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No Kings, l’esperimento americano è in bilico su un baratro

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19/10/2025

da Il Manifesto

Luca Celada

Come fosse l'America. Milioni di americani hanno sfilato ieri in centinaia di città per ribadire il valore della rivoluzione originaria, quella che 249 anni fa ha incarnato la ribellione contro la corona inglese e dato vita all’esperimento americano

Sullo sfondo di un’escalation delle tensioni preparata con accuse di «sovversione interna» dagli strateghi della «rivoluzione conservatrice», milioni di americani hanno sfilato ieri in centinaia di città per ribadire il valore della rivoluzione originaria, quella che 249 anni fa ha incarnato la ribellione contro la corona inglese e dato vita all’esperimento americano.

Quell’esperimento, ha detto dal palco della manifestazione di Washington DC il senatore Chris Murphy, è oggi in bilico su di un baratro. «Non siamo sulla soglia di una presa di potere autoritaria, ci siamo nel pieno», ha detto Murphy.

«La nostra democrazia corre un grave pericolo. Può ancora essere salvata, ma vi comunico che non sta venendo nessuno in nostro soccorso, né istituzioni, né regole o forze esterne. Sta solo a noi mobilitarci», ha aggiunto il senatore, ricordando alla folla che Donald Trump sta seguendo un progetto dettagliato di smantellamento progressivo della maggiore democrazia occidentale.

MURPHY HA PARLATO dell’attuale scontro parlamentare sull’approvazione della manovra Trump che ha prodotto la paralisi del governo. «Come democratici non voteremo mai per una legge che non metta un serio freno alla prevaricazione anti democratica di Donald Trump».
L’affermazione ha evidenziato uno degli obbiettivi della mobilitazione coalizzata attorno allo slogan «nessun re»: quello di creare un fronte unitario capace di riattivare voti di trumpisti pentiti e del grande bacino di assenteismo su cui è stata predicata l’ascesa della destra populista. Il progetto ha avuto ieri con la mobilitazione di piazza una tappa necessaria ma non da sola sufficiente. Un eventuale successo implica una saldatura con una leadership politica efficace, capace di tradurre l’energia delle piazze in strategia politica.

Questo 18 di ottobre ha riunito più persone di sempre nella storia Usa. Abbiamo respinto il diritto divino nel ’700, non intendiamo estenderlo ai nuovi oligarchi . Bernie Sanders

Lo sguardo è quindi puntato alle elezioni midterm nella consapevolezza il progetto Maga sta già abbordando la fase apertamente intimidatoria per sopraffare il processo elettorale, come accaduto già otto anni fa – stavolta con un intervento aggressivo sulla modifica dei collegi elettorali, una battente propaganda sui «brogli» dei democratici e lo stanziamento preventivo di truppe nelle città.

L’AUTO -INVASIONE paramilitare è stato un tema ricorrente della giornata. «Immaginate agenti federali ai comandi di elicotteri black hawk all’attacco di case popolari di Chicago», ha detto il senatore della Georgia, Rafael Warnock nel suo comizio ad Atalanta, riferendosi ad un episodio avvenuto della città dell’Illinois. «La nostra generazione dovrà fare ammenda non solo per le azioni violente a parole caustiche dei malvagi, ma per il silenzio e l’ignavia dei giusti».

Ognuno delle migliaia di discorsi profferiti ha dato la misura della dissociazione di una democrazia ormai solo parzialmente operativa, in cui soprusi fino a poco fa inimmaginabili sono ormai all’ordine del giorno. Abilitato da una Corte suprema promotrice della «reinterpretazione» dell’«esecutivo plenipotenziario», Donald Trump si muove ormai senza più alcuno scrupolo costituzionale. Con truppe pretoriane dislocate nelle “città nemiche” alza ora il tiro sulla magistratura, stringe su libertà di espressione, persegue apertamente i nemici politici ed estorce sottomissione da aziende e università governando con decreti presidenziali alla stregua di proclami reali.

Nel frattempo, procede la pulizia etnica della «grande deportazione», l’attacco frontale investe le istituzioni culturali col dilagante revisionismo storico e lo smantellamento del complesso culturale scientifico che è stato colonna portante dell’identità e del soft power americano. «Stiamo affrontando la potenziale fine della nostra Repubblica», ha affermato Bill Nye – popolare divulgatore scientifico e veterano delle proteste che fermarono la guerra in Vietnam. «Dobbiamo fermare gli abusi si questo presidente petulante e la sua cerchia di tirapiedi».

COME MOLTI ALTRI, il suo intervento ha sottolineato la congiuntura esistenziale ed identitaria in cui si trova il paese, travolto da un regime deciso a deviarlo radicalmente dal progetto multiculturale e almeno formalmente inclusivo su cui lo aveva portato 60 anni fa il movimento dei diritti civili. Dietro alla figura carismatica di un demagogo opportunista, una coalizione suprematista, integralista ed oligarchica sta portando a termine un piano per modificare nel profondo l’ordine simbolico prevalente, non solo da Martin Luther King, ma da Franklin Roosevelt e in ultima analisi da Lincoln.

«Questo 18 di ottobre del 2025», ha detto Bernie Sanders che ha chiuso il comizio davanti alla Casa bianca, «ha riunito più persone di sempre nella storia d’America». «Assistiamo oggi ad una classe di miliardari che credono di avere il diritto divino di governare senza contrappesi al loro potere», ha detto il senatore del Vermont ricollegandosi anche lui alla storia nazionale di cui il movimento vuole riappropriarsi. «Abbiamo respinto il diritto divino dei monarchi nel 1700, non abbiamo certo intenzione di estenderlo oggi ai nuovi oligarchi».

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