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Paghe da fame e meno tutele, è boom di contratti pirata: sono più di 200

Paghe da fame e meno tutele, è boom di contratti pirata: sono più di 200

Lavoro

02/10/2025

da La Notizia

Confcommercio svela che in Italia esistono oltre 200 contratti pirata, applicati da 21mila aziende. E a rimetterci sono i lavoratori.

Il salario minimo viene boicottato in ogni modo dal governo, che preferisce puntare sulla contrattazione collettiva. Ma i dati, ancora una volta, mostrano perché la soluzione non può essere questa. La denuncia della Confcommercio sui contratti pirata mostra quale sia la reale situazione dei lavoratori in Italia, tra tutele ridotte e paghe contenute. I contratti pirata, quelli firmati da sigle sindacali minori, superano quota 200 e riguardano circa 160mila dipendenti e 21mila aziende.

Oltre 200 contratti pirata e i lavoratori perdono 8mila euro l’anno

Al Cnel sono depositati più di mille accordi nazionali, “ma solo una parte è sottoscritta da organizzazioni realmente rappresentative”. E gli effetti del “dumping contrattuale” si sentono in busta paga, con una retribuzione annuale più bassa di almeno 8mila euro lordi rispetto ai contratti di riferimento. Elemento a cui aggiungere la “flessibilità accentuata senza garanzie” e una quantità minore di ferie e permessi. Una delle situazioni più critiche è quella dei settori di terziario e turismo, che contano più di 250 contratti, anche se la maggioranza dei lavoratori è coperta da pochi contratti.

Gli accordi pirata più rilevanti, per numero di addetti, includono i contratti Anpit (H024 e H05K) con 56.743 e 35.870 dipendenti, e il contratto Cnai (H019) con 15.174 dipendenti. Confcommercio sottolinea un altro dato allarmante: questo fenomeno è in costante crescita, soprattutto tra le micro-imprese e le cooperative. Oltre a essere molto diffuso nel terziario e nel turismo, settori considerati strategici per l’occupazione e che, essendo molto rilevanti nel Mezzogiorno, possono creare importanti squilibri territoriali.

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