01/11/2025
da Il manifesto
Striscia continua Accusato di genocidio, lo Stato ebraico processerà Hamas per lo stesso crimine. Tel Aviv accusata di violare la legge Leah
Israele, al centro di un procedimento giudiziario internazionale perché accusato di genocidio a Gaza, si prepara a istituire un tribunale straordinario che dovrà processare per genocidio circa 300 presunti membri delle unità palestinesi Nukhba catturati dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Si prevede l’impiego di giudici in pensione o prossimi al pensionamento per rimarcare il carattere eccezionale della corte. A rivelarlo è stata la tv pubblica Kan, entrata in possesso di un documento riservato. I vertici della Procura israeliana intendono definire entro le prossime settimane il via libera alle procedure giudiziarie. È stata discussa anche la possibilità di estendere il periodo di detenzione senza processo per i «combattenti illegali», ossia militanti che non appartengono a forze regolari.
QUESTA RIVELAZIONE, che evidenzia la distanza siderale esistente tra Israele e la comunità internazionale rispetto all’idea di genocidio, è giunta poche ore prima della notizia riferita dal Washington Post su un rapporto riservato del Dipartimento di Stato americano che segnala come le forze militari israeliane abbiano commesso centinaia di potenziali violazioni delle leggi statunitensi sui diritti umani nella Striscia di Gaza. È la prima volta che un documento governativo statunitense riconosce la portata delle azioni israeliane sulla base del Leahy Act, la legge che vieta l’assistenza Usa a unità militari straniere responsabili di gravi violazioni e abusi.
I BOMBARDAMENTI ISRAELIANI a tappeto hanno ucciso almeno 70.000 palestinesi e provocato distruzioni senza precedenti. Diversi incidenti di alto profilo attendono ancora una risoluzione, tra cui l’uccisione di sette lavoratori della World Central Kitchen nell’aprile 2024 e il massacro avvenuto nei pressi di Gaza City due mesi prima, quando 100 palestinesi furono uccisi e altri 760 feriti mentre si radunavano attorno ai camion degli aiuti umanitari, in quello che è divenuto noto come il «Massacro della Farina».
Sulle conseguenze per Israele di questo rapporto prevale lo scetticismo: secondo Josh Paul, ex funzionario del Dipartimento di Stato, «questo sistema imperfetto ha prodotto risultati prevedibili. Ad oggi, gli Usa non hanno negato alcun aiuto a nessuna unità israeliana, nonostante le prove evidenti». Charles Blaha, anch’egli ex funzionario, teme che «la responsabilità verrà dimenticata una volta che il rumore del conflitto si sarà placato».
IL MINISTERO DELLA DIFESA israeliano, nel frattempo, ha annunciato il licenziamento della procuratrice militare Yifat Tomer Yerushalmi, accusata di aver preso parte alla diffusione di un video che mostra la tortura e il brutale pestaggio di un detenuto palestinese da parte di cinque soldati israeliani nel famigerato campo di detenzione di Sde Teiman. Il caso ha sollevato ulteriori interrogativi riguardo al sistema israeliano di responsabilità interna, alla luce anche della sistematica interferenza nella vicenda di attivisti e deputati di destra decisi a ottenere la fine del procedimento contro i cinque torturatori.
SUL TERRENO prosegue la tregua, in realtà un’offensiva a bassa intensità, entrata in vigore il 10 ottobre. Le forze israeliane continuano gli attacchi su Gaza con bombardamenti, incursioni e demolizioni di vaste aree oltre la cosiddetta «linea gialla» segnata dal piano Trump. Nuovi raid aerei sono stati compiuti nelle ultime ore. Il bilancio delle vittime palestinesi è stato aggiornato: il ministero della Salute a Gaza segnala 211 uccisi e 597 feriti dall’entrata in vigore dell’accordo, oltre al recupero di 482 corpi di vittime precedenti. Israele continua a limitare l’ingresso a Gaza di aiuti umanitari, medicinali e attrezzature ospedaliere. Dall’avvio del cessate il fuoco sono entrati solo 986 camion di aiuti, tra cui 14 di gas da cucina e 28 di gasolio.
Secondo il sempre ben informato sito Axios, gli Stati Uniti avrebbero offerto ad Hamas di ritirare tutti i suoi combattenti che si trovano all’interno della zona cuscinetto costituita da Israele all’interno di Gaza. L’offerta, spiega Axios, sarebbe volta a consolidare la tregua evitando scontri a fuoco tra soldati israeliani e combattenti palestinesi. Allo stesso tempo, sottolineano alcuni osservatori, porta anche a un altro «consolidamento»: quello della divisione tra la zona cuscinetto occupata da Israele (pari al 53% della Striscia) e il resto di Gaza controllato dal movimento islamico.
In Cisgiordania non cessano gli attacchi ai raccoglitori di olive palestinesi da parte dei coloni israeliani, che hanno anche dato fuoco a tre auto a Kafr Qaddum. Testimoni riferiscono che i coloni hanno sparato munizioni vere durante le proteste degli abitanti. Raid anche a Beitin e Deir Dibwan, a est di Ramallah.

