Si comincia. Oggi, in Iowa, gli iscritti del Partito Repubblicano che sapranno affrontare i -30 gradi previsti, voteranno per scegliere il loro candidato alle Presidenziali di novembre. Tutti gli occhi sono puntati su Donald Trump. I sondaggi gli attribuiscono la metà dei voti, mentre Nikki Haley e Ron DeSantis dovrebbero, quasi equamente, dividersi buona parte del resto.
Trump scontato, ma quanto?
Se il risultato appare così ampiamente scontato, da cosa nasce l’interesse, quasi spasmodico, di tutto il mondo politico americano, dei media e dell’opinione pubblica, per questa consultazione? Tutti si aspettano dei segnali. Di conferma, di speranza, ma anche di preoccupazione, se non di vero e proprio fatalistico pessimismo.
Impietosa conta interna
Guardando alla ‘forbice’ che ci sarà tra Trump e il secondo candidato (probabilmente la Haley), si potranno abbozzare (forse) alcune proiezioni sull’ipotetica forza elettorale dell’ex Presidente e sulla sua capacità di prendersi, inaspettatamente, una rivincita su Biden. Il vantaggio di Trump sotto il 10% segnalerebbe che la nuova candidatura non è poi così blindata come lui continua a ripetere. La cosa interessa non solo gli elettori Repubblicani, ma soprattutto lo Stato maggiore del Partito Democratico, convinto che la strada per la riconferma di Biden alla Casa Bianca stia diventando sempre più ripida.
Partiti schiavi dei sondaggi
Per dare un’idea di ciò di cui stiamo parlando, basterà citare l’ultimo sondaggio di ieri, condotto da ABC News/Ipsos, che dava il ‘job approval’ di Joe Biden, cioè l’apprezzamento per il lavoro da lui svolto, a un catastrofico 33%. Probabilmente una delle percentuali più basse nella storia delle Presidenze americane. Anche per questo, il nuovo ‘mantra della campagna elettorale di Trump sembra diventato quello di esporsi il meno possibile.
Trump ha cambiato strategia
I suoi consiglieri lo hanno convinto (non sempre riuscendoci) a mordersi la lingua, evitando di fare le sue solite gaffes. Aspetta che siano i suoi avversari a scavarsi la fossa. E la strategia paga. Ecco come Tom Bevan, di RealClearPolitics, ha presentato l’ultimo confronto prima del ‘caucus’ Repubblicano: «Dopo due ore di scontro con martello e tenaglie, c’è stato un chiaro vincitore tra il Governatore della Florida, Ron DeSantis, e l’ex Governatrice della Carolina del Sud, Nikki Haley. Ma il vincitore non era nell’edificio. Donald Trump era dall’altra parte della città, a parlare in un municipio, lanciando l’allettante notizia di avere già scelto il suo compagno di corsa… Una grande vittoria lunedì sera lo metterebbe in condizione di dirigersi verso la nomination, nonostante le crescenti difficoltà legali».
‘Il grande caos’
Il problema della politica americana, in questo momento, è proprio una mancanza di chiarezza: lo si potrebbe definire «il grande caos». Ci sono interrogativi sulla eleggibilità di Trump (14° emendamento); sulla sua effettiva forza elettorale, così come proiettano i sondaggi; su un possibile ‘front runner’, nuovo sfidante Repubblicano a sorpresa; sulla capacità di Biden di recuperare consensi negli ‘Swing States’ (il pugno di Stati ‘oscillanti’ che decidono le elezioni); e, addirittura, sulla crescita, improvvisa e inaspettata, di un possibile terzo incomodo, come Robert Kennedy Jr.
Iowa assaggio prima dell’indigestione
Qualche politologo già dice che, se la vittoria di Trump sulla Haley dovesse essere meno ampia di quanto prevedono i sondaggisti, allora una piccola ‘resa dei conti’ nel New Hampshire, potrebbe ancora dare qualche speranza a Nikki, per continuare una battaglia che finora appare abbastanza disperata. Il prossimo 23 gennaio, Primarie in New Hampshire, il quadro si dovrebbe definitivamente chiarire, riproponendo al mondo l’incubo ‘Trump due’, per giunta incattivito.
La fretta, tra una denuncia e una sentenza
Da un punto di vista strategico, l’ex Presidente sta cercando di accorciare i tempi, eliminando la concorrenza di candidati fastidiosi, per concentrarsi sul suo obiettivo primario: demolire l’immagine di Biden. E pare che ce la stia mettendo tutta. La sua campagna elettorale non bada a spese e la sua organizzazione funziona come un esercito pronto a dare battaglia. Lo riconosce anche il New York Times, nel commento di Maureen Dowd, «Ecco che arriva Trump, l’abominevole uomo delle nevi». Si riferisce al fatto che le Primarie dello Iowa saranno influenzate dal maltempo, ma che l’ex Presidente è sicuro di stravincerle. Anche nelle aree rurali».
In gioco, ‘la fiducia nell’umanità’
Dowd aggiunge: «Trump ha 77 anni, ma si considera ancora un pulcino. Ha pubblicato un video in cui prendeva in giro l’81 enne Biden, con immagini che lo fanno sembrare impotente e fuori di sé. Il trionfo di Obama nello Iowa era stato merito della fiducia nell’umanità. Se Trump vincesse qui, si tratterebbe di abbattere la fiducia nell’umanità».
15/01/2024
da Remocontro