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Perché Israele non vuole l’Onu per i ‘rifugiati’, palestinesi senza patria

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Israele ha messo l’UNRWA, l’Agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, sotto tiro. Alcuni suoi operatori (12 o 13) sarebbero stati coinvolti, in qualche modo, nel sanguinoso attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Nello stile ormai noto dell’attuale governo «l’UNRWA è una copertura di Hamas». Meno perdonabili i Paesi (Stati Uniti, assieme ad alcuni alleati tra cui l’Italia) che avevano già tagliato gli aiuti che fanno funzionare l’organizzazione.
Una prontezza d’intervento sospettabile rispetto alla media mostruosa dei 200 palestinesi uccisi al giorno. Ma ciò che c’è dietro, in alcune intenzioni, è anche peggio.

                                              

Il non detto a nascondere il peggio

12 o 13 ipotetiche ‘mele marce’ su 13 mila dipendenti, e l’Agenzia dell’Onu diventa una succursale di Hamas. Vergogna a chi lo afferma, peggio a chi, pecorone, segue. Da tempo immemorabile, Netanyahu e la destra nazional-religiosa israeliana vedono l’esistenza stessa dell’UNRWA come una offesa, uno dei molti nemici da abbattere. Non accettano che ci sia un’agenzia dell’Onu rivolta, specificamente, solo ai ‘rifugiati palestinesi’, a cui qualcheduno avrebbe sottratto terre a casa.

‘Diritto al ritorno’

La spina nel fianco degli ‘arrabbiati ultraortodossi’, che stanno condizionando la politica dello Stato ebraico, è la famosa Risoluzione Onu 194 del 1948. Quella che all’articolo 11 prevede il tanto vituperato ‘diritto al ritorno’, per quei profughi costretti ad abbandonare le loro case, dopo la guerra in quello stesso anno. Un  ‘ritorno’ assolutamente solo teorico con il paventato ribaltamento delle presenze in quella terra contesa. Argomento che in Israele è normalmente tabù e che, di questi tempi di vendetta e pulizia etnica malamente mascherata, stravolge ogni razionalità sui diritti per tutti precipitando il Paese nel razzismo autoritario più scoperto.

Onu bersaglio, servi sciocchi a seguire

Ed ecco che l’UNRWA e quell’eventuale 1 su 1000 fuorilegge, diventa la scusa per una altra ‘dichiarazione di guerra’ subito seguiti da Biden e i suoi più ubbidienti alleati. Con obiettivi molto più mirati di quanto appaia. Senza i fondi necessari, l’Agenzia non riuscirà a evitare che, entro un mese a Gaza, muoiano letteralmente di fame centinaia di migliaia di palestinesi. Lo stesso potrebbe verificarsi in Cisgiordania, obbligando all’esodo forzato, a causa degli stenti, altre migliaia di famiglie. Una sorta di pulizia etnica ‘mascherata’, studiata a tavolino: se non volete morire di fame, emigrate.

Gigante della disperazione

L’UNRWA ha 30 mila dipendenti e assiste quasi 6 milioni di palestinesi, sparsi in tutto il Medio Oriente. Nella sola Striscia di Gaza, l’Agenzia ha ben 13 mila dipendenti e, secondo quanto riporta il Washington Post, i Servizi di intelligence israeliani avrebbero fornito prove (tutte ancora da valutare) del coinvolgimento di una dozzina di questi presunti fiancheggiatori dei terroristi nell’attacco di Hamas. Tra le altre cose, viene specificato che non è chiaro nemmeno l’eventuale ruolo operativo avuto dagli accusati. Comunque sia, l’Onu è già intervenuta licenziando i dipendenti sotto inchiesta.

Il governo israeliano e l’uno su mille diventa 10%

Il portavoce Levy, citato dal Washington Post, ha detto ai giornalisti che il lavoro dell’UNRWA è stato compromesso principalmente per tre motivi: «Hanno assoldato terroristi su vasta scala; hanno lasciato che le loro infrastrutture fossero utilizzate per le attività militari di Hamas; hanno fatto affidamento su Hamas per la distribuzione di aiuti nella Striscia di Gaza». E per tentare di dare credibilità ad accuse tanto pesanti, numeri ‘creativi’: «il 10% dei dipendenti dell’Agenzia a Gaza fa parte di Hamas e che almeno la metà ha parenti».

Insomma, dice Levy, «chiudetela»«I palestinesi sono l’unico popolo al mondo ad avere una propria agenzia per i rifugiati. Lo scopo dell’UNRWA è quello di perpetuare lo status di rifugiato dei palestinesi, piuttosto che cercare di risolverlo».

Indignazione umanitaria nel mondo

Lo stesso Washington Post avverte che diverse organizzazioni umanitarie hanno condannato gli Stati Uniti e altri Paesi per avere sospeso i finanziamenti all’UNRWA. «Siamo profondamente preoccupati e indignati – si legge in un documento siglato da 20 organizzazioni – per il fatto che alcuni dei maggiori donatori si siano uniti per sospendere i finanziamenti all’Agenzia per i rifugiati palestinesi». Tra coloro che hanno protestato, ci sono Oxfam, ActionAid e Save the Children.

«È scioccante vedere una sospensione dei fondi all’Agenzia in reazione alle accuse contro un piccolo gruppo di dipendenti», ha scritto il commissario dell’UNRWA, Phillip Lazzarini. ‘Medici senza frontiere’ si è detta profondamente allarmata, mentre Islamic Relief ha definito la sospensione «una condanna a morte per alcune delle persone più vulnerabili».

31/01/2024

da Remocontro

Piero Orteca