Origine e ragione delle teorie che non riconoscono la natura della crisi ecologica. C’è ancora chi crede che il clima non stia cambiando? Sì. E c’è anche chi investe, lavora e spera affinché questa opinione diventi una verità diffusa.
Il 97% delle pubblicazioni scientifiche a livello mondiale trova nelle attività umane la principale responsabilità del «climate change». Dalle lobby dei combustibili fossili le risorse per sostenere il contrario
Dati scientifici e opinioni
Il grande dissidio tra chi crede che stiamo vivendo un’era segnata dagli effetti dei cambiamenti climatici causati dall’uomo e chi, o per una atavica natura antisistema o malafede politica lo nega e comunque non lo attribuisce ai comportamenti umani.
La ‘cospirazione’
Il 97% delle pubblicazioni scientifiche a livello mondiale trova nelle attività umane la principale responsabilità del «climate change». Dalle lobby dei combustibili fossili le risorse per sostenere il contrario. Secondo una recente ricerca, le cinque più grandi compagnie petrolifere del mondo spendono ogni anno 200 milioni di dollari per contrastare politiche energetiche ‘verdi’.
Comprati e venduti
Secondo una ricerca scientifica del 2016, più del 90% dei documenti dubbiosi sul climate change provengono da think tank vicini ad ideologie conservatrici. Si tratta di ricchissime lobby come l’Heartland Institute, la Cooler Heads Coalition, il Cato Institute o l’Heritage Foundation. Mentre tra il 2003 e il 2010, ben 140 fondazioni hanno mosso 558 milioni di dollari per finanziare oltre 100 organizzazioni di stampo negazionista.
Da dove arrivano questi fondi? Principalmente, da aziende legate ai combustibili fossili. Finanziatori come la Koch Family Foundation, British Petroleum, la Shell o la ExxonMobil.
Il ‘climate change’ diventa opinione politica
Grazie all’azione di queste lobby, il cambiamento climatico è diventato un’opinione politica a prescindere dai risultati scientifici. Numerosi studi collegano il negazionismo ad eletti ed elettori di partiti populisti di destra. E nella loro percezione, il ‘verde‘ della ‘green economy’ è il nuovo ‘rosso‘ della minaccia socialista. Basta pensare a Donald Trump: «Il riscaldamento globale è una bufala». In Brasile Ernesto Araujo, ex ministro del governo Bolsonaro, ha detto che i cambiamenti climatici sono un «dogma marxista». I partiti europei di destra come il Finns Party in Finlandia, Vox in Spagna, Freedom Party in Austria o Alternative for Deutschland in Germania o la Lega Nord in Italia (salvo eccezioni venete), condividono e promuovono idee negazioniste.
Greta Thunberg la rivale perfetta
E da Trump scendere, hanno trovato in ambientalisti come Greta Thunberg la rivale perfetta. Per i nuovi gruppi di ‘alt-right’ gli ambientalisti sarebbero perfino colpevoli di aspirazioni socialiste. Non è un caso che ‘Verde è rosso – Fermiamo l’eco-comunismo!’, fosse il titolo del manifesto del norvegese Andres Breivik, l’estremista di destra che nel 2011 uccise 69 ragazzi in un campeggio estivo.
Il pasticcio negazionista italiano
Sui social e sui giornali italiani il riscontro politico della questione climatica è un gran pasticcio. Persino il neo comunista Rizzo, assieme al blocco compatto di destra, più leghista che verso il post fascismo. Una strana compagnia di giro con una serie di elementi comuni che si rincorrono: la battaglia contro l’euro, le teorie contro l’immigrazione, i dubbi contro i vaccini e la gestione della pandemia, la denuncia contro il politicamente corretto, o la ‘teoria gender’.
Creatività contro
Sul riscaldamento climatico su giornali, televisioni e social è tutto un ammiccare. O come Matteo Salvini al recente convegno leghista di Cervia: «D’inverno fa freddo, d’estate caldo». Banalizzare o aggredire. Le riflessioni di Paolo Del Debbio sulla Verità vengono titolate con un sobrio «Così si smontano le balle degli ecoimbecilli». Mentre la post fascista Francesca Totolo sceglie il cabaret: «La siccità dovuta al cambiamento climatico di origine antropica colpì anche i Maya: troppe puzzette dei chihuahua». E poi: Nicola Porro, Vittorio Feltri, Daniele Capezzone, Francesco Storace, Claudio Borghi, solo per citare i più attivi.
Gli antisistema che conducono trasmissioni in tv e stanno al governo indicano la rotta e il popolo dei nickname segue a ruota, per combattere «il fanatismo ultra-ecologista», citando le parole di Giorgia Meloni al comizio dell’estrema destra spagnola di Vox.
Connessioni nazionali e internazionali
Steve Bannon -ideologo di Donald Trump, pensatore corteggiato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni- con il suo ‘Breitbart news’ promosse il negazionismo climatico, oltre che suprematismo bianco, razzismo e misoginia. Perché negli ultimi anni le emissioni della classe media sono diminuite del 15 per cento, mentre quelle dei super ricchi del mondo (lo 0,01 per cento della popolazione), sono aumentate di quasi l’80 per cento.
Negazionisti in Australia
Nei social network australiani è circolata la notizia che a rendere particolarmente gravi gli incendi che stanno ciclicamente devastando il paese non sarebbe il cambiamento climatico, ma una ‘epidemia di piromani’. E il Sicilia, quest’anno, hanno subito copiato. In quella campagna di disinformazione abbiano avuto un ruolo determinante i media controllati dal miliardario australiano Rupert Murdoch (Sky in Italia). Con il primo ministro conservatore Scott Morrison, che ha vinto le elezioni con il sostegno delle lobby dell’industria mineraria.
I cinque pilastri della negazione
Le teorie con cui si contrasta il cambiamento climatico si basano su cinque ‘pilastri’.
- Primo semplicemente negare le basi scientifiche del cambiamento climatico: sostenere per esempio che non sia in corso alcun cambiamento, oppure che il cambiamento non sia causato dall’uomo.
- Secondo argomento è sostenere che non sia economicamente possibile agire per contrastare lo stesso cambiamento.
- Terzo è sostenere che in realtà il riscaldamento climatico non sarebbe così male, poiché renderebbe il mondo un luogo più abitabile.
- Quarto sostiene che sia inutile attuare politiche ambientali, perché tanto molti paesi non le rispetteranno.
- Quinto, nel futuro saremo abbastanza ricchi e tecnologicamente sviluppati da risolvere ogni problema, senza che ci sia bisogno di agire oggi.
Progressisti e conservatori
Ridurre le emissioni inquinanti richiede un maggior intervento dello Stato e chi è contrario a quella politica tenderà a negare l’esistenza del problema che richiede la soluzione sgradita. Esempio classico (dati 2020), in Australia, Canada e Stati Uniti, il 77 per cento dei Democratici sostengono leggi a difesa dell’ambiente anche se hanno un costo, contro solo il 36 per cento dei Repubblicani. In Europa l’AFD tedesca, lo UKIP britannico, VOX spagnolo e l’FPO austriaco hanno rigettato gli accordi sul clima di Parigi e negano l’importanza del cambiamento climatico: su 21 partiti della destra europea, sette negano l’esistenza del cambiamento climatico e soltanto tre lo riconoscono e ammettono la necessità di agire per contrastarlo.
Secondo il sito ‘Pagella Politica’, che ha Trombettieri anti climarecentemente realizzato un’inchiesta sul negazionismo climatico in Italia, le testate più coinvolte sono quelle di orientamento più conservatore – La Verità, Libero, Il Foglio e Il Giornale – che da anni concedono «ampio spazio a quelle che il sito chiama ‘teorie controcorrente’ sui cambiamenti climatici».
Informazione avvelenata
Se parte della disinformazione è conseguenza di superficialità e negligenza, un’altra parte è intenzionale e strategica, per ragioni ideologiche, economiche e politiche, facendo leva su un meccanismo di rimozione, un problema quasi astratto, lontano nel tempo e nello spazio, e che non ci toccherà mai da vicino, sottolinea Internazionale.
Equazione clima
Più di cinquant’anni di scienza del clima si potrebbero riassumere così: più emissioni = aumento della temperatura globale = aumento di frequenza e intensità di eventi meteorologici estremi. E la domanda non è più se e quando arriverà il cambiamento climatico. È già qui ed è già grave. Quanto andranno ancora avanti certe strutture informative a ospitare negazionisti climatici? Quanto si continuerà a ignorare la responsabilità di chi ha contribuito a causare la crisi climatica? Quanto tempo ancora verrà perso?
05/08/2023
Abbiamo ripreso l'articolo
da Remocontro