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Pisa, la base militare costerà più di mezzo miliardo con un raddoppio degli spazi previsti. Gli ambientalisti: “Impatto devastante”

Pisa, la base militare costerà più di mezzo miliardo con un raddoppio degli spazi previsti. Gli ambientalisti: “Impatto devastante”

Finalmente si ha la chiarezza su ciò che sta avvenendo nell’area di Pisa (ex-Cisam, Coltano e la Tenuta Isabella di Pontedera) per la realizzazione della nuova base militare: oltre al raddoppio delle superfici previste (da 70 ettari si passa a circa 140) ci sarà un raddoppio dei costi ritenuto da molti esorbitante.

Verranno infatti stanziati 520 milioni di euro. Procediamo però con ordine. Tutto inizia dalla proposta del Governo Draghi di realizzare nuove strutture militari presso Pisa. A causa delle proteste di pacifisti e ambientalisti, la zona destinata alla costruzione viene cambiata. Da Coltano si passa all’area Ex Cisam.

Il modus operandi dell’operazione rimane un mistero; non si sa niente dei costi, dell’impatto ambientale e di “chi ha deciso chi”. Adesso emergono nuove carte che raccontano il progetto: la nuova base militare costerà più di mezzo miliardo e si estenderà per 140 ettari, il doppio di quelli previsti in origine. Il recente decreto legge del 29 giugno 2024 – il cosiddetto Dl Infrastrutture, approvato il 24 giugno dal Governo Meloni e assegnato alla VIII Commissione (ambiente, territorio e lavori pubblici) per essere convertito in Legge entro il prossimo 24 agosto – porta alla luce ciò che non era stato detto prima.

Si legge che il piano è stato fatto “d’intesa con gli Enti territoriali interessati (Regione Toscana, Provincia di Pisa, Comune di Pisa, Ente Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli)”. Dunque Eugenio Giani (Pd), il presidente della Regione, era a conoscenza del progetto, ma anche il sindaco Michele Conti (Lega), che proprio nei giorni scorsi si è rifiutato di rispondere ai quesiti di “Una città in comune – Rifondazione Comunista”, una lista di opposizione in consiglio comunale. Conti dice che non era di sua competenza; peccato però che faccia parte di uno dei partiti della maggioranza, da cui arriva l’iniziativa legislativa. Il “Movimento No Base” contrasta con forza la realizzazione del nuova base militare per motivi ambientali: il passaggio dall’area di Coltano – il progetto pensato da Draghi e Guerini nel 2022 – a quella del Parco di San Rossore e una parte a Pontedera, comporta un raddoppio delle superfici verdi che questa opera occuperà a svantaggio dell’ambiente.

In più sono raddoppiati i costi. Si sta parlando di 520 milioni di euro. Levando i 120 milioni destinati alla bonifica del reattore presente al Cisam, rimangono 400 milioni di euro, di cui circa 92,5 milioni già stanziati per il primo lotto. Di questi ultimi circa 72 milioni vengono dal Fondo di Sviluppo e Coesione, mentre 19,5 dal Ministero delle infrastrutture, con l’intento non dichiarato di avviare i cantieri entro la fine dell’anno. I restanti 400 milioni di euro previsti, sono di incerta provenienza. Le spese aumentano anche per l’imponente aumento delle superfici: dai 70 ettari previsti inizialmente sull’area di Coltano si passa a circa 140 ettari divisi tra quelli destinati al Gruppo Intervento Speciale, al Primo reggimento Tuscania e i rimanenti per la realizzazione del poligono di tiro e la pista di addestramento intorno all’area della tenuta Isabella a Pontedera. L’area restante la si vorrebbe destinare alla parte degli alloggi, alle zone comuni e agli impianti sportivi.

Secondo gli ambientalisti, l’opera avrà un impatto ambientale devastante. Il disegno di Legge dice esplicitamente che “la citata opera è stata individuata (…) tra gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale (…), da complessità delle procedure tecnico-amministrative ovvero che comportano un rilevante impatto socio–economico”, e quindi il Governo vuole mandarla avanti con le procedure semplificate (e quindi accelerate e con minor controlli) previste per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il Dl esplicita inoltre che il piano di realizzazione indicato è di circa 10 anni.

Francesco Auletta, consigliere comunale pisano di opposizione e uno dei principali volti dei comitati “no base” afferma con un post su Facebook che “se si pensa che tale tempo non è congruo neanche per la bonifica del reattore nucleare è evidente che il Governo Meloni vuole accelerare sull’apertura dei cantieri per la nuova base, continuando al contempo con la propaganda delle compensazioni per assecondare le compiacenze delle istituzioni locali”. Ecco spiegate le promesse fatte dal Governo a tutti gli enti in qualche maniera coinvolti (la stazione Marconi, proprietà del Demanio, la Villa Medicea, le Stalle del Buontalenti e Borgo “ex Bigattiera”). “Abbiamo svelato ancora una volta i loro piani di guerra e, con ancora maggiore forza e determinazione” – continua Auletta – “saremo con il Movimento No Base per impedire questa ulteriore militarizzazione del territorio, già a partire dalle iniziative dei prossimi giorni”. Per concludere il post, Auletta esorta il presidente della Regione ,Giani, il presidente del Parco Bani, il sindaco Conti e il presidente della Provincia, Angori a dimettersi per aver “tenuto nascosto alla cittadinanza queste informazioni sul progetto e lo sostengono attivamente”.

06/07/2024

da Il Fatto Quotidiano

Redazione

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