma, scordatevi che la Spagna partecipi a questo gigantesco (e pantagruelico) «elogio della follia» in stile Erasmo da Rotterdam. Siamo, è vero, però, sempre in Olanda meridionale, cioè in un Paese che ha fatto la storia del commercio. E figuratevi se il mantra più caro a Trump (‘business is business’) non sarebbe stato ripetuto in quest’occasione. Dunque, lui ha già detto «che gliela farà pagare due volte alla Spagna».

Padrone di casa

Proprio per capirne di più, facciamo parlare direttamente il padrone di casa, che come spiega qualche antropologo, non è chi ha la carica ‘formale’ (il Segretario generale, Mark Rutte), ma è invece quell’altro, il ‘capo’ riconosciuto e ossequiato: cioè Donald Trump. Il britannico Guardian non perde tempo e va subito al nocciolo della questione, riportando ampi stralci del suo discorso. Così, anche i più fedeli seguaci della dottrina ìParabellumì, forse cominceranno a farsi venire qualche dubbio. «L’Europa che si assume maggiori responsabilità contribuirà a prevenire futuri disastri, ma è necessario investire in materiali militari seri, preferibilmente provenienti dagli Stati Uniti», titola il giornale sintetizzando il Trump-pensiero. E qualora gli inebetiti Emmanuel Macron, Keir Starmer e il ‘Paperone’ Friedrich Merz non avessero ancora capito, l’inquilino della Casa Bianca si trasforma in un formidabile (e minaccioso) piazzista. Con un eloquio travolgente, quasi torrentizio, con il nerbo e il pathos che lo fa assomigliare a un telepredicatore evangelico, bussa a quattrini. Per i suoi registratori di cassa, è ovvio. «È fondamentale – dice – che questi soldi aggiuntivi vengano spesi per una seria burocrazia riguardante l’hardware militare. Auspicabilmente l’hardware verrà prodotto in America, perché abbiamo il miglior hardware al mondo».

Armamenti i prodotti più cari al mondo

Trump e quelli che gli stanno dietro non sono sprovveduti. Sa benissimo (glielo hanno spiegato gli adviser) che i prodotti-difesa contemporanei (armi, munizioni, mezzi, strumenti, logistica) sono quelli a più alto valore aggiunto. Se hai il quasi monopolio della tecnologia e dei software (come gli Stati Uniti), compri materie prime e semilavorati a cento e vendi a… mille. Fate un po’ i calcoli sull’eventuale guadagno per unità di prodotto. E poi calcolate di quanto dovrebbe aumentare la spesa militare (dal doppio al triplo), nei Paesi Nato che già spendono, insieme, 15 volte più della Russia. L’unico vero problema è… la pace. Se non si crea un clima di tensioni internazionali, in grado di alimentare conflitti d’area, non si vendono armi. E bisogna stare attenti: il gioco riesce se le guerre regionali si combattono solo con armi convenzionali avanzate (e costosissime). Il segreto perché questo mercato planetario della morte vada avanti è che a nessuno venga mai in testa di rompere gli equilibri e usare un’atomica ‘tattica”. Non siamo ‘complottisti’, ma certamente troppe coincidenze sollevano sospetti di crisi gestite ‘a orologeria’. Nelle quali il diritto internazionale viene chiamato in causa o bellamente messo sotto la suola delle scarpe, a seconda della più cinica delle ‘realpolitik’. Ma torniamo alla Nato, che ci deve salvare da Putin, e a Trump, più preoccupato invece di sciorinare sui tavoli dell’Alleanza tutti gli scampoli del suo mostruoso arsenale bellico.

Alleati-clientes

A questo proposito, il Presidente Usa ha voluto ricordare alla platea degli alleati-clientes, che lo ascoltavano in religioso silenzio (non volava una mosca), le meraviglie dei ‘suoi’ prodotti. E naturalmente, come si fa con le batterie da cucina, ne ha esaltato pregi e performance, ‘‘raccomandandone” (è un eufemismo) il loro utilizzo e citando la sua “esperienza personale”. «L’altro giorno in Qatar – ha raccontato – avete visto che gli iraniani ci hanno lanciato 14 missili, e sono stati molto gentili, ci hanno dato l’allarme. Hanno detto ‘vi spareremo all’una, ok?’ Va bene, e tutti sono stati evacuati dalla base in modo che non potessero farsi male, tranne i mitraglieri. I 14 missili di fascia alta che sono stati lanciati contro la base, tutti e 14, come sapete, sono stati abbattuti dai nostri equipaggiamenti. Cose incredibili, incredibile quello che riescono a fare. È come sparare a un proiettile con un altro proiettile».

Ucraina, il molare cariato

E ora il ‘molare cariato’ di Trump e dell’Europa. Parliamo della guerra in Ucraina e dell’asfissiante pressing di Zelensky, per avere più risorse e armi. L’obiettivo è il solito: combattere e strappare migliori condizioni al tavolo di future trattative coi russi. Solo che, in un anno, la situazione si è quasi capovolta. L’ottimismo dei poveri ucraini si è sgonfiato e la tracotanza dei venditori di fumo occidentali si è squagliata. Ecco la sintesi che Zelensky fa del suo colloquio con Trump: «Abbiamo parlato della situazione sul campo di battaglia. Putin non sta decisamente vincendo. Abbiamo inoltre discusso – aggiunge Zelensky – della protezione del nostro popolo con il Presidente: innanzitutto, l’acquisto di sistemi di difesa aerea americani per proteggere le nostre città, la nostra popolazione, le nostre chiese e le nostre infrastrutture. L’Ucraina è pronta ad acquistare queste attrezzature e a sostenere i produttori di armi americani. L’Europa può dare il suo contributo. Abbiamo anche discusso del potenziale di una coproduzione di droni. Possiamo rafforzarci a vicenda». Ci pare di capire, dunque, che con l’allargamento dell’intesa nel settore militare-industriale-minerario (terre rare) Zelensky possa aver trovato una chiave utile a superare i malumori di Trump. Anche se nel comunicato finale non si parla di eventuale entrata di Kiev nella Nato, e la stessa Russia, tutto sommato, non viene maltrattata più di tanto. «Nemico e minaccia» senz’altro, ma stando attenti all’uso degli aggettivi.

Europa Parabellum

Il Cancelliere tedesco Merz, forse per salvare la faccia, ha chiesto a Trump ‘nuove sanzioni contro la Russia’, ma si è anche detto soddisfatto per il fatto che il Presidente Usa ha assicurato il rispetto dell’Articolo 5. Insomma, se la Germania verrà attaccata dalla Russia (negli ultimi mille anni è sempre stato il contrario) arriverebbero i marines a salvarla. Dal canto suo, il britannico Keir Starmer, premier laburista, ha annunciato con malcelata fierezza che il Regno Unito spenderà il 4,1% del Pil per la difesa entro il 2027. Cosa che finora non avevano osato fare manco i Conservatori. Le ultime ‘perle’, di questa storica giornata per la dottrina ‘Parabellum’, le lasciamo al Segretario generale Nato, Mark Rutte.

  • «Ciò che abbiamo sentito dire apertamente da molti alti vertici militari in Europa – sproloquia Rutte – tra cui il capo di Stato maggiore della Difesa in Germania, è che i russi stanno rafforzando e ricostituendo le loro forze armate a un ritmo tale, che potrebbero essere pronti in tre, cinque o sette anni ad attaccare la Nato». Non solo. Cercando di rendere più credibile questa vaticinio, che sembra basato su una conversazione da bar, il ‘General’ mette una pezza che è peggio del buco: «Sappiamo – conclude solenne – che esiste questa minaccia russa, a breve e a lungo termine. A prescindere. Ma la minaccia russa c’è, e dobbiamo assicurarci di poterci difendere, ed è per questo che lo stiamo facendo. Mirabile esempio di logica squinternata, quella di Rutte, che riesce nell’impresa di essere persino più fumoso di Donald Trump. A prescindere.

26/06/2025

da Remocontro

Piero Orteca

 

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