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Prima della tregua Kusrk russa liberata e altri problemi

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La proposta di tregua non è piaciuta ai russi. Il motivo è semplice: stanno per riconquistare tutto l’oblast di Kursk, mentre nel Donbass le truppe di Zelensky danno segnali di cedimento. Una vittoria sul campo lenta ma sicura. Anche perché la sproporzione tra le forze coinvolte rende praticamente impossibile, per gli ucraini, coltivare speranze di prevalere nel lungo periodo.

Il vantaggio tempo che cambia fruitore

Quindi, come avevamo anticipato, la discriminante capace di fare la differenza nelle trattative di pace, ora diventa il tempo. Putin vuole un accordo che, se proprio non riconosce ufficialmente, almeno ‘congeli’ tutte le sue conquiste. Kiev, invece, vorrebbe ragionarci sopra e magari sfruttare il cessate il fuoco per riorganizzarsi. Potrebbe così ricevere aiuti militari d’emergenza dai suoi alleati, Europa in testa e, si spera, anche dagli Stati Uniti di Trump. Ma, come dicevamo, il Cremlino ha accolto con molto scetticismo il piano, che è stato elaborato con l’intervento decisivo del Segretario di Stato Usa, Marco Rubio. Il punto di vista di Mosca è stato espresso da uno dei consiglieri più ascoltati di Putin, Yuri Ushakov, che ha affidato i suoi comunicati alle agenzie di stampa Ria e Tass.

Il piano russo svelato dal Guardian

Il britannico Guardian ha così riassunto i punti-cardine delle controdeduzioni russe, rispetto alla proposta di tregua ucraino-americana:
• La Russia cerca una soluzione a lungo termine che tenga conto dei suoi interessi e delle sue preoccupazioni;
• Il cessate il fuoco proposto non è altro che una tregua temporanea per le forze ucraine;
• Nessuno ha bisogno di misure che imitino semplicemente le azioni di pace in Ucraina;
• L’adesione dell’Ucraina alla NATO non può essere discussa nel contesto della risoluzione della crisi;
• La Russia spera che gli Stati Uniti prendano in considerazione le sue richieste.

Siamo ancora alle schermaglie

La verità è che la diplomazia russo-americana è in pieno movimento, anzi in fibrillazione. Al di là delle prese di posizione d’ordinanza, esiste tutto un lavoro sottotraccia che punta al bersaglio grosso. Cioè a risolvere, in un modo o in un altro, il pasticcio ucraino, che sta facendo impazzire tutto il quadro della geopolitica planetaria. I vertici del Cremlino hanno parlato ieri con la Casa Bianca (probabilmente con il Consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz). Alcuni rumours riferiscono di un’altra possibile telefonata in arrivo tra i due Presidenti. Tutto questo mentre la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che la Russia è pronta a parlare con gli Stati Uniti e che i contatti potrebbero aver luogo da subito. Chi invece preme sull’acceleratore, vista anche l’evoluzione degli scontri sul campo di battaglia, è Zelensky. Il Presidente ucraino vuole sfruttare l’approccio ondivago di Trump per guadagnare tempo. Soprattutto, intende dimostrare al mondo, in questa fase, che a non volere la pace è proprio la Russia.

La lettura ucraina della stasi

Le esitazioni e la palese insoddisfazione di Putin per la proposta di tregua, sono stati così riassunte da Zelensky: «L’Ucraina era pronta per un cessate il fuoco aereo e marittimo, ma gli Stati Uniti hanno proposto di estenderlo alla terraferma. L’Ucraina accoglie con favore questa proposta. Il controllo di tale cessate il fuoco rimane una questione importante e apprezziamo la volontà degli Stati Uniti di organizzare gli aspetti tecnici di tale controllo. Abbiamo discusso della necessità di garantire la sicurezza, nonché della nostra cooperazione con i partner europei e di ulteriori misure congiunte. Purtroppo, per più di un giorno, il mondo non ha ancora ricevuto una risposta significativa dalla Russia alle proposte avanzate. Ciò dimostra ancora una volta che la Russia cerca di prolungare la guerra e posticipare la pace il più a lungo possibile. Ci auguriamo che la pressione degli Stati Uniti sia sufficiente a costringere la Russia a porre fine alla guerra».

La pace russa versione Washington Post

E per finire, a complicare la chiave di lettura di una pace ‘difficile’ contribuisce anche un fantomatico ‘piano russo’ rivelato ieri dal Washington Post. «Il documento – scrive il giornale – redatto a febbraio da un influente think tank con sede a Mosca vicino al Federal Security Service (FSB), espone le richieste massimaliste della Russia per porre fine al conflitto in Ucraina. Respinge i piani preliminari del presidente Donald Trump per un accordo di pace entro 100 giorni come ‘impossibili da realizzare’ e afferma che ‘una risoluzione pacifica della crisi ucraina non può avvenire prima del 2026’. Respinge anche qualsiasi piano di inviare peacekeeper in Ucraina, come alcuni in Europa hanno proposto, e insiste sul riconoscimento della sovranità della Russia sui territori ucraini che ha sequestrato.

Chiede anche un’ulteriore spartizione attraverso la creazione di una zona cuscinetto nel nord-est dell’Ucraina al confine con regioni russe come Bryansk e Belgorod, nonché una zona demilitarizzata nell’Ucraina meridionale, vicino alla Crimea, che la Russia ha annesso illegalmente nel 2014».

14/03/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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