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Netanyahu licenzia il suo consigliere per la sicurezza nazionale. Per i media la decisione deriva da “disaccordi sulla guerra a Gaza”

Netanyahu licenzia il suo consigliere per la sicurezza nazionale. Per i media la decisione deriva da “disaccordi sulla guerra a Gaza”

Politica estera 

22/10/2025

da La Notizia

Netanyahu sostituisce Hanegbi dopo mesi di tensioni sulla gestione della guerra a Gaza. Al suo posto Gil Reich

Nuovo scossone politico ai vertici del governo israeliano. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di rimuovere con effetto immediato il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi, figura storica del Likud ed ex ministro in vari governi dagli anni Novanta.

La decisione arriva, secondo quanto riferito dai media israeliani, dopo profondi disaccordi sulla gestione della guerra a Gaza, in particolare sul piano – poi accantonato – di invadere Gaza City durante l’estate e sul fallito attacco del mese scorso contro i leader di Hamas in Qatar.

Al posto di Hanegbi è stato nominato Gil Reich, già suo vice, che assumerà l’incarico di capo ad interim del Consiglio per la Sicurezza nazionale. Reich, prima di entrare nell’ufficio del primo ministro nel 2022, era vicedirettore della Commissione israeliana per l’energia atomica.

Netanyahu, in una nota ufficiale, ha ringraziato Hanegbi “per il suo servizio e per gli anni di collaborazione”, augurandogli “molto successo nei suoi impegni futuri e buona salute”. Un commiato formale, che tuttavia non nasconde la frattura politica e strategica maturata negli ultimi mesi all’interno del governo.

Netanyahu licenzia il suo consigliere per la sicurezza nazionale. Per i media la decisione deriva da “disaccordi sulla guerra a Gaza”

Hanegbi, in una dichiarazione diffusa alla stampa, ha riconosciuto i divergenze con il premier ma ha sottolineato di aver sempre mantenuto “un dialogo professionale, anche nei momenti di disaccordo”. L’ex consigliere ha ribadito che la guerra iniziata il 7 ottobre 2023 – nonostante l’attuale cessate il fuoco – “non è ancora finita”: “I nostri combattenti restano in guardia su molti fronti, e la missione di riportare a casa tutti gli ostaggi non è ancora completata”, ha affermato.

Hanegbi ha anche riconosciuto la responsabilità politica per il fallimento del 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas che costò la vita a circa 1.200 israeliani, e ha chiesto un’indagine approfondita per trarre le dovute lezioni e “ripristinare la fiducia pubblica”. Un passaggio che appare come un messaggio diretto a Netanyahu, da tempo contrario alla creazione di una commissione d’inchiesta indipendente.

“Dobbiamo rimanere uniti – ha concluso Hanegbi – e attenti ai bisogni di chi ha pagato il prezzo più alto: le famiglie in lutto e i feriti, nel corpo e nell’anima. L’unità è essenziale per garantire l’eternità di Israele.”

La sostituzione di Hanegbi con Reich segna un ulteriore segnale di tensione all’interno dell’esecutivo israeliano, impegnato su più fronti: dal mantenimento del cessate il fuoco a Gaza alla pressione crescente della comunità internazionale per una soluzione diplomatica al conflitto.

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