La nuova politica estera britannica si chiama David Lammy. Il ministro, nominato nel neonato governo laburista di Keir Starmer, sta già facendo parlare di sé per l’attivismo dimostrato in poche settimane. A rivoltare le relazioni internazionali del Regno Unito senza colpi di teatro. Ma piantando alcuni paletti che applicano le direttive del programma tracciato dal Labour, clamorosamente premiato dagli elettori.
London, United Kingdom. Prime Minister Keir Starmer appoints his cabinet in 10 Downing Street.
Gli esteri ‘europeisti’ di Londra
David Lammy non è un politico di primo pelo. Laurea in Legge alla London University, specialista in Studi africani e master ad Harvard, ha lavorato anche con Tony Blair e Gordon Brown, prima di fare carriera nel partito, fino a diventare “Ministro della Giustizia-ombra” nel 2021. Per questo la sua collocazione agli Esteri ha sorpreso più di un analista, perché su alcune questioni è apparso talvolta ‘poco diplomatico’. Con lui il dialogo tra Londra e l’Europa tornerà a essere più intenso e, si spera, più produttivo. Ferocemente anti-Brexit, Lammy è fautore, come Starmer, di un recupero sostanziale dei legami politici ed economici col Continente.
La ‘Comunità politica europea’
La svolta è stata sancita dalla grande conferenza della ‘Comunità politica europea’, nell’Oxfordshire e alla quale hanno partecipato oltre 40 Paesi. In quella sede, Starmer ha rilanciato, fragorosamente, il ruolo propulsivo che il Regno Unito è pronto a svolgere in collaborazione con l’Europa. Cominciando dalle politiche di sicurezza, Con un ‘convitato di pietra’ come Trump, che aleggiava sul vertice, gli inglesi per primi hanno capito che il Vecchio continente deve serrare le fila. Nessuna rivoluzione anti-Brexit, per ora, ma la volontà di siglare un «Patto di sicurezza collettiva», che comprenda anche temi scottanti, come quello dell’immigrazione.
Aggirare la Brexit
Attenzione, perché c’è una logica ‘invisibile’ nel progetto: si tratta di allargare, di fatto, alcuni organismi comunitari ai britannici, aggirando la Brexit. A Blenheim, dunque, Sir Keir e il suo Ministro degli Esteri hanno fatto un gran passo avanti, rispetto al precedente governo conservatore: si sono impegnati con l’Unione Europea a migliorare le relazioni commerciali, veterinarie e gli scambi culturali e d’istruzione. E proprio in quest’ottica, Starmer e Lammy hanno annunciato iniziative concrete, per regolare definitivamente le pendenze relative all’Irlanda del Nord. A cominciare dall’applicazione integrale del famoso “Accordo del Venerdì Santo”. Ma al centro di un’agenda fitta di problemi c’erano anche l’energia e l’Ucraina. Le due cose, in non certo senso, si tengono per mano e sono collegate del grande effetto domino delle sanzioni e delle loro ricadute.
Energia e Ucraina
Il primo viaggio di Lammy è stato proprio in Polonia, Germania e Svezia, per parlare anche del bagno di sangue ucraino. Il nuovo governo laburista ha riaffermato il proprio sostegno alla lotta di Kiev contro gli invasori. Certo, bisognerà vedere se con la stessa intensità e con le stesse modalità di prima, quando Rishi Sunak voleva spaccare il mondo e ‘farla pagare cara a Putin’. Per ora Starmer e Lammy stanno frenando, sull’esportazione di armi “che colpiscano la Russia in profondità”. D’altronde gli aiuti militari a Zelenski costano cari e le casse statali sono quasi a secco. Quindi, Starmer dovrà bilanciare gli impegni in politica estera, con le acute emergenze sociali lasciate dai Tories. Un nervo scoperto (e sensibile) che dev’essere toccato con molta attenzione, per non sollevare proteste popolari
Le emergenze sociali ereditate
Ieri, il National Audit Office, l’ente di controllo della spesa del governo, ha lanciato l’allarme: il Servizio Sanitario Nazionale inglese potrebbe crollare di schianto, per mancanza di liquidità. C’è un “buco” stimato di circa 152 miliardi di sterline da coprire nei prossimi quattro anni. Ma senza investire un ulteriore centesimo. Perché, solo a spendere qualcosa in più, salta il banco e gli ammalati rischiano la pelle. In una situazione così esplosiva anche in altri settori (come previdenza e fondi pensione), chiaramente Starmer cercherà di risparmiare risorse. A cominciare dalla politica estera e (probabilmente) dalla politica di difesa.
Politica estera e difesa a risparmio
Sul Medio Oriente ha già dato dei segnali, equilibrando qualche presa di posizione di Lammy, accusato di essere troppo filo-israeliano. Il governo laburista è per il cessate il fuoco, purché, contemporaneamente, siano rilasciati da Hamas tutti gli ostaggi. Londra ha anche ripreso a erogare il sostegno finanziario all’UNRWA, l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Sulla Cina cautela. Lammy però, nel suo primo intervento ha fatto capire di guardare con interesse all’Africa e al Sud del mondo in generale. Si dice che voglia elaborare un piano di partnership con le nazioni in via di sviluppo, per arginare l’espansionismo politico e commerciale di Pechino.
E quel ‘sociopatico’ di Trump
L’ultima “chicca” riguarda gli eventuali futuri rapporti con Trump. Il nuovo Ministro degli Esteri britannico, infatti, anni fa (2018) definì l’allora Presidente Usa “un sociopatico simpatizzante dei neonazisti”, oltre che “tiranno col parrucchino”. Intervistato qualche giorno fa, Lammy ha confermato (di averlo detto). Ma oggi che è Ministro, ha assicurato che non lo direbbe più. Anche se, aggiungiamo noi, forse continua a pensarlo…
24/07/2024
da Remocontro