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Netanyahu nei guai: arresti, scandali e miliziani nel tunnel

Netanyahu nei guai: arresti, scandali e miliziani nel tunnel

Politica estera

04/11/2025

da Il manifesto

Eliana Riva

Gaza senza tregua. In carcere la procuratrice militare che ha svelato gli abusi sui prigionieri a Sde Teiman. Bufera-corruzione sul sindacato

Che depongano o meno le armi, Israele non consentirà ai militanti di Hamas di ritirarsi dalla zona occupata dall’esercito israeliano.
Nonostante l’accordo di cessate il fuoco preveda «l’amnistia» per i militanti che accettano il disarmo e un «passaggio sicuro» per coloro che scelgano di lasciare Gaza, Tel Aviv intende trattare i combattenti come una «minaccia» per i militari che occupano ancora metà della Striscia.

DOMENICA Al Jazeera ha riferito che alcuni membri di Hamas intrappolati dietro la «linea gialla» avrebbero chiesto a Qatar ed Egitto di negoziare con Tel Aviv un passaggio sicuro verso la parte libera di Gaza. I militanti lascerebbero tunnel e nascondigli per salire nei convogli della Croce rossa. Lunedì, un funzionario vicino a Benyamin Netanyahu ha dichiarato al Canale 12 israeliano che il premier avrebbe garantito il passaggio sicuro se i combattenti avessero deposto le armi. Alla notizia, i leader di maggioranza e opposizione si sono scagliati contro il primo ministro, accusandolo di tradimento. L’ipotesi è stata definita una «follia» dal ministro estremista delle finanze Smotrich, mentre per il suprematista ebraico Ben Gvir esistono solo due ipotesi: ucciderli o imprigionarli (in quest’ordine di priorità). Secondo le notizie in possesso dell’esercito, si tratterebbe di duecento militanti rimasti all’interno dei tunnel nella parte a sud della Striscia, soprattutto nell’area di Rafah. Alcuni di loro, per Tel Aviv, sarebbero responsabili dell’uccisione di tre soldati israeliani.

RIMANE UN MISTERO come siano riusciti a resistere, a centinaia, sotto i tunnel in un’area controllata dall’esercito, che non ha mai fermato l’opera di distruzione totale, usando esplosivi e mezzi pesanti. E non è chiaro se e come siano riusciti a contattare i membri del gruppo a nord della «linea gialla» o direttamente i negoziatori. In seguito alla levata di scudi, il funzionario israeliano ha cambiato versione, dichiarando al Times of Israel: «Il primo ministro persiste nella sua ferma posizione sul disarmo di Hamas e sulla smilitarizzazione della Striscia, eliminando le minacce terroristiche alle nostre forze».

MA SECONDO diverse fonti, Washington starebbe facendo pressioni sull’alleato perché accetti il ritiro pacifico dei combattenti, tutelando così il «piano Trump».
Le ultime giornate sono state particolarmente movimentate in Israele, caratterizzate da scandali e arresti. Decine di funzionari e il presidente del sindacato Histadrut sono stati arrestati ieri per corruzione. E dopo essere sparita per diverse ore, è stata trasferita in prigione anche la procuratrice capo dell’esercito. Yifat Tomer-Yerushalmi aveva lasciato un biglietto d’addio in seguito alle sue dimissioni, presentate venerdì.

LA 51ENNE avvocata, maggiore generale dell’esercito israeliano, ha ammesso piena responsabilità nella fuga di notizie che ha reso noto al mondo, attraverso la diffusione di un filmato, le terribili sevizie e torture a cui sono stati sottoposti i prigionieri palestinesi nei centri di detenzione israeliani. Il video, girato nel famigerato centro di Sde Teiman, mostrava i soldati della «Force 100» abusare in branco di un uomo che ha subito lesioni rettali, colon perforato, costole fratturate, un polmone forato.

Quando la polizia militare ha fatto irruzione nella struttura, interrogando i soldati sospettati delle violenze, questi hanno reagito violentemente, supportati da una folla inferocita che ha occupato la prigione, pretendendo che le indagini venissero subito interrotte. A guidare la rivolta, alcuni membri del partito del premier Netanyahu e leader di governo. Cinque soldati sono stati comunque accusati di violenza, ma per difendere l’operato degli investigatori militari la procuratrice dell’esercito ha deciso di diffondere il filmato, mentendo poi sulle proprie responsabilità.

IL SUO ARRESTO è usato ora come pretesto per interrompere le indagini sui membri della «Force 100». I difensori degli imputati hanno chiesto di «annullare immediatamente il processo», mentre le forze armate hanno fatto sapere di aver trasferito lo scorso mese a Gaza, senza raccoglierne la testimonianza, il palestinese abusato a Sde Teiman.

INTANTO, BEN GVIR e il governo stanno utilizzando lo scandalo per attaccare tutta la magistratura indipendente e in particolare la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, che guida i processi per corruzione in cui è imputato il premier. Udienze che Netanyahu continua a rallentare, adducendo motivi diplomatici, politici, ragioni di sicurezza, spesso accolti nonostante l’opposizione dell’accusa. Mentre il premier è difeso dal presidente statunitense Donald Trump e i suoi alleati di governo proteggono i torturatori di Sde Teiman, alla Knesset (il parlamento israeliano) avanza un disegno di legge che prevede la pena di morte per i palestinesi accusati di aver ucciso un israeliano. «Non esisterà discrezionalità», assicura Ben Gvir, che allo stesso tempo pretende immunità per i coloni che ammazzano i palestinesi nella Cisgiordania occupata. Anche ieri è accaduto, vicino Hebron.

UN COLONO ISRAELIANO ha sparato a un palestinese e i militari hanno bloccato l’ambulanza, lasciando che Ahmad Al-Atrash, di 35 anni, morisse dissanguato. Sempre ieri Jamil Hanani, di 17 anni, è morto dopo essere stato ferito da un militare a Nablus.

Anche a Gaza Israele continua a fare vittime. Tre palestinesi, tra cui una donna, sono stati uccisi nel sud. Nel quartiere di Shejaiyah, a Gaza City, un drone ha bombardato la scuola in cui si celebrava un matrimonio. Almeno tre donne, tra cui un’adolescente, sono rimaste ferite.

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