04/09/2025
da Il Manifesto
Parata di Pechino. Show della potenza cinese a Tienanmen, la "seconda superpotenza" pretende un nuovo ordine globale
«Oggi l’umanità deve nuovamente scegliere tra pace e guerra, dialogo e scontro». La voce ferma, quasi monocorde, ma senza un tono imponente. Xi Jinping prova a far combaciare l’immagine di potenza che vuole dare della Cina al mondo, con una di stabilità. Un mix strategico, in una fase in cui il presidente degli Stati uniti posta a ripetizione sui Thruth, accusando Vladimir Putin e Kim Jong-un di essere in Cina a «cospirare contro l’America».
Già, il presidente russo e il leader supremo nordcoreano sono i due ospiti d’onore della grande parata militare con cui Pechino celebra l’ottantesimo anniversario della vittoria contro il Giappone nella seconda guerra mondiale. Sono loro gli ultimi ad arrivare sull’interminabile tappeto rosso steso su piazza Tiananmen, in coda a una lunga lista di ospiti e leader internazionali. Xi prende entrambe le mani a Kim, nel loro primo incontro dal 2019. Con Putin, invece, ha già trascorso i tre giorni precedenti tra il summit della Sco di Tianjin e il bilaterale con cui è stato siglato l’accordo sul nuovo gasdotto Power of Siberia 2.
È LA PRIMA VOLTA che i tre si incontrano tutti insieme. Bisogna tornare al 1959 per la presenza contemporanea di un presidente sovietico e nordcoreano a una parata militare cinese. Si era in piena guerra fredda e i protagonisti di allora erano Mao Zedong, Nikita Kruscev e Kim Il-sung, nonno dell’attuale guida suprema, giunto a Pechino insieme alla figlia 13enne Ju-ae, sua potenziale erede.
Mentre camminano nella piazza, Xi è al centro con Putin a destra e Kim a sinistra. L’immagine che tutti aspettavano, ma che non verrà replicata visto che nel corso della giornata non si è svolto alcun trilaterale ufficiale.
GIUNTI SUL PODIO, i leader rendono omaggio a un gruppo di anziani veterani della guerra, tra cui uno del Guomindang, il partito nazionalista ripiegato a Taiwan dopo la sconfitta nella guerra civile e che giocò un ruolo cruciale nel conflitto. Sul podio anche diversi ex alti ufficiali del Partito comunista, tra cui non c’è però Hu Jintao, il predecessore di Xi. Il premier Li Qiang dichiara aperta la cerimonia. Sparano i colpi di cannone, poi una gigantesca orchestra militare inizia a suonare, coadiuvata da uno sterminato coro vestito di bianco. La diretta della televisione di stato cinese indugia sull’immagine di Xi e Kim che conversano fitti, seduti ai loro posti. Poi il presidente cinese prende il palcoscenico.
«Solo trattandosi reciprocamente come pari, vivendo in armonia e sostenendosi a vicenda, tutti i paesi possono mantenere la sicurezza comune, eliminare le cause profonde della guerra e impedire il ripetersi di tragedie storiche», dichiara. «Il popolo cinese è dalla parte giusta della storia e la Cina è una grande nazione che non si lascerà intimidire da nessun bullo», chiaro riferimento a quella che Xi definisce «mentalità da guerra fredda» degli Stati uniti. In chiusura, Xi sottolinea che «il grande rinnovamento della Cina è un trend inarrestabile», obiettivo storico fissato dal Partito comunista in vista del centenario del 2049 della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Obiettivo di cui fa parte la “riunificazione” di Taiwan, comunque non menzionata esplicitamente.
SUBITO DOPO Xi scende sulla piazza per passare in rassegna le truppe. Nella parata sono coinvolti oltre 10mila soldati e centinaia di mezzi di produzione autoctona. «Un esercito di livello mondiale», come desiderio del leader, davanti a cui sfilano le nuove armi entrate in servizio operativo. Tra queste diversi missili balistici intercontinentali e a medio raggio, tra cui il cosiddetto “Guam Killer”, chiamato così perché funzionale a colpire le basi militari americane nel Pacifico. Poi lanciarazzi multipli collegati al sistema satellitare cinese BeiDou, i nuovi missili antinave a volo combinato e carri armati utilizzabili in terreni ad alta quota. Ma anche i droni stealth da combattimento e “cani” robot d’assalto. Non ci sono truppe straniere, nemmeno russe. Nel 2015, per la parata del 70° anniversario, c’erano soldati di 17 paesi. Ma ora la potenza di fuoco nazionale è diventata un orgoglio da mostrare da sola.
NEL POMERIGGIO Putin e Kim hanno tenuto un bilaterale. «Abbiamo il dovere di aiutare la Russia, faremo tutto il possibile», dice uno. «Non dimenticheremo i sacrifici dei soldati nordcoreani, combattiamo insieme contro il nazismo moderno», risponde l’altro.
Da non trascurare la stretta di mano tra Kim e Woo Won-shik, presidente del parlamento della Corea del sud. I due si sono scambiati solo un rapido saluto, ma si tratta comunque del contatto più significativo degli ultimi sei anni tra le due Coree. Rilevante che sia avvenuto pochi giorni dopo che Trump ha detto al presidente sudcoreano Lee Jae-myung di voler incontrare Kim. Forse una prima, timida, apertura al dialogo. Passando però prima da Xi, che con la sfilza di eventi presieduti in questi giorni manifesta la sua centralità globale.