26/10/2025
da il Manifesto
La manifestazione Landini non scioglie i nodi sullo sciopero che i sindacati di base hanno già proclamato.
Non abbiamo scritto Jo Condor sulla fronte». Il riferimento di Landini al personaggio delle pubblicità di Carosello tradisce la sua età e difficilmente è stato colto dai giovani in corteo ma, nel giorno della manifestazione della Cgil, il segretario generale, pur senza voce, può tirare un sospiro di sollievo.
La partecipazione è altissima. Forse non le 200 mila persone che annunciano dal palco, ma di certo più del triplo dei manifestanti previsti dalla questura, 30 mila. Quando la testa del corteo è arrivata a piazza San Giovanni, la coda si era appena mossa dal punto di partenza: il percorso è stato un unico manto rosso intervallato dal bianco nero delle kefiah e dalle bandiere palestinesi. «E siamo solo noi», è il commento fiero di un delegato della Basilicata. Intendendo dire che al corteo non ci sono i movimenti, come in quelli dei primi di ottobre, perché era una manifestazione esclusivamente sindacale e nonostante questo i numeri ci sono. «Le prove di esistenza in vita ci riescono bene – ironizza una militante – l’organizzazione Cgil è imbattibile».
GLI ATTACCHI CONTINUI della maggioranza al sindacato di corso Italia hanno contribuito a serrare le fila. Le polemiche interne seguite alla sconfitta ai referendum e alla titubanza nell’aderire alla mobilitazione contro il genocidio (chiamata prima dai sindacati di base) rimangono sullo sfondo davanti alla necessità di difendere la Cgil dalle accuse della premier. Meloni ha individuato in Landini il nuovo nemico e questo è un colpo di fortuna: anziché indebolire la leadership del segretario generale l’ha rafforzata.
«È in atto una campagna esplicita contro la Cgil, siamo descritti come quelli che non fanno sindacato, che vogliono fare politica. Ma questa piazza dimostra come fa sindacato la Cgil, difendendo le persone, rilanciando un’altra idea di paese – ha attaccato Landini nel suo intervento conclusivo -. Le piazze piene sono cose nuove che vengono dal basso, dal popolo, c’è chi non le vuole vedere e anzi demonizza chi manifesta perché ha paura della democrazia, perché chi manifesta colma l’incapacità della politica di dare una risposta a una disuguaglianza che non ha precedenti, chi manifesta non si è voltato davanti al genocidio di Gaza». Sul palco si alternano le testimonianze dei lavoratori come il docente precario che denuncia il definanziamento della scuola pubblica. L’operaio del distretto del divano racconta le condizioni para schiavistiche del suo comparto: «Turni massacranti tutta la settimana ma siamo venuti lo stesso a Roma».
INTERVENTI anche da Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla («l’economia di guerra è alla base di ogni problema di questo paese: inflazione, blocco dei salari, sanità e scuola») e dal giornalista di Report minacciato dalla criminalità, Sigfrido Ranucci. Salvini ha accusato il segretario della Cgil di parlare da ministro di un eventuale governo Schlein, Landini ha replicato: «È lui che non parla da ministro. Ma non era Salvini a dire in campagna elettorale che avrebbe cambiato la legge Fornero? Oggi l’Italia è il paese con l’età pensionabile più alta di tutta Europa, in gara con la Grecia, aridatece la Fornero!».
QUELLA CHE MANCA in piazza è proprio la segretaria dem, che ha mandato una delegazione: alla spicciolata si sono fatti vedere Bonafoni, Casu, Corrado, Cuperlo, D’Attorre, Scotto e Zingaretti. Non c’è neanche il presidente del M5S, Conte, che in queste ore sarà riconfermato dal voto on line della sua base. Ci sono invece Fratoianni e Bonelli di Avs che commentano: «C’è un’Italia che dice stop alle bugie di Meloni, all’aumento della povertà assoluta e della la pressione fiscale, ai tagli al trasporto pubblico per finanziare il ponte sullo Stretto e il mercato delle armi». Ha aderito anche Rifondazione Comunista, di solito considerata più vicina ai sindacati di base che, anche questa volta, hanno anticipato la Cgil convocando uno sciopero generale per il 28 novembre.
Dopo Usb e Cub, hanno aderito Cobas, Adl, Clap e Sial, lasciando ancora il cerino in mano al sindacato di corso Italia. Che sul punto rimane vago: «Avanzeremo al parlamento e al governo le nostre richieste di modifica alla manovra, che è una truffa per estorcere miliardi al lavoro dipendente e ai pensionati – ha dichiarato Landini – e lo diciamo in modo chiaro anche a tutte le altre organizzazioni sindacali, perché vogliamo proseguire andando avanti insieme: non ci fermeremo e se non ci saranno date le soluzioni che chiediamo siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione».
LA UIL, PERÒ, non è più della partita: il segretario Bombardieri si è già smarcato dagli scioperi contro il genocidio e intende continuare a farlo, per non rimanere schiacciato tra la Cgil di piazza e la Cisl di governo. A meno di un’accelerazione per incrociare la mobilitazione degli studenti del 14 novembre, non rimangono molte altre date, oltre a quella del 28. E a Landini non conviene arrivare ancora una volta ultimo.

