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Non ci credo e non mi fido

Non ci credo e non mi fido

Quanto conta la parola fiducia? In questi giorni di opacità risuona spesso. Per esempio sull’Ansa ho letto questo titolo: Amb. Israele all’Ue, no a indagine internazionale su ospedale. L’ambasciatore presso l’Unione europea e la Nato nel testo dell’agenzia specifica: non è il momento per un’indagine internazionale. E aggiunge: il responsabile è Hamas. Punto. Spero che vi fidiate più di noi, di un paese democratico, che di un’organizzazione terroristica.

(Per evitare interpretazioni distorte: Israele è una democrazia, ha il diritto di esistere, di vivere in pace e anche di combattere il terrorismo; penso che la sciagura dei palestinesi sia Hamas, e che le politiche del governo di Netanyahu siano improntate al colonialismo e al razzismo).

Una democrazia deve agire da democrazia

Un inciso a mo’ di giaculatoria per poter poi dire che essere democrazia comporta responsabilità e una democrazia deve agire da democrazia. E se combatte il terrorismo lo fa con le armi della legalità non con quelle della vendetta e dell’uccisione indiscriminata di donne e bambini. Questo in linea di principio.

Il diritto internazionale o vale per tutti o non vale per nessuno. Così come i crimini in guerra o le commissioni di inchiesta internazionali per verificarli: o valgono per tutti o per nessuno.

Non basta la fiducia.

La fiducia nei confronti della follia che anima le scelte delle classi dirigenti di questo mondo è finita da tempo. Per le scelte ambientali, per la prepotenza del ritorno alla guerra come unico mezzo per risolvere controversie, per l’imbarbarimento della società, per la mancanza di una via d’uscita dal sistema di sfruttamento globale. Perché abbiamo prove su prove – e la realtà che stiamo vivendo è la prova decisiva – che questa fiducia in passato sia stata veramente mal riposta.

Dovrebbe anche farci riflettere il fatto che i primi a non aver più fiducia nella narrazione, certamente tossica, che accompagna come propaganda ogni azione efferata, siano proprio i nostri giovani. I ragazzi e le ragazze che protestano, che si battono per il futuro del mondo, che pongono dubbi sul sistema. Quelli che vengono sbeffeggiati e manganellati. Quelli che un giorno scriveranno la storia e si vergogneranno della nostra stupidità, del fascistame culturale che ci ha paralizzato la coscienza. Quelli che un domani si chiederanno come siano state possibili tanta ferocia e tanta indifferenza.

Non ci credo e non mi fido

Concludo con un ricordo recente. Mi viene in mente un brillante intervento di Marco Tarquinio, stimato ex direttore de L’Avvenire, chiamato a commentare tempo fa una questione internazionale.

Dopo aver ascoltato un diplomatico che, nel suo discorso, usava come intercalare: mi creda… e dopo aver ascoltato le parole di un rappresentante della Nato che chiedeva fiducia, una fiducia evidentemente al buio, aveva genialmente risposto: non ci credo e non mi fido.  

22/10/2023

da Remocontro

Antonio Cipriani