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Più armi, meno welfare

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L'Ue parla di armi e sicurezza ma taglia sui diritti. Palazzo Chigi esulta, pronto a partire: ma verso dove?

Palazzo Chigi sorride, soddisfatto. L’Unione europea ha concesso quello che il governo italiano chiedeva da tempo: le spese per la difesa saranno escluse dal Patto di Stabilità. Tradotto: armi a debito, senza vincoli, senza il peso dei conti pubblici. L’annuncio della presidente della Commissione europea viene accolto con entusiasmo dal governo Meloni, che già guarda oltre: non basta poter armarsi senza conseguenze contabili, servono anche strumenti finanziari comuni. Tradotto: soldi pubblici, europei, per un esercito comune.

L’Italia si dice pronta a lavorare con l’Ue per raggiungere questi “importanti obiettivi”, a partire dal Libro bianco sulla difesa. Ma la direzione è chiara: più spese militari, più armi, più investimenti nel settore bellico. Il tutto con la benedizione delle istituzioni europee, che un tempo imponevano rigore sui bilanci e ora aprono le porte ai finanziamenti per la guerra. Mentre gli investimenti in scuola, sanità e welfare restano sotto scacco, il governo si prepara a blindare il futuro con un’industria bellica sempre più centrale.

Non una parola sul prezzo politico di questa scelta. Se gli armamenti non contano ai fini del deficit, chi pagherà il conto? Il rischio è che la spesa pubblica venga sbilanciata sempre più verso la difesa, in un’Europa che parla di sicurezza ma taglia sui diritti. Palazzo Chigi esulta, pronto a partire: ma verso dove?

15/02/2025

da La Notizi

 di Giulio Cavalli

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