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Onu bersaglio e ‘melina’ elettorale Usa in attesa dell’Iran

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La guerra è una tragedia svilita anch’essa dalla politichetta. “Aiuti a Gaza o stop agli aiuti militari” dice la candidata presidente, ma solo dopo le elezioni. Finto ultimatum Dem a Netanyahu, che a sua volta gioca sporco per aiutare il suo amico Trump. Forse attaccando l’Iran proprio nei giorni elettorali Usa. Un po’di guerra vera, anche per noi italiani in Libano dove oggi arriva la premier. Proteste con Netanyahu -osserva Alberto Negri-, ben sapendo che non saranno neppure ascoltate.

La vergogna di Gaza infanga l’America

Resipiscenza etica’. Soprassalto di morale? La mancata consegna di aiuti umanitari a Gaza potrebbe portare alla sospensione degli militari che gli USA forniscono incessantemente ad Israele. Con l’efficacia di oltre 42 mila morti nella sola Striscia di Gaza. Washington a vigilia di presidenziali ha inviato un primo avvertimento a Tel Aviv su quanto accade a Gaza. “Israele avrebbe 30 giorni di tempo per affrontare le preoccupazioni legate alla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza” pena il possibile stop all’invio delle armi. Applausi per un’iniziativa tardiva che potrebbe alleviare le terribili sofferenze dei palestinesi. Ma come riporta ‘Responsable Statecraft’, “la scadenza di 30 giorni” rinvia la questione a dopo le elezioni presidenziali. Dal Primo ministro israeliano nessuna reazione all’ultimatum. In attesa di sapere se dovrà trattare con Kamala Harris o con Donald Trump.

Libano, Israele nello spiegare provoca

La giustificazione con cui la Difesa israeliana ha motivato i primi attacchi alle postazioni dei caschi blu della United Nations Interim Force in Lebanon, l’UNIFIL, Libano non solo non convince, ma quasi provoca. In una versione i militari israeliani sostengono di aver sparato contro gli avamposti dei caschi blu per difenderli e hanno accusato Hezbollah di aver “deliberatamente” messo in pericolo i soldati dell’UNIFIL. L’esercito israeliano ha assicurato che “sta conducendo un esame approfondito per stabilire nei dettagli cosa sia successo”. Una risposta insoddisfacente per Francia, Italia e Spagna ma anche per il comando di UNIFIL, che non aveva lamentato attacchi da parte di Hezbollah. Anzi, già il giorno prima la milizia libanese aveva accusato le IDF di schierarsi a ridosso delle basi dell’ONU utilizzando i caschi blu come scudi umani.

’Suggerimenti’ alla Netanyahu

Il 10 ottobre il portavoce di UNIFIL, Andrea Tenenti, aveva riferito che “quello accaduto è un atto deliberato da parte dell’IDF. La nostra presenza è al momento necessaria non solo per il monitoraggio, ma anche per l’assistenza alla popolazione locale: la maggior parte della popolazione sfollata se n’è andata dal sud del Libano, ma ci sono migliaia di persone bloccate nei vari villaggi. Portare assistenza umanitaria a questi villaggi è molto importante. Ed è quello che stiamo cercando di fare, in situazioni molto difficili”. Il contesto intimidatorio diventa palese, con la reiterazione degli attacchi. E il premier Netanyahu non usa mezzi termini per “suggerire” ai caschi blu di sgombrare il campo: Israele vuole massima libertà d’azione sul campo di battaglia per affrontare un nemico ben più ostico di Hamas, e Tel Aviv intende perseguire i suoi obiettivi militari anche a costo di pregiudicare le relazioni con nazioni amiche quali l’Italia e la Francia.

Francia in campo e Meloni in Libano

La Francia dopo l’Africa non vuole perdere anche il Libano e Macron ha criticato con forza Netanyahu e Israele. Al summit euro-mediterraneo di Pafo, a Cipro, Macron è stato, assieme a Pedro Sanchez, il sostenitore dello stop alle armi a Tel Aviv. Come hanno dimostrato le azioni di Gaza e del Libano del Sud, organismi come le Nazioni Unite per Netanyahu sono solo un impedimento alla guerra di massacri, di annientamento e di eliminazione dei nemici, non importa se al prezzo di decine di migliaia di morti di civili come sottolinea Alberto Negri sul Manifesto. «Se ne è quasi accorta, a parole -sempre ambigue- perfino la presidente del consiglio Meloni oggi in Libano ma che -a meno di sorprese- eviterà di andare alla sede di Unifil. Perché nonostante il governo italiano continui a chiamare ‘Paese amico Israele’, nessuno si fida di Benjamin Netanyahu. Come diceva Churchill gli stati non hanno amici ma solo interessi.

Sul campo di battaglia

Le penetrazioni israeliane contrastate con successo dagli Hezbollah lasciano intendere che la guerra per il sud del Libano sarà lunga e sanguinosa (nel 2006 anche perdente), con i caschi blu testimoni scomodi esposti al fuoco dei belligeranti ma senza disporre di vere capacità di autodifesa. La forza dell’ONU dispone di armamento leggero e qualche blindato. Le sue basi non sono fortificate con solo rifugi per proteggere il personale. UNIFIL non è schierata per combattere ma per pattugliare il territorio.

I peacekeeper “sono sempre più in pericolo e la loro sicurezza è sempre più a rischio” denuncia il capo del Dipartimento per le Operazioni di pace dell’ONU, intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti a parole esortano Tel Aviv a fermarsi per soddisfare l’elettorato democratico a poche settimane dal voto, ma poi fanno affluire le munizioni indispensabili a Israele per continuare l’offensiva.

18/10/2024

da Remocontro

Ennio Remondino

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