Il sostanziale fallimento della controffensiva ucraina, forse troppo annunciata, induce gli analisti a chiedersi se il presidente Volodymyr Zelensky mantenga tra la popolazione gli altissimi indici di gradimento di cui ha finora goduto. In casa e soprattutto all’Occidente in veste Nato. Si tratta di un quesito cui non è facile rispondere.
Ieri la notizia di tangenti per evitare il fronte, licenziati i responsabili della leva. Un segnale alle istituzioni europee che hanno indicato nella lotta alla corruzione uno dei punti fermi per l’ingresso di Kiev nell’Unione.
La legge marziale a difendere solo lo Stato?
E il motivo è semplice. Dopo l’invasione russa nel Paese è stata proclamata la legge marziale, tuttora in vigore, e le critiche a presidente e governo attivano subito la censura, soprattutto d parte dei potenti servizi segreti.
Il fatto è che, almeno per ora, non sono emerse figure politiche in grado di contrapporsi all’attuale leader. I due ex presidenti Petro Poroshenko e Yulia Tymoshenko, critici nei confronti di Zelensky, sono entrambi impopolari. Il sindaco di Kiev, l’ex pugile e campione dei pesi massimi Vitalij Klycko, avrebbe forse qualche chance, ma non ha mai manifestato l’intenzione di contrapporsi al presidente in carica. Tra l’altro pure lui – come tanti altri – è stato coinvolto in uno scandalo. E i partiti filo-russi, che prima avevano un certo peso, sono poi stati silenziati per ovvi motivi.
Troppa corruzione anche attorno alla presidenza
In realtà, le critiche che molti cittadini rivolgono a Zelensky non riguardano tanto l’andamento della guerra quanto, piuttosto, l’incapacità di combattere la corruzione che in Ucraina è un fatto endemico, presente ben prima dell’invasione putiniana. Ed è questo, l’unico principale elemento che può minare (e forse lo sta già facendo) la popolarità del presidente in carica.
Ma, come si diceva prima, mancano reali alternative. Anche se la legge marziale impedisce di effettuare sondaggi realmente significativi. Una figura che pare avere un certo seguito popolare è l’ex consigliere del presidente Oleksij Arestovych, dimessosi dall’incarico nel gennaio dell’anno in corso. Ha destato molta sensazione una sua dichiarazione, secondo cui l’Ucraina dovrebbe cedere parte dei territori occupati in cambio dell’entrata nella Nato.
Troppe iperboli politiche irrealizzabili
Ammesso che tale scenario sia realistico, la sua tesi si è subito scontrata con la volontà di Zelensky di vincere la guerra recuperando tutti i territori occupati, inclusa la Crimea. In ogni caso la posizione di Arestovych dimostra che l’attuale presidente non gode di un consenso unanime. Un cambiamento potrebbe verificarsi qualora sorgessero contrasti tra Zelensky e i vertici militari ucraini. Qualche debole segnale si è percepito, ma la censura impedisce di comprenderne la reale portata.
Chi alla fine deciderà cosa
Il destino dell’Ucraina si giocherà sul piano internazionale più che su quello interno e dipenderà, come sempre dagli Stati Uniti. Joe Biden, preoccupato per la lentezza della controffensiva di Kiev, ha già stanziato altri aiuti che comprendono i carri armati di terza generazione Abrams.
Tuttavia anche a Washington la situazione non è tranquilla, giacché buona parte dei repubblicani giudica troppo costoso l’appoggio totale garantito da Biden. Si aggiunga che, sempre a causa della legge marziale, in Ucraina non è stato possibile indire elezioni, e anche quelle presidenziali previste nel 2024 saranno quasi sicuramente rimandate.