Alle nove e mezza della sera prima del suo 85esimo compleanno ha appena concluso una delle giornate di campo biblico con un gruppo di giovani che lo hanno raggiunto al rione Sanità di Napoli. Ogni anno è così. Il 26 agosto, padre Alex Zanotelli, sceglie di stare con i ragazzi, con quelli che lui non chiama “il futuro” ma “il presente”. Nato a Livo, 740 abitanti in provincia di Trento ha attraversato il mondo: entrato da giovanissimo nei Comboniani, ha studiato negli Stati Uniti d’America, ha fatto il missionario in Sudan e in una delle più grandi baraccopoli di Nairobi, in Kenya. Dal 2004 è tornato in Italia dove – racconta – è stato mandato a “convertire la tribù bianca”. E lui ci prova. Lo fa dal quartiere Sanità dove ha scelto di andare a vivere in una stanza ricavata nel campanile della chiesa che si trova nella piazza del rione, tra i ragazzi di strada, chi non arriva a fine mese e chi prova (pochi) a combattere con lui la criminalità organizzata. Padre Zanotelli non ha il cellulare, non ha un conto corrente, non ha una macchina. Per lui la povertà non è una parola ma la sua vita.
Ottantacinque anni e non sentirli. È proprio il caso di dirlo.
No, ci sono. Non ho più la forza di una volta ma sono grato al Signore del dono di essere arrivato alla mia età con la testa che funziona e il corpo che tiene. Così posso aiutare soprattutto i giovani. La mia generazione sarà tra le più maledette della storia umana perché nessuno ha talmente devastato il pianeta Terra come abbiamo fatto noi. A questi ragazzi consegniamo un mondo gravemente malato. A loro dico: il futuro non esiste, siete l’unico presente che abbiamo e toccherà a voi cambiare tutto.
Ma perché tanti giovani ascoltano un uomo di 85 anni?
Rimangono sorpresi della capacità critica di analizzare e da quella di leggere insieme la realtà. Io sono missionario, credente, ma anche la Chiesa spesso compie dei peccati: bisogna riconoscerli. Questo i giovani lo apprezzano.
La sua testa funziona molto bene, è una presenza viva e attenta all’attualità. In questi giorni non si parla altro che delle parole del generale Roberto Vannacci che tra le altre cose ha scritto nel suo libro “Chi arriva in Italia dovrebbe ringraziare per la compassione e la generosità”. Che ne pensa?
Sono meravigliato non solo di ciò che ha detto Vannacci ma del fatto che abbia trovato un pubblico così vasto, soprattutto nel web. Mi sorprende l’avanzata dell’ultradestra, del suprematismo bianco. La mia gente a Korogocho mi ha imposto le mani e un pastore della Chiesa indipendente africana ha detto: “Ti prego Papà dona il tuo spirito ad Alex perché possa tornare dalla sua tribù bianca e convertirla”. Se non accadrà, non c’è speranza né per noi né per loro.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ieri, ha ricordato al Meeting di Rimini che “La nostra Patria è frutto dell’incontro di etnie, riferendosi probabilmente proprio a Vannacci e chi lo ha difeso. Basta il capo dello Stato?
No. Dobbiamo fare tutti uno sforzo a partire dalla Scuola che non lo sta facendo. Dobbiamo cominciare a capire che c’è qualcosa dentro di noi: il suprematismo bianco ce lo portiamo dentro. Siamo convinti di avere la civiltà, la cultura, la religione superiore a tutti gli altri. Da qui le affermazioni di Vannacci. La gente che sta arrivando in Italia è il frutto amaro delle politiche neocoloniali, del disastro ecologico che facciamo in Africa.
A proposito di migranti. In queste ore c’è stato un record di sbarchi a Lampedusa e ora il governo vuole fare un tagliando alla Legge Zampa sui minori non accompagnati. Continuiamo a parlare di emergenza, ma funziona il sistema d’accoglienza?
L’assurdità sta proprio nel continuare a ripetere che si tratta di emergenza quando siamo di fronte a una situazione strutturale che dev’essere presa di petto. Siamo davanti a qualcosa che nessuno può bloccare. Dobbiamo andare verso un’umanità plurale.
Papa Francesco per quanto riguarda la guerra parla ormai di “offensiva di pace”, inviando il cardinale Matteo Zuppi ovunque. Può funzionare lo “schema” Bergoglio?
Certamente il Vaticano deve usare la parte diplomatica fino in fondo ma il problema è un altro: o riusciamo finalmente a dire basta al riarmo o passeremo da un conflitto a un altro. L’anno scorso l’Unione Europea ha speso 345 miliardi di euro in armi: non è mai accaduto prima d’ora. È la follia umana. Stanno vincendo i mercanti di morte, cavoli!
Vive tra i poveri anche in Italia. Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, al Meeting di Comunione e Liberazione ha detto: “I poveri mangiano meglio dei ricchi”. È così?
Lollobrigida dovrebbe smetterla di dire fesserie. Un uomo come lui non può parlare dei poveri. Chiederei a tutti quelli che vogliono parlare di povertà prima di scendere tra la gente, vedere come vive e poi parlare. Altrimenti sono solo discorsi ideologici che in 85 anni ho sentito a non finire. La politica faccia il suo mestiere. Ma è mai possibile che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parli male della Banca Etica?
A 85 anni ha dei rimorsi?
Tanti. Avrei voluto fare molte cose in più ma sono felice che nella mia vita abbia rischiato continuamente per smascherare i sistemi. Sono contento soprattutto di aver camminato per dodici anni con gli impoveriti di Korogocho. Sono stati i miei maestri di vita.
Qual è il ricordo più bello che ha?
La bellezza di questi poveri della baraccopoli dove ho vissuto. Questa gente ha una sapienza che mi ha aiutato a tentare di credere quando anch’io ho rischiato di dire che Dio è una falsità. Davanti a tanta sofferenza ti chiedi: Dio dove sei? Ho in testa quella ragazzina malata di Aids, abbandonata anche dalla mamma che ho assistito negli ultimi giorni di vita. Le chiesi: “Dio chi è per te?” E lei mi rispose: “Dio è mamma”. Cavoli, io sono caduto dalle stelle. Gli ultimi ti rivelano il mistero di Dio.
Padre Alex, ricorda quella poesia di Luis Borges che inizia così: “Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita, nella prossima cercherei di fare più errori non cercherei di essere tanto perfetto…”. Se potesse vivere un’altra volta che farebbe?
Farei le stesse scelte. Starei dalla parte degli impoveriti. È una passione che eredito da Gesù che ha messo in crisi il sistema. Roma crocifiggeva schiavi e sobillatori contro l’impero. Anch’io il Vangelo ho dovuto digerirlo lentamente. La vocazione che ho avuto l’ho imparata da quel povero Gesù di Nazareth.
27/08/2023
Da Il Fatto Quotidiano