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Piano euro-ucraino, Trump: «Lui piazzista, loro leader decaduti»

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Politica

10/12/2025

da Il Manifesto

Sabato Angieri

Sponda anomala È Roma l’ultima tappa del giro europeo di Zelensky in cerca d’aiuto Ma la Casa Bianca torna ad attaccare l’Ucraina e gli alleati rimasti

Quando Volodymyr Zelensky viaggia si porta un po’ di guerra dietro anche nell’organizzazione dei Paesi ospiti. Piazza Montecitorio e Piazza Colonna sono blindate prima del suo arrivo, i militari sfoggiano i nuovi fucili anti-drone, le misure di sicurezza sono rigide.

L’auto blindata sulla quale viaggia il presidente entra direttamente a Palazzo Chigi, senza il consueto saluto alla stampa fuori dal grande portone che lo esporrebbe troppo.

L’ULTIMA TAPPA del tour diplomatico europeo di Zelensky è forse la più importante, non tanto per l’elaborazione del contro-piano di pace da presentare a Donald Trump, quanto per il ruolo dell’interlocutrice. Giorgia Meloni e la sua posizione – abbastanza auto-assegnata – di “pontiera” tra Bruxelles e Washington gli servono per avere un appoggio in più, per chiarire che non si tratta di una manovra in contrapposizione alla Casa bianca, ma che così come è stato elaborato il testo dell’accordo (e come Usa e Russia dichiarano di volerlo portare avanti) non si può continuare. A Londra, con i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna è stato stilato un nuovo elenco di punti, che poi sono stati analizzati con i vertici dell’Unione europea lunedì sera e con il segretario generale della Nato Mark Rutte. Ieri Zelensky ne ha parlato con la premier italiana per vagliare la posizione della più trumpiana dei capi di stato e di governo europei, a eccezione del filo-putiniano Viktor Orbàn. Proprio dall’Ungheria il ministro degli esteri Peter Szijjarto ha ribadito che il legame con Mosca è sacro e va «protetto contro gli attacchi di Kiev e dell’Unione europea».

Il ministro ha anche dichiarato che il piano per costruire la centrale nucleare Paks II «procede più velocemente del previsto». In virtù di queste fughe solitarie che contrastano con la direzione scelta da Bruxelles si ragiona da diverso tempo sull’eliminazione dell’unanimità nelle votazioni della Commissione. L’ha proposto anche il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, ma Matteo Salvini non è d’accordo e Meloni nicchia. «L’atteggiamento della premier indebolisce l’Europa a favore degli Usa» ha detto al manifesto il segretario di +Europa Riccardo Magi, che con un piccolo gruppo ha organizzato un flash mob vicino all’ingresso di Palazzo Chigi urlando «Slava Ukraini» e sventolando una grande bandiera europea all’arrivo del convoglio ucraino.

Zelensky poco prima era stato intercettato dalla stampa nei pressi dell’hotel Parco dei Principi, nel quartiere Parioli. Di fretta, blindato dalla scorta che impone ritmi serrati e non lascia spazio a nessuna interlocuzione, aveva risposto di sfuggita a una domanda urlata dai cronisti che «si fida sempre di Georgia». All’uscita, si era lasciato scappare che è «sempre pronto» a indire nuove elezioni nel suo Paese, rispondendo alle accuse pesanti che Donald Trump gli ha mosso nella sua intervista a Politico.eu.

Pubblicata in un giorno di fondamentale importanza per la diplomazia euro-ucraina, ribadisce le pesanti valutazioni sull’Ue già espresse nel documento sulla sicurezza strategica nazionale e ne aggiunge di nuove su Zelensky. Prima un classico, «stanno usando la guerra come pretesto per non tenere le elezioni, gli ucraini se le meritano» (a cui Zelensky risponde: «Se la sicurezza delle urne sarà garantita, anche con l’aiuto degli alleati, le elezioni potrebbero tenersi già nei prossimi 60-90 giorni, anche con la legge marziale). Poi alle critiche dirette: «Lo chiamo P.T. Barnum, che era uno dei più grandi piazzisti sulla Terra. Poteva vendere qualsiasi prodotto in qualsiasi momento. Ha convinto il disonesto Joe Biden a dargli 350 miliardi di dollari. E guarda cosa ha ottenuto. Circa il 25% del suo Paese è scomparso». Infine, la stoccata più dura: «Sta perdendo il conflitto, dovrà darsi una mossa e iniziare ad accettare la cosa». Siamo di nuovo a febbraio, ma in un momento in cui il destino dell’Ucraina è appeso un filo.

«HANNO PURE chiuso il portone, forse c’avevano paura degli spifferi» ridacchiano gli operatori delle tv dietro alle transenne. Approfittiamo dell’attesa per informarci sul fucile Watson, la Rivista italiana difesa spiega che è un’eccellenza italiana e che «altri modelli di jammer, a controllo remoto, sono costituiti dal Cuppol-one (sarà contento Venditti) e dal sistema integrato Guard-one». Verso le 16.30 l’incontro finisce, Zelensky trova il tempo di ringraziare su X l’Italia per «il pacchetto di assistenza energetica» che invieremo a breve e chiarisce che «condividerà con gli Usa il piano di pace rivisto dopo i colloqui a Londra». Il quale ora consiste di 20 punti.

Dai 28 iniziali «sono stati eliminati alcuni ovvi punti anti-ucraini» e ci sono «lievi progressi verso una possibile fine della guerra». L’obiettivo del presidente ucraino ora si palesa: tornare a trattare con gli Stati uniti forte dell’appoggio dell’Unione europea. Non più un “piano ucraino”, ma un piano “euro-ucraino” sostenuto da Macron, Starmer, Merz, dai vertici europei e non osteggiato da Meloni. Ma Trump non ha gradito ed è tornato agli ultimatum. Secondo il Financial times la Casa bianca avrebbe concesso «giorni» per rispondere alla proposta Usa senza modifiche. Una fonte anonima del quotidiano britannico ha parlato di una scadenza «entro Natale».

INTANTO sul campo la guerra continua. Secondo la Bbc gli ucraini hanno issato di nuovo la bandiera gialloblù nel centro urbano di Pokrovsk, segno del fatto che «non è vero che i russi hanno conquistato definitivamente la città». Per il Capo di stato maggiore russo, Valeri Gerasimov, «le nostre truppe hanno preso il controllo di altri tre centri abitati a est di Pokrovsk» e hanno «accerchiato Myrnograd» a sud del centro conteso.

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