ACCUSE E SCUSE. Quando un ministro dice che l’unica opposizione che lo spaventa è quella giudiziaria, la prima a dovergli dimostrare che si sbaglia è l’opposizione politica. Facendogli paura.
Sarebbe questa la reazione da attendersi, più che il legittimo dispetto della magistratura. Anche perché da settimane vediamo segnali che l’aria nel paese sta cambiando. Si riempiono piazze sempre più grandi, da quella del 7 ottobre della Cgil e delle associazioni fino a quelle pienissime di sabato scorso contro la violenza di genere, che contenevano inevitabilmente un’opposizione al governo «Dio, patria e famiglia». Passando attraverso gli scioperi e le manifestazioni per la tregua a Gaza, dramma sul quale il nostro governo interviene molto poco e sempre male.
Persino la manifestazione del Pd esprimeva una radicalità assai superiore a quella applicata dai suoi rappresentanti in parlamento. I partiti di opposizione, dunque, avrebbero argomenti e base sociale per dimostrare a Crosetto e al governo che ci sono ragioni e forze politiche da temere. Senza doversi affidare alla supplenza giudiziaria. Senza ridursi a sperare, anche le opposizioni, che Crosetto abbia ragione, che conosca chissà quale inchiesta che sta per sgambettare Meloni.
Anche perché Crosetto non conosce niente altro che le grandi difficoltà del governo, quelle che vediamo tutti. Non a caso l’improvvido passaggio sulle trame delle toghe rosse, il ministro lo ha infilato parlando dei ritardi sul Pnrr, che – giura – si potranno recuperare se non si mette di traverso la magistratura. Non è certo la prima volta che questa maggioranza, che dichiarava di essere «pronta» prima ancora delle elezioni, ha bisogno di qualcuno a cui dare la colpa delle proprie incapacità. Se sono arrivati a puntare il dito contro l’internazionale che trama per la sostituzione etnica – e per questo spingerebbe i migranti in mare – cosa volete che sia una cospirazione casareccia di quattro giudici a congresso?
Quando la valanga dei decreti anti immigrazione ha preso contatto con la legislazione europea e la Costituzione, sgretolandosi in un istante depositando solo inutile crudeltà, la destra ha risposto con la caccia alla giudice. E ora che imperterrita progetta una detenzione extraterritoriale in Albania, avverte già che se non dovesse funzionare sarà colpa dei magistrati prevenuti, non del fatto che hanno calpestato leggi e principi fondamentali.
Nel valutare le frasi di Crosetto (e i suoi passi indietro), bisogna dunque non perdere di vista l’obiettivo spicciolo che le muove. Sono alla lettera affermazioni abnormi in un contesto di equilibrio tra i poteri, l’ennesima dimostrazione di una cultura allergica alle garanzie e ai controlli, questo è certo, ma dal punto di vista politico non sono l’annuncio di una guerra totale. Il centrodestra non ha le spalle tanto larghe e la magistratura non è la tv di Stato, che con un po’ di nomine si mette in scia. Non è nemmeno, e lontanamente, tutta orientata a sinistra, e certo non è allergica al conformismo.
Le frasi scomposte di Crosetto sono soprattutto la conferma che la destra al potere ha bisogno di un altro nemico, di una nuova scusa, di qualcun altro al quale dare la responsabilità dei suoi fallimenti. Sono alla fine una dichiarazione di debolezza, non di forza. Le minoranze dovrebbero trarne buoni auspici per provare a fare opposizione politica. Fuori cioè dai tribunali.
28/11/2023
da Il Manifesto