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Pace in Ucraina, Trump tesse e l’Europa scuce

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Politica estera 

21/10/2025

da Remocontro

Piero Orteca

Dopo l’incontro burrascoso tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca, le diplomazie sono al lavoro per un dialogo concreto che porti, almeno, a un cessate il fuoco. Obiettivo che sembra un miraggio, perché si è creato un asse, ibrido che raccoglie da un lato il blocco Europa-Ucraina e, dall’altro, quello Russia-Stati Uniti. Una contrapposizione, dettata da interessi geopolitici oggettivamente divergenti.

Trump getta le mappe per aria

Il Washington Post, che ha raccolto altri dettagli sull’incontro-scontro tra i due leader, aggiunge in un suo report alcuni particolari (da fonti anonime) sul clima di nervosismo che si respirava alla Casa Bianca. A un certo punto, pare che Zelensky stesse mostrando a Trump alcune cartine geografiche del fronte, relative al Donbass. Ma quest’ultimo, con uno scatto d’ira le ha scansate, gridando in faccia al malcapitato Presidente ucraino tutto il suo dissenso sulle strategie seguite da Kiev. «Ha detto – scrive il Washington Post  – che Putin li distruggerà se non accettano ora un accordo», come ha riferito uno dei funzionari presenti. «Zelensky aveva le sue mappe e tutto il resto e glielo stava spiegando, ma lui non voleva saperne niente». Trump ha ascoltato, ma non ha reagito al messaggio ucraino, ha detto la fonte. È stato più o meno come dire, «no, ragazzi, non potete assolutamente riconquistare alcun territorio… Non c’è niente che possiamo fare per salvarvi. In sostanza, dovreste provare a dare un’altra possibilità alla diplomazia». Inoltre, rispetto a ciò che aveva minacciato di fare appena una settimana prima, cioè la possibilità di fornire missili a lunga gittata all’esercito ucraino, questa volta Trump ha fatto marcia indietro, dicendo che «gli Stati Uniti hanno bisogno dei Tomahawk e non vogliono un’escalation». Riguardo al conflitto, «il messaggio era che la Russia vuole solo il Donbass e questo è un buon affare. Putin vuole porre fine alla guerra e questo può essere fatto rapidamente», ha concluso il diplomatico.

Una divergenza d’interessi

Lo abbiamo già ripetuto molte volte: il vero nemico pubblico numero uno per Trump è la Cina. Tutta la sua strategia geopolitica attuale, consiste nel focalizzare risorse e uomini sul teatro dell’Indo-Pacifico. L’Ucraina, in definitiva, può essere considerata da Washington un’inutile perdita di tempo e uno spreco di preziose risorse. Ma niente paura, i suoi adviser hanno trovato il modo di trasformare una crisi in un evento che offre, paradossalmente, anche molti effetti ‘collaterali’ positivi. Così, grazie alla guerra in Ucraina, Washington è stata in grado dopo molti anni, di realizzare un suo vecchio sogno, costringendo i riottosi alleati europei ad allargare smodatamente i cordoni della borsa per riarmarsi. Tutti soldi che gli Stati Uniti risparmieranno. Anzi, capitali che ritorneranno nelle loro tasche, visto che molti degli armamenti sono costosissimi sistemi ‘Made in Usa’. E per completare il suo ‘colpaccio’, Trump ha persino passato la fiaccola della libertà nelle mani degli orgogliosi europei, che adesso dovranno anche pagarsi la totale ricostruzione dell’Ucraina. Che costerà più della guerra. Comunque sia, qualcuno in Europa continua a mettere nella testa di Zelensky la possibilità di poter vincere la guerra contro una Russia che tiene in arsenale 5500 testate atomiche. Siamo, insomma, alla follia. Queste guerre, semmai, si dovrebbero chiudere il prima possibile. Prima che qualche ‘miscalculation’ o improvvida rottura della catena di comando, provochi un irreversibile patatrac.

Zelensky cerca fortuna a Bruxelles

Sempre più cosciente della ‘realpolitik’ trumpiana, assolutamente refrattaria a entrare in rotta di collisione col Cremlino, Zelensky ormai si appoggia in prima battuta all’Europa. Sono soprattutto i politici del Vecchio continente, per motivi diversi, i più esaltati nemici di un’eventuale soluzione di compromesso in Ucraina, che comporti la cessione di territori. A torto o a ragione (ognuno poi ha i suoi punti di vista) non si può negare che sia in questo momento principalmente proprio l’Europa la più fiera nemica di una ‘pace’ formale. Che riconosca, cioè, la situazione sul campo di battaglia. No, Bruxelles propone un «cessate il fuoco» e basta. I russi sospettano che sia solo un escamotage per consentirgli di riarmare l’Ucraina, per poi riprendere successivamente la battaglia, con maggiore vigoria. Nella loro ingenua ma aggressiva diplomazia, è quello che suggeriscono di tanto in tanto, sotto traccia, con le loro dichiarazioni di fuoco, i commissari baltici dell’Unione Europea. In particolare, Kaja Kallas agli Esteri e Andrius Kubilius alla Difesa. Giovedì a Bruxelles si discuterà proprio di questo e del 19mo pacchetto di sanzioni da applicare a Mosca, preparandosi a un prolungamento della guerra. Perché ai piani alti della Commissione, qualcuno è ancora convinto di poter vincere sul campo. A qualsiasi prezzo. È la vecchia teoria ‘del logoramento’, che abbraccia la tesi secondo la quale fino a quando Putin sarà impegnato nella mattanza ucraina, lascerà in pace l’Europa. Quindi, secondo questa teoria, il vero interesse dell’Europa è che la guerra continui. Tra l’altro, è un buon alibi per mascherare l’ingente spostamento di risorse dal settore sociale a quello militare. Come già stanno sperimentando i pensionati e i disoccupati di tutta l’Europa. Ma con l’unico e cruciale punto debole che tutti i sistemi politici (nessuno escluso) stanno per essere ‘smontati’, a uno a uno, dalla rabbia degli elettori.

Rubio sente Lavrov, Europa in trincea

Le ultime notizie di ieri parlano di un abboccamento tra il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il suo omologo russo Sergei Lavrov, per preparare il vertice di Budapest, tra Trump e Putin. In questo stesso momento, gli europei affilano i coltelli e si accingono a finanziare il massiccio riarmo di Kiev puntando su un escamotage: il sequestro preventivo dei beni congelati ai russi e tenuti nelle banche occidentali. Senz’altro una forzatura dal punto di vista giuridico, ma sicuramente una dichiarazione di guerra ‘asimmetrica’ contro Mosca, che scatenerà probabilmente massicce rappresaglie commerciali. Qualche fonte anonima ha suggerito che esisterebbe un piano di lungo periodo, da parte europea, per tenere la guerra aperta fino alle prossime elezioni presidenziali americane. Con la speranza che arrivi alla Casa Bianca un democratico. Un’ipotesi che sembra demenziale. Meno sconclusionata appare la tesi di una vera e propria mancanza di collegamento tra le Cancellerie occidentali. In che senso? Dalle dichiarazioni ufficiali, sembra che l’obiettivo principale delle trattative non sia lo stesso, per Washington e Bruxelles. Mentre gli americani parlano di cedere il Donbass finora perso sul campo di battaglia, ucraini ed europei si riferiscono «a richieste russe che riguardano anche i territori non conquistati». Inoltre, firmando un ‘cessate il fuoco’ sulla base della linea di armistizio attuale (situazione ‘coreana’) Kiev «non si impegnerebbe a non riprendere i combattimenti in futuro».

  • I negoziati per la pace in Ucraina assomigliano sempre di più alla tela di Penelope: tutto quello che Trump tesse di giorno, l’Europa scuce di notte

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