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‘Nessuno sceglie di nascere a Gaza’. E nella Striscia è carneficina

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Finora 1.537 morti «ma sotto le macerie ce ne sono molti di più». A Gaza, l’assedio totale resta. «Niente acqua, né luce finché gli ostaggi non saranno liberati». Il premier israeliano: «Hamas deve essere schiacciato come il Daesh». L’unica centrale elettrica del territorio palestinese è stata spenta ieri perché rimasta senza carburante. Nella crisi non si intravvede alcuno spiraglio.

                   

«La Striscia di Gaza non sarà più la stessa»

Herzi Halevi, capo di stato maggiore israeliano, ha parlato per la prima volta da sabato scorso riconoscendo il fallimento delle Forze armate nel prevenire l’attacco di Hamas. «Allo stesso tempo le sue parole non lasciano spazio alle interpretazioni sul presente e il futuro di Gaza», sottolinea Michele Giorgio, ‘Pagine Esteri’. Israele vuole distruggere Hamas, rimuoverlo dal potere distruggendo la Gaza attuale. «Rioccupare Gaza per qualche mese lasciando poi il suo controllo a una ‘autorità palestinese amica’».

Dal Times of Israel, il governo Netanyahu avrebbe informato l’Egitto che l’esercito israeliano stava preparando a una campagna di terra che durerà mesi.

Strage su strage

Dal 7 ottobre Israele ha lanciato 3.600 attacchi aerei su Gaza, sganciando più di 6.000 bombe che hanno ucciso -fino a ieri sera-, 1.537 palestinesi tra cui 500 bambini e ragazzi e 276 donne. Il numero dei morti è più che raddoppiato negli ultimi due giorni. I feriti sono oltre 6mila. Gli sfollati, già 338mila. Sotto le macerie delle case e dei palazzi distrutti ci sono altri corpi e persone ancora vive che nessuno riesce a salvare, piangono i pochi soccorritori a loro volta bersagli.

Bombe, sete, fame e presto il silenzio

Silenzio e oscuramento. Internet bersaglio a fermare immagini e storie di morte e distruzione, mentre l’Oms dà i numeri dell’inferno. 13 attacchi aerei contro strutture sanitarie che hanno provocato la morte di operatori sanitari e medici. Forse più drammatiche le conseguenze della chiusura dell’unica centrale elettrica funzionante. Stop interventi chirurgici salvavita, dialisi, incubatrici. E le celle frigorifere per le ormai migliaia di cadaveri. Paura per la salute pubblica e rischio di epidemie.

‘Nessuno sceglie di nascere a Gaza’

«Nessuno sceglie di nascere a Gaza», e l’inizio di una riflessione di Fulvio Scaglione su Avvenire. «Pochi di coloro che ci vivono vorrebbero restarci. E chiunque sia stato nella Striscia, sa che non tutti vogliono uccidere o farsi uccidere seguendo Hamas». Ma poi, che cosa potrebbe far quella comunità prigioniera dove, oltre i muri e il filo spinato israeliano, il Movimento Islamico di Resistenza, Hamas, controlla ogni euro, ogni posto di lavoro, ogni licenza, ogni possibilità di sopravvivere?

La doppia trappola per Israele

Alberto Negri, sul Manifesto, parla di Gaza come potenziale seconda trappola per Israele. «La trappola di Hamas a Gaza è scattata una prima volta e può entrare in azione anche una seconda perché un’azione militare massiccia nella Striscia presenta rischi altissimi che vanno dalla popolazione civile, ai militari, agli ostaggi», la premessa. Con l’evanescente Autorità palestinese a gestire francobolli di territorio e lo spauracchio di Hamas usato da Abu Mazen per rinviare sine die qualunque consultazione popolare e garantire a sé stesso e alla sua cerchia di notabili un potere perenne.

Catastrofe politica

Governo Netanyahu dominato – ora nel gabinetto di coalizione per la guerra entrano i militari – da estremisti religiosi ossessionati dagli insediamenti ebraici in Cisgiordania. E le parole più sagge a sorpresa da Ami Ayalon, l’ex capo dei servizi segreti interni di Israele. «Dovremmo cambiare totalmente la nostra politica e trovare un partner tra i palestinesi che accettano le iniziative di pace e vogliono discutere con noi la realtà di due Stati…  Persino oggi Israele rifiuta di ammettere che i palestinesi sono una nazione… lo sviluppo economico non è sufficiente per loro. Vogliono la libertà, la fine dell’occupazione».

L’uso politico di Dio sempre più diffuso e devastante

Altre centinaia, forse migliaia di palestinesi di Gaza moriranno nella controffensiva israeliana. Una volta di più, e più di prima, la striscia verrà rasa al suolo, sradicando ogni forma di sopravvivenza economica. Ma Hamas, la fratellanza islamica palestinese, è un movimento millenaristico, non bada alle conseguenze del presente. Le perdite umane non sono una preoccupazione perché l’obiettivo è divino, sottolinea sulla Stampa l’amico Ugo Tramballi.

Il nazionalismo teocratico

«Più o meno come l’idea di pulizia etnica dei palestinesi e l’annessione della Cisgiordania, che hanno Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, i due ministri nazional-religiosi israeliani. A loro non importa che la realizzazione del loro obiettivo comporterebbe la fine dell’aiuto militare americano, della democrazia israeliana e l’isolamento internazionale. Gli scopi del loro agire sono indicati dalle sacre scritture. Nel conflitto fra israeliani e palestinesi l’uso politico di Dio è ormai sempre più diffuso e devastante». 

13/10/2023

da Remocontro

Ennio Remondino