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Naufraghi export in Albania, Guantanamo all’italiana?

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Una nuova categoria di naufraghi, quelli ‘da esportazione’ e il nuovo asse Roma-Tirana. La ‘dottrina Meloni’ con la premier che sigla un’intesa col collega albanese Edi Rama per realizzazione entro la primavera prossima due centri per il rimpatrio che potranno ospitare fino a massimo 3mila persone cosiddette ‘irregolari’ per l’Italia. L’accordo si applica agli immigrati salvati nel Mediterraneo da navi governative italiane.
Rama, strutture da primavera 2024. A Tirana investimenti e la promessa d’ingresso nella Ue. Bruxelles, vigilanza e dubbi: «rispettare i diritti umani e la norme Ue».

                                                

Naufraghi ‘da esportazione’

Il premier albanese Edi Rama a sorpresa a Roma dalla presidente del Consiglio, a ufficializzare una nuova categoria di naufraghi: quelli ‘da esportazione’. «Dottrina Meloni», l’hanno ribattezzata con qualche audacia i suoi collaboratori. L’accordo prevede – passaggio chiave – la realizzazione entro la primavera prossima di due centri per il rimpatrio che potranno ospitare fino a massimo 3mila persone cosiddette ‘irregolari’ per l’Italia, con un flusso annuale previsto «in 36-39mila persone», a ridurre, goccia nel mare, le presenze sul suolo italiano. Ma vale evidentemente l’immagine. O l’inizio di qualcosa di più duro nel divenire.

Naufraghi ma non ancora immigrati

Il testo non si applica agli immigrati che giungono sulle coste e sul territorio italiani, ma a quelli salvati nel Mediterraneo da navi italiane, come quelle di Marina e Finanza e non quelle delle Ong. Inoltre non varrà per minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili, sottolinea preoccupato Avvenire.

Operazione immagine, dubbi sostanza

Severo il giudizio delle opposizioni che denunciano «accordi indegni che nemmeno funzionano, come con la Tunisia». Con l’incubo di una sorta di «Guantanamo italiana», l’«altrove» dove poter violare leggi senza magistrati da guardia, e dove imporre rimpatri anche decisamente forzati, o fughe, ad intasare ulteriormente la ‘Rotta balcanica’ della clandestinità che passa lì vicino, senza dover litigare con alcuni partner europei ‘amici politici’ nazional sovranisti, sulle inique regola di Dublino.

Palazzo Chigi al mercato

«Una svolta storica per tutta l’Ue», esagera Palazzo Chigi. Con tutti i Grandi europei a cercarsi la propria Albania, o il Ruanda per la Gran Bretagna. Ma nulla a questo mondo è gratis a Tirana andranno non solo gratitudine, ma l’investimento per la realizzazione dei due centri di accoglienza e l’impegno dell’Italia per a favore ancora dipiù l’ingresso di Tirana nell’Unione Europea, visto che ha da quasi 10 anni lo status di Paese candidato.

«Soluzione innovativa»

La leader di FdI vanta una «soluzione innovativa» che può diventare un modello, un po’ sulla falsariga dell’idea di un altro leader extra-Ue, il britannico Rishi Sunak, che mesi fa lanciò l’operazione per trasferire immigrati giunti sul suolo del Regno Unito in strutture del Ruanda, abortita di fatto. Un progetto di respingimenti che ora coinvolgerebbe pure l’Austria. Dubbi e preoccupazioni a Bruxelles, che sul protocollo italo-albanese precisa, deve «rispettare i diritti umani e le norme Ue in materia».

Naufraghi sbarcati dove?

Secondo l’accordo, gli sbarchi al porto di Shengjin, località turistica a nord di Durazzo , il lago di Scutari e il porto di Bar in Montenegro, crocevia di ogni contrabbando, sull’altra sponda adriatica all’altezza di Brindisi e Bari.

A Shengjin l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione, prima del trasferimento degli immigrati nei centri da realizzare a Gjader, anche quelli a spese nostre, nel nord-ovest dell’Albania. Ancora più vicini alla storica ‘Rotta balcanica’ verso nord Europa ricco ed agognato.  

08/11/2023

da Remocontro

Remocontro