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Patto Usa-Russia. Trump: ‘Europa a Kiev dopo l’accordo’

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«I colloqui con la Russia per un accordo sulla fine della guerra in Ucraina sono andati molto bene», afferma Trump. «Se i Paesi europei vogliono inviare truppe in Ucraina dopo l’accordo, agli Stati Uniti va bene» (ma a Mosca No). Europa dopo. Come Zelensky, ‘in esilio’ ad Ankara da Erdogan, «Negoziare sull’Ucraina ed esplorare le opportunità economiche offerte dalla fine del conflitto» la sintesi efficace del manifesto. «Parte a riad un cambio di regime globale, Usa e Russia vanno da soli».

Il punto sui colloqui a Riad

Un nuovo patto, quello stabilito nei colloqui Usa-Russia a Riad, i primi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina dopo anni di gelo. Basta leggere le condizioni concordate e riportate dalle agenzie internazionali: «Nominare i rispettivi team di alto livello per iniziare a lavorare su un percorso per porre fine al conflitto in Ucraina al più presto in un modo che sia durevole, sostenibile e accettabile da tutte le parti». Oltre: «Gettare le basi per una futura cooperazione tra i due Paesi su questioni di reciproco interesse geopolitico e sulle storiche opportunità economiche e di investimento dopo la conclusione della guerra».

Pace in Ucraina e affari Usa-Mosca

Affari e intesa sugli equilibri di potere nel mondo. Un vertice criticato da Zelensky, che ha lamentato l’esclusione di Kiev e chiesto ‘colloqui equi’ anche con Ue, Regno Unito e Turchia durante l’incontro ad Ankara con Erdogan. Intanto Macron – secondo la Reuters – ha in programma di ospitare domani un secondo incontro per discutere di Ucraina e sicurezza europea, probabilmente in video collegamento, estendendo l’invito ai Paesi europei che non erano presenti ai colloqui di lunedì e al Canada, alleato della Nato.

Per Rubio un ‘pre negoziato’

«Tutte le parti devono fare concessioni», ha detto il segretario di Stato Marco Rubio dopo quello che ha definito un ‘pre-negoziato’, le quattro ore e mezzo di faccia a faccia in uno dei palazzi della famiglia reale saudita. Pochi i presenti: il ministro esteri saudita mediatore, e poi Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Waltz e l’inviato per il Medio Oriente Witkoff per la parte americana. Il ministro degli Esteri russo Lavrov e il consigliere diplomatico del Cremlino Ushakov per Mosca. Presente, ma ad altri incontri a margine, Kirill Dmitriev, l’oligarca consigliere informale del Cremlino con studi in Usa, un passato a Goldman Sachs e McKinsey ed ora Ceo del fondo di investimento sovrano russo.

Esclusi, almeno per ora, Zelensky e il vecchio continente, sebbene Rubio abbia assicurato che «anche l’Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati, se non altro perché ha imposto sanzioni a Mosca».

Per ora le condizioni di Mosca

Prima dell’incontro a Riad, il Cremlino aveva messo in chiaro che «una soluzione a lungo termine del conflitto è impossibile senza un esame completo delle questioni di sicurezza nel continente europeo». Il riferimento, in particolare, è all’espansione della Nato verso est e all’impegno preso nel 2008 a far entrare Ucraina e Georgia, pur senza fissare una data. E oggi Lavrov ha dichiarato che «è inaccettabile lo schieramento in Ucraina di forze di Paesi Nato in operazioni di peacekeeping». Unica concessione del Cremlino la possibilità che Kiev entri nella Ue, quasi a favorire costi e guai in casa non amica.

Meccanismo di consultazione Usa-Russia

Nel frattempo, a Riad americani e russi hanno concordato di «stabilire un meccanismo di consultazione per affrontare gli elementi irritanti per le nostre relazioni bilaterali con l’obiettivo di adottare le misure necessarie per normalizzare il funzionamento delle nostre rispettive missioni diplomatiche». In una efficace sintesi di Roberto Zanini: «Nel paese del Golfo il primo passo di un cambio di regime globale: Washington e Mosca vanno da soli, la pace ha un valore in dollari. L’immobiliarista Witkoff e il banchiere Dmitriev uomini chiave: Discusso progetti anche nell’Artico».

Ucraina solo uno dei temi abbordati

In ballo c’è il ritorno di Mosca nel mondo che conta davvero, la centralità di Washington che passa sopra ad amici e parenti, i volumi d’affari reciproci che si possono costruire quando la guerra sarà indirizzata verso una conclusione che sì, certo, «dovrà essere accettabile da tutte le parti coinvolte» e sì, certo, «ci sarà un impegno costante con l’Ucraina e con i partner europei», ma sono parole di circostanza che leniscono appena la ferita inflitta all’Ucraina e all’Europa – che i sauditi avevano invitato ma Usa e Russia hanno rifiutato espressamente, rivela Bloomberg e riporta Roberto Zanini.

Il presidente ucraino Zelensky strepita da Ankara, «nessun negoziato sull’Ucraina senza l’Ucraina», dice. Ma il regime change globale sta passando sopra di lui, e sopra il suo paese.

19/02/2025

da Remocontro

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