04/09/2025
da Remocontro
Le ‘democrazie’ inventate. Democrazie di comodo e fasulle, la premessa di Fulvio Scaglione. «La costruzione della democrazia in Afghanistan, la presenza di armi di distruzione di massa nell’Iraq di Saddam Hussein, l’utilità di abbattere il regime di Muhammar Gheddafi in Libia».
- Fallimenti epocali tra sacrifici enormi di vite ed enormi sprechi di risorse, ma che non hanno indotto alcun ripensamento. I soliti noti si sono esibiti in modo analogo con la Siria e poi con l’Ucraina.
Damasco, bastava vedere
A Damasco e dintorni la situazione era chiara, per chi la volesse vedere. La gente aveva mille ragioni per protestare e sollevarsi (ne ho parlato a lungo in un libro intitolato “Siria – I cristiani nella guerra”) ma a stroncare la Primavera siriana, assai più che la repressione di Assad, fu la subornazione della protesta stessa da parte dei movimenti dell’islamismo estremista finanziati dalle petromonarchie del Golfo Persico, benedette peraltro dagli Stati Uniti (anche di questo, e mi scuso per dirlo, ho parlato in un altro libro, “Il patto con il diavolo”) e poi anche dagli europei.
Hillary Clinton
Se non bastassero i documenti, usciti peraltro già diversi anni fa anche dalla corrispondenza ufficiale di Hillary Clinton (segretaria di Stato dal 2009 al 2013), ci sono anche le testimonianze raccolte dal vivo. Ricordo perfettamente, per esempio, ciò che raccontavano i parrocchiani del padre gesuita olandese Frans van der Lugt, ucciso dagli islamisti a Homs il 7 aprile del 2014 proprio a causa della sua lunghissima attività a favore del dialogo interreligioso in Siria.
- Spiegavano che, passata una primissima fase, nei cortei anti-regime si piazzavano individui arruolati dai gruppi jihadisti con i soldi arrivati da fuori, mentre in fondo alla marcia si piazzavano uomini armati il cui compito era controllare che i prezzolati cantassero gli slogan giusti al momento giusto.
Un milione di esempi ad avvertire
Un esempio nel milione di esempi che avrebbero dovuto metterci sull’avviso. Almeno riguardo al fatto che la dittatura di Assad era un tappo, messo con la violenza a una situazione interna storicamente frammentata e inquieta (arabi 50%, alawiti 15%, curdi 10%; musulmani sunniti 87%, sciiti di diverse denominazioni 13%, cristiani 10%) e in quegli anni scossa e strumentalizzata da forze esterne assai potenti: rimuoverlo non necessariamente avrebbe portato a un miglioramento.
Nove mesi dopo Assad
Oggi, nove mesi la cacciata di Assad, che cosa vediamo? Gli ex (ex?) qaedisti di Hayat Tahrir al Sham, cioè le milizie fino ad allora comandate dall’attuale presidente ad interim Mohammed al-Shara, hanno fatto impunemente strage degli alawiti (almeno 1.400 morti, quasi tutti civili, nelle regioni di Tartus e Latakia) e adesso passano per le case degli alawiti espropriandole a forza o marchiandole con la vernice, come facevano i nazisti con le case degli ebrei negli anni Trenta. Nel tentativo di fare, letteralmente, terra bruciata intorno alla minoranza etnico-religiosa che esprimeva la precedente élite di comando, sono anche stati accesi enormi roghi nei boschi intorno a Latakia, devastando la regione.
Baduini sunniti e drusi
Nel Sud, gli scontri tra i beduini sunniti e i drusi sono degenerati al punto da trasformarsi in una mezza guerra tra le milizie siriane di Hayat Tahrir al-Sham (intervenute al fianco dei beduini) e le truppe di Israele (intervenute per proteggere i drusi), con il risultato di un ampliamento dell’occupazione israeliana in territorio siriano. Nel frattempo, le tensioni tra Israele e Turchia, ben descritte in InsideOver da Andrea Muratore, rischiano di trasformare la Siria nel terreno di uno scontro epocale.
I curdi a nord-est
Marca male anche a Nord-Est, dove una parte della regione è sotto il controllo dei curdi. La Turchia, grande sponsor di Hayat Tahrir al-Sham, li ha minacciati più volte. E il Governo provvisorio di Damasco si è ritirato dai colloqui di Parigi sull’integrazione della comunità e delle milizie curde dopo che una conferenza di movimenti curdi ha chiesto «una Costituzione democratica che stabilisca uno Stato federale».
I cristiani
I cristiani, già colpiti dal sanguinoso attentato contro la chiesa di Mar Elias a Damasco del 22 giugno (25 morti), vivono nella paura e, come testimonia anche Terrasanta.net, si sono risolti a proteggere le chiese e gli edifici collegati con grate di ferro e guardiani. Cosa mai successa in passato.I sentimenti delle minoranze etniche e religiose, peraltro, non sono difficili da analizzare. Tra le tante ricerche, ecco qui sotto il risultato di un sondaggio dell’Ispi: ‘quasi nessuno si fida del nuovo corso tranne… il nuovo corso, ovvero i sunniti’.
Il ‘dopo Assad’ delle bugie
- La conclusione non è complicata, soprattutto ora che gli Usa e l’Europa, che tanto si erano battuti per liberare la Siria da Assad promettendo meraviglie, fanno finta di non vedere quel che accade a Damasco a dintorni. Le ricette dell’Occidente non funzionano e producono solo ed esclusivamente caos e sangue. Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria a Gaza, la nostra politica genera fallimenti che si scaricano sulle popolazioni locali. Quando guardiamo Narendra Modi, Vladimir Putin e Xi Jinping che si abbracciano, proviamo a chiederci se questo non sia esattamente ciò che abbiamo preparato con le nostre mani.