La strage più vicina, non l’ultima, temiamo. Un ennesimo raid aereo israeliano ha ucciso almeno 87 palestinesi, tra cui donne e bambini, a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. L’attacco ha intrappolato sotto le macerie decine di persone. I tentativi di soccorso sono stati ostacolati da un blackout delle comunicazioni e dalle strade ostruite dalle macerie dopo settimane di assedio.
Disumanità in divisa militare. Cisgiordania nelle mani dei banditi di Stato. Fondi pubblici rubati allo Stato e i silenzi complici. Tra Mossad e Cia le spiate di sgarbo. Israele Stati Uniti, chi diffida di più
Disumanità in divisa militare
Il direttore dell’ospedale Kamal Adwan ha denunciato che molti dei feriti nell’attacco sono morti a causa della mancanza di risorse mediche e che decine di persone disperse sotto le macerie non si possono soccorrere per la mancanza di mezzi e per i raid che si ripetono. Conferma anche da Medici Senza Frontiere: “Mentre il nord della Striscia di Gaza è sotto assedio da oltre 2 settimane, è fondamentale garantire la protezione delle poche strutture sanitarie ancora funzionanti. Chiediamo alle forze israeliane di fermare immediatamente gli attacchi contro gli ospedali nel nord di Gaza”, invoca Anna Halford, coordinatrice delle emergenze di Msf a Gaza.
Che inoltre denunciano che le forze israeliane stanno assediando e prendendo di mira gli ospedali Indonesian, Al-Awda e Kamal Adwan. Più di 350 pazienti -si legge in una nota- sarebbero intrappolati all’interno, tra cui donne incinte e persone che hanno appena subito operazioni chirurgiche.
L’esecuzione del ‘Piano dei Generali’
Israele dice di non voler svuotare il nord di Gaza dei suoi abitanti palestinesi, ma nessuno ci crede. Haaretz ha raccolto le voci di diversi diplomatici occidentali, ormai convinti che l’assedio totale del nord della Striscia non punti – come sostiene Tel Aviv – a distruggere l’infrastruttura militare di Hamas ma a mettere in pratica il famigerato «Piano dei Generali», il progetto di«costringere l’intera popolazione a trasferirsi a sud, oltre il corridoio Netzarim». A spingere in questa direzione, continua Haaretz c’è il blocco degli aiuti umanitari che a nord non si vedono dal primo ottobre, «affamare la popolazione per favorirne la fuga di resa». https://www.remocontro.it/2024/10/12/non-solo-libano-o-iran-peggio-su-gaza-col-piano-dei-generali/
Cisgiordania nelle mani dei banditi di Stato
90 avamposti illegali: così il governo Netanyahu finanzia il terrorismo dei coloni in Cisgiordania, cambiandone la sua identità denuncia InsideOver. Negli ultimi sette anni, sono oltre 60 gli avamposti agricoli illegali -rubati-, spuntati nella West Bank dal 2017 ad oggi. È quanto si legge nella dettagliata inchiesta pubblicata da Haaretz. “Furto di territori palestinesi grazie al governo Netanyahu, che ha destinato decine di milioni di shekel di fondi pubblici a queste comunità”. Nel registro delle associazioni ‘pre4sdcelte’ si legge che Uri Eretz Ahavati, l’ente no profit che gestisce il progetto educativo – il cui nome significa letteralmente “Svegliati, Mia Terra Amata”.
Le violenze ai danni dei palestinesi
Sempre nell’inchiesta del quotidiano si dice che “queste imprese agricole –tutte le tutte le 60 fattorie- siano in realtà dei focolai di frizioni e violenze contro il popolo palestinese”. Attualmente, 90 gli avamposti di questo tipo, che rubano c165mila acri di terra, il 12% dell’intero territorio della West Bank – una superficie pari a quella delle città di Dimona, Gerusalemme, Be’er Sheva, Arad ed Eilat messe insieme. L’incremento di tanti avamposti ebraici in terr4a palestinese è stato possibile grazie alle decine di milioni di shekel di fondi pubblici stanziati dal Governo. Almeno “sei ministeri – scrive Haaretz – sono coinvolti nel finanziamento e nel mantenimento di questa impresa in crescita, il cui scopo sotteso è lo sfollamento sistematico dei palestinesi”.
Fondi pubblici rubati allo Stato e i silenzi complici
Com’è possibile che dei fondi pubblici vengano regolarmente stanziati a favore di avamposti considerati illegali dallo stesso Stato? “Il ministero dell’Agricoltura israeliano sostiene il pascolo per preservare le aree aperte. Il luogo di residenza della persona che avanza la richiesta è irrilevante”. Nel silenzio totale, o quasi, dell’informazione mainstream, la comunità internazionale ha battuto un colpo, seppur minimo, tardivo e inefficace. Infatti “Stati Uniti, Gran Bretagna e altri Paesi hanno imposto sanzioni ai proprietari di sei di queste fattorie”. Gesto simbolico, retrogusto di presa in giro. Del resto la politica del Governo israeliano è svelata in splendida e severa sintesi dal titolo dell’articolo di Haaretz: “Il governo di Netanyahu non solo consente il terrore ebraico in Cisgiordania, ma lo finanzia pure”.
Tra Mossad e Cia le spiate di sgarbo
Le autorità statunitensi stanno affrontando -così ci dicono-, una crisi di sicurezza dopo la diffusione di due presunti documenti che rivelano i preparativi di Israele per un possibile attacco all’Iran. I documenti, 15 e 16 ottobre, sono stati pubblicati su Telegram da un account affiliato all’Iran chiamato Middle East Spectator e sono -erano- “top secret”. Riservati a “Five Eyes”, gli occhi di Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito. La fuga di notizie –se non voluta per questo-, potrebbe aumentare il rischio di escalation tra Iran e Israele.
Israele-Stati Uniti, chi diffida di più?
Secondo Axios, la diffusione di queste informazioni riservate potrebbe minare la fiducia tra gli Stati Uniti e i loro alleati. Quella reale. Dal punto di vista politico, la fuga di informazioni espone la strategia militare israeliana che –utile ricordarlo-, non sempre è condivisa da Washington. e potrebbe innescare una reazione da parte dell’Iran, aggravando le tensioni regionali. Sul piano strategico, questa violazione non vca oltre lo spostamento geografico di qualche apparato difensivo iraniano. A volersi fidare della presunta ‘spiata’
22/10/2024
da Remocontro