Gli Stati Uniti appoggiano il Pakistan contro l’Esercito di Liberazione del Belucistan, il Bla, definito terrorismo. In realtà, occasione di violenza razziale contro il popolo baluci di origini iraniane. Ma la repressione intensifica anche il conflitto interno. Il peso delle ingerenze americane e cinesi sulla Repubblica Islamica nell’analisi di Limes.
‘Ricetta Balucistan’ di Islamabad per un genocidio
Gli Stati Uniti appoggiano il Pakistan nella lotta contro ribelli del Belucistan, ma la repressione intensifica anche il conflitto interno. E il peso delle ingerenze americane e cinesi sulla Repubblica Islamica non è affatto neutrale, denuncia Francesca Marino. Col portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller che recitava: “Stati Uniti e Pakistan hanno un interesse comune nel combattere le minacce alla sicurezza regionale, e noi continueremo a stare al fianco del Pakistan nella sua lotta contro il terrorismo”.
Aria fritta e coscienza sporca
Così parlava pochi giorni fa, a sostegno della richiesta al Congresso americano qualche centinaio di milioni di dollari per finanziare il Pakistan nella sua eterna e variabile ricerca di fondi per la “lotta contro il terrorismo”. Dollari Usa e terrorismo variabile. Terrorismo che in teoria, secondo il breviario di Washington, dopo il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan e la solenne promesse dei Taliban di fare i bravi, dovrebbe essere ormai sconfitto e defunto nella regione.
Un terrorismo utile non si nega a nessuno
Miller con faccia di bronzo si riferiva al 26 agosto in Balucistan. Quando i partigiani del Balochistan Liberation Army hanno tenuto sotto scacco per quasi due giorni le Forze armate pakistane. Tenuto per venti ore una postazione militare dell’esercito, fatto saltare un ponte bloccando la linea ferroviaria, distrutto diverse postazioni e punti di controllo dell’Esercito, sequestrate armi e munizioni e istituito posti di blocco sulle strade principali della regione. Secondo il portavoce del Bla, sul terreno sono rimasti 130 soldati, forze dell’ordine e dell’intelligence militare pakistana.
Guerra persa anche a Risico
«Secondo Islamabad, l’eroico esercito pakistano (che non ha mai vinto nemmeno una guerra a Risiko –testuale Francesca Marino-) ha valorosamente sconfitto i “terroristi”. A compiere l’operazione sarebbero stati circa ottocento combattenti del Bla. E l’azione non è più l’assalto a un camion o a una stazione di polizia ma una vera e propria azione di guerra effettuata da truppe numerose, addestrate e armate con quelle stesse armi americane abbandonate in Afghanistan e contrabbandate immediatamente in Pakistan dagli stessi Taliban: quelli ‘buoni’ a cui è stata appaltata buona parte del Waziristan, e quelli ‘cattivi’ che combattono contro Islamabad e sono disposti ad aiutare chiunque faccia lo stesso.
Qualifica terroristi del Dipartimento di Stato
Il dipartimento di Stato americano ha incluso nel 2019 l’Esercito di Liberazione del Belucistan nella lista dei gruppi terroristici internazionali per compiacere il Pakistan. Un ‘favore’’ per portare a casa lo ‘splendido accordo di Doha’, che ha consegnato l’Afghanistan ai Taliban senza alcuna condizione. Noto a tutti che il Bla, come tutti gli altri gruppi baluci, non è un gruppo internazionale, non ha radici ideologiche né religiose e ha come unico scopo l’indipendenza della regione del Balucistan. Patrioti separatisti.
Nel Balucistan rubato genocidio in corso
In Balucistan, regione illegalmente occupata dal Pakistan nel 1948, è in corso un genocidio culturale e fisico. Ogni anno scompaiono migliaia di persone: prese dall’Esercito, dalle forze dell’ordine o dalle ‘death squads’, squadre di criminali al soldo dell’intelligence. E mai più riviste. Sono intellettuali, attivisti dei diritti umani, politici dissidenti, studenti, giornalisti, professori. Giovani, anziani, donne e anche bambini: colpevoli soltanto di essere figli o fratelli di un dissidente ma soprattutto di essere baluci.
Militarismo cruento
Nella regione il Pakistan effettua i suoi esperimenti nucleari e ha tenuto nascosti per anni i talebani ricercati dagli americani. Nella regione ci sono più basi militari che ospedali o scuole. Nella regione anche i cinesi hanno costruito vere e proprie prigioni a cielo aperto per i baluci in nome dello sviluppo e del progresso portato dal ‘China-Pakistan Economic Corridor’. Perché il Balucistan, la provincia più ricca di risorse del Pakistan, è anche la più povera del paese in termini di reddito pro capite.
Corridoio Cina-Pakistan
Le proteste pacifiche dei cittadini che chiedono diritti umani e civili e la fine delle sparizioni forzate – migliaia di persone in piazza negli ultimi mesi assaltate dalla polizia, brutalmente picchiate e fatte sparire – cadono in un assordante silenzio sia del governo che della stampa locale. Oltre a quella internazionale a guida statunitense. Così come i bombardamenti indiscriminati sui civili un po’ in tutta la regione.
‘Ricetta Balucistan’
Negli ultimi anni Islamabad sta applicando la ‘ricetta Balucistan’ a chiunque protesti contro il governo: sparizioni forzate e omicidi a sangue freddo anche in Khyber Pakhtunkhwa, in Sindh, nel Gilgit Baltisan e nel Kashmir pakistano. E l’esercito, che governa senza nemmeno cercare di nascondersi dietro al premier Shehbaz Sharif, e di permettere al governo di prendere in considerazione le richieste dei cittadini, che siano di natura economica o sociale.
Stampa imbavagliata
La stampa è stata di fatto imbavagliata, come i social, e i provider internet pakistani stanno utilizzando una tecnologia chiamata Dpi (deep pocket inspection), simile al ‘Great Firewall’ cinese, che consente di controllare il traffico di rete in base al suo contenuto. L’ex capo dei Servizi segreti pakistani (l’Isi) Faiz Hameed portato davanti alla corte marziale per costringerlo a testimoniare contro l’ex premier Imran Khan che potrebbe essere accusato di tradimento e potenzialmente condannato a morte.
L’ombra nera dell’ambasciatore Usa
A gestire la cacciata di Imran Khan, pare sia stato, dietro le quinte, lo stesso Donald Lu di cui sopra, che gode di ottime relazioni con gli attuali vertici dell’Esercito e dei servizi segreti. Gli stessi servizi che, dicono in Bangladesh e dintorni, si sono incontrati a Doha e a Dubai con alcuni membri delle organizzazioni studentesche che hanno contribuito a cancellare il bando sulle organizzazioni integraliste islamiche legate al Pakistan e al jihad internazionale.
Jihadisti utili pronta consegna
La situazione nella regione, dicono gli analisti locali, è troppo simile a quella che ha poi condotto all’11 settembre. Jihadisti e integralisti usati come mezzo di pressione politica e geopolitica nell’illusione di poterli controllare. E il Pakistan, ancora una volta al centro degli intrighi regionali e internazionali, sprofonda sempre più nelle trappole finanziarie adoperate come mezzo di ricatto. I soliti serpenti, insomma, che, allevati nel proprio cortile, dovrebbero mordere sempre e soltanto i vicini. Ma non è mai vero.
23/09/2024
da Remocintro