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Nuovi test nucleari, solo minacce tra Trump e Putin?

Nuovi test nucleari, solo minacce tra Trump e Putin?

Da non dimenticare

10/11/2025

da Remocontro

Giovanni Punzo

La storia delle armi nucleari non si limita esclusivamente all’impiego bellico, che avvenne nel 1945 ad Hiroshima e Nagasaki, ma comprende anche le vicende che portarono alla loro costruzione e va oltre. Alle decisioni politiche seguirono i l’organizzazione di articolati apparati di ricerca e la scelta di rivelarne o meno l’esistenza ai fini di un possibile impiego.

 

Segreto, ma non troppo

In questo quadro complesso i test rivestirono sempre un ruolo importantissimo: da una parte infatti si voleva verificare l’efficacia degli ordigni, ma dall’altra – pur mantenendo nel massimo segreto la maggior parte delle informazioni – si intendeva anche dissuadere i potenziali avversari. I test insomma sono parte integrante della logica nucleare e dei rischi che essa implica comunque.

Trinity

Il 16 luglio 1945, alle 05.30 ora locale, nel deserto del Nuovo Messico fu condotto il primo esperimento con un ordigno nucleare. Lo stesso direttore del progetto, Robert Oppenheimer, aveva dato il nome di ‘Trinity’ alla detonazione ‘sperimentale’ di una bomba atomica al plutonio, del tutto simile a quella che sarebbe scoppiata a Nagasaki il successivo 9 agosto. Per l’esperimento era stata realizzata una torre metallica, per quanto fosse più somigliante a un traliccio, alta una trentina di metri e sulla sommità della quale su fatta esplodere la bomba.
Scienziati e militari presenti si resero conto subito dopo quelle poche frazioni di secondo che era iniziata un’era nuova, ma molti avevano giù intuito tutto il potenziale distruttivo dell’ordigno. Dall’altra parte dell’Atlantico la guerra era appena finita e l’Europa era stata liberata dal nazismo: si svolse quindi a Potsdam, a poca distanza da Berlino, un incontro al vertice per definire le sorti del dopoguerra.
In questo contesto, fuori dai lavori ufficiali, il presidente Truman si rivolse direttamente a Stalin per comunicare in maniera confidenziale che gli americani avevano a disposizione una ‘nuova potente arma’ da impiegare contro il Giappone. Truman era però all’oscuro che il segretissimo progetto ‘Manhattan’ fosse invece già noto ai sovietici, per quanto non in tutti particolari, sia grazie all’intelligence, sia per le felici intuizioni di uno scienziato sovietico che si era insospettito per la scomparsa dalle pubblicazioni e dai congressi scientifici di decine di colleghi americani che conducevano ricerche in settori collegati alla fisica nucleare. Le informazioni delle spie e l’analisi scientifica avevano quindi già messo in allarme i sovietici che accelerarono le loro ricerche iniziate almeno dal 1943.

Negli sconfinati spazi sovietici

La prima bomba atomica sovietica fu fatta esplodere il 29 agosto 1949 nel poligono di Semipalatinsk, attualmente in Kazakistan: si trattava di un ordigno al plutonio, molto simile a quello fatto espodere dagli americani nel Nuovo Messico quattro anni prima. Anche gli americani sapevano che i sovietici stavano realizzando una bomba atomica, ma rimasero comunque sorpresi dalla relativa rapidità con cui arrivarono ad effettuare il primo esperimento.
La corsa sovietica, alla quale ‘Trinity’ aveva già impresso una forte spinta, pur guidata da eccellenti scienziati, era comunque supervisionata dal capo della polizia segreta Lavrenti Berija, che poteva utilizzare un’ampia gamma di mezzi di persuasione e soprattutto poteva contare sull’appoggio incondizionato di Stalin. Non bisogna dimenticare del resto che, negli sconfinati spazi sovietici, era possibile disperdere e camuffare qualunque tipo di laboratorio di ricerca od officina di produzione.
Quando però nel 1951 fu effettuato un secondo test sovietico con una bomba all’uranio (sempre in Kazakistan), fu chiaro agli americani che i sovietici padroneggiavano ormai ambedue le tecnologie. Le ansie non migliorarono tra il 1952 e il 1953: il primo test americano di una bomba all’idrogeno – molto più potente di tutte le precedenti – si svolse il 1o novembre 1952, seguito a breve da quello sovietico che si svolse nell’agosto 1953.
Se in precedenza Harry Truman aveva guardato a questa tipologia di arma – ritenuta l’extrema ratio – con forte apprensione e scrupoli etici, salito alla presidenza Dwight Eisenhower proprio nel 1953, l’arma divenne una parte integrante nelle strategie delle due superpotenze e nasceva il concetto di deterrenza: per influire sul comportamento di un eventuale avversario diventava necessario convincerlo che un attacco non sarebbe stato vantaggioso percui anche la conoscenza dei test diventava una pedina importante.

Gli altri Paesi nucleari

I test insomma si trasformarono in veri e propri ‘messaggi’ che non furono lanciati solo dalle superpotenze. In ordine di tempo la terza potenza a dotarsi di armi nucleari fu la Gran Bretagna: il primo test avvenne il 3 ottobre 1952 in una regione dell’Austrialia occidentale e da allora i test britannici in diversi luoghi furono un centinaio protratti fino al 1991, ma in un certo senso sempre discreti.
Dal 1960 al 1996 la Francia ha condotto invece più di duecento test nucleari. Il primo il 13 febbraio 1960, nel pieno della guerra d’Algeria, in una zona remota del Sahara francese e da quella data si susseguirono nel deserto un’altra quindicina di test. L’altro luogo scelto dai francesi dal 1968 fu Mururoa nella Polinesia francese, nella profonda cavità di un vulcano spento in mezzo all’oceano: sospesi da Mitterand e ripresi da Chirac dal 1992, i test cessarono dal 1996.
Al quarto posto la Cina che, dal primo esperimento del 16 ottobre 1964 all’ultimo nel 1996, ne ha condotto una cinquantina, in prevalenza in un’area isolata del nord ovest nei pressi di un lago salato.
L’India, al tempo governata da Indira Gandhi, effettuò il primo esperimento il 18 maggio 1974 – che era stato denominato «Budda sorridente» in codice e ‘nucleare pacifico’ nei documenti ufficiali – cui ne seguirono quattro.
Ultimo membro del club si aggiunse il Pakistan che ha condotto sinora sei sperimentazioni, ma dopo l’ultimo avvenuto nel 1998, ha sottoscritto rapidamente un protocollo con l’India, perché come in tutti club esiste un comune linguaggio tra i soci.

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