Voto del Consiglio di sicurezza sul ‘cessate il fuoco’ a Gaza rinviato a oggi, nel tentativo di evitare questa volta il veto Usa. Ma emerge il braccio di ferro dentro l’Amministrazione Biden con il Dipartimento di Stato a favore di una sospensione dell’attacco a Gaza e maggior prudenza in Cisgiordania e la Casa Bianca più permissiva sulla linea oltranzista di Netanyahu.
L’allarme Guardian
Il Presidente Usa, riferisce il britannico Guardian, si oppone a ogni ipotesi di usare le parole ‘cessazione dei combattimenti’ nella bozza del testo della risoluzione in discussione al Consiglio di Sicurezza. Biden, insomma, vuole che Israele possa gestire la guerra, e senza limitazioni di sorta. Una posizione che sta isolando l’America e sta mandando in fibrillazione interi Dipartimenti del governo federale. Così, mentre è in corso una vera operazione di acrobazia diplomatica, il voto del Consiglio di Sicurezza sul ‘cessate il fuoco’ a Gaza arriverà solo oggi
La ‘Cessazione delle ostilità’ nel macello Gaza, dovrebbe essere ‘urgente e sostenibile’, o solo ‘passi urgenti verso…’? Di questi passo la presidenza Biden regala al mondo un bis di Trump, come seguito di un Netanyahu.
Cavilli del disonore
Le ‘voci’ del Palazzo di Vetro riferiscono di continue correzioni alle bozze del documento, secondo le reiterate osservazioni della Casa Bianca. La prima bozza richiedeva «una cessazione urgente e sostenibile delle ostilità». Ma agli americani non è piaciuta. Ne è stata riscritta un’altra, che invoca «l’urgente sospensione delle ostilità, per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, e passi urgenti verso una cessazione sostenibile delle ostilità». Come si vede, la seconda formulazione, che sembra sia stata elaborata sotto dettatura Usa, è molto più ambigua. Quel ‘sostenibile’ significa tutto e niente e proprio per questo potrebbe essere votata anche dagli Stati Uniti, permettendo a Biden di salvare la faccia.
Salvare la faccia ma non Gaza
Certo, alla Casa Bianca cercano una via d’uscita che ammorbidisca le critiche, senza pregiudicare la strategia fin qui seguita. Dopo un briefing svoltosi ieri a Washington, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato: «Stiamo ancora lavorando sulle modalità della risoluzione. Per noi è importante che il resto del mondo capisca cosa è in gioco qui e cosa ha fatto Hamas il 7 ottobre, e come Israele ha diritto di difendersi da tali minacce». Sul quanto e sul come sia lecito ‘difendersi’, i dubbi americani che stanno emergendo prepotentemente in casa, lì restano chiusi. Come si vede, anche se la posizione americana si è fatta più possibilista dal punto di vista diplomatico, fondamentalmente resta salda nel sostegno al governo Netanyahu e alle sue strategie d’attacco
Il voto Usa come bandiera, ma anche il non voto
Ovviamente, un eventuale voto positivo degli Usa sul cessate il fuoco temporaneo o, più probabilmente, una scelta di astensione, avrebbero un significato geopolitico chiaro. Sarebbe il primo segnale che il tempo per l’offensiva ‘Spade di ferro’ sta per esaurirsi. Biden, finora non aveva voluto parlare in alcun modo di ‘cessate il fuoco’: davanti alle telecamere diceva di dispiacersi, per i civili palestinesi innocenti uccisi a Gaza dai bombardamenti indiscriminati degli israeliani. Ma dietro le quinte, ripeteva il via libera al loro continuo martellamento. Arrivando, persino, a esportare bombe e proiettili al fosforo bianco con disinvoltura e nonostante le rivolte dei suoi stessi funzionari. Ma i quasi 20 mila morti di Gaza hanno fatto la differenza e lo hanno trascinato in una caduta libera, nei sondaggi, che sembra inarrestabile.
Gaza muore e la presidenza precipita
Ieri, il New York Times ha pubblicato i risultati di un ‘poll’ estremamente significativo, tale da influenzare le prossime scelte della Casa Bianca sul conflitto israelo-palestinese. Solo il 33% degli americani approva la strategia politica di Biden nel caso di Gaza. Mentre -vera bomba dell’indagine sull’orientamento degli elettori-, messi di fronte a una scelta, i cittadini Usa pensano che Trump (46%) in Medio Oriente agirebbe meglio di Biden (38%). Secondo il NYT, quasi i tre quarti degli elettori tra i 18 e i 29 anni, fascia d’età tradizionalmente democratica, disapprovano il modo in cui Biden sta gestendo il conflitto di Gaza. E tra gli elettori registrati, molti dicono che voterebbero per Trump, con una percentuale del 49% a 43%. Fino a luglio, i sostenitori di Biden gli davano invece 10 punti di vantaggio.
America spaccata anche tra generazioni
Sostanzialmente, però, il quadro che esce dal sondaggio NYT è quello di un’America spaccata, soprattutto in senso generazionale. In valore assoluto, il 44% degli intervistati ha detto che Israele dovrebbe interrompere subito la sua campagna militare. Mentre il 39%, al contrario, ha sostenuto che l’esercito di Tel Aviv deve continuare a combattere fino alla completa distruzione di Hamas. Solo che, guardando il dato disaggregato, ci si accorge che i favorevoli ad Israele sono per la maggior parte anziani, laddove invece i giovani si preoccupano delle sorti dei civili palestinesi.
New York Times
Ecco come giudica i risultati del ‘poll’ il New York Times: «La maggior parte dei giovani elettori, tuttavia, ha risposto a una domanda dopo l’altra in modi che dimostrano come essi vedano il peggio in Israele. Pochi di loro credono che gli israeliani siano seri, riguardo alla pace con i palestinesi. Quasi la metà afferma che Israele sta uccidendo intenzionalmente civili. Quasi tre quarti dicono che Israele non sta prendendo sufficienti precauzioni per evitare vittime civili. E la maggioranza si oppone a ulteriori aiuti economici e militari a Israele».
L’America di domani, insomma, vede le cose assai diversamente, rispetto al suo Presidente ottantenne.
20/12/2023
Da Remocontro