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Privatizzare la fame di Gaza, Israele verso l’intesa con gli Usa

Privatizzare la fame di Gaza, Israele verso l’intesa con gli Usa

Palestina. Il piano pronto per fine mese, insieme all’«espansione» delle operazioni militari israeliane

Israele è vicino a un’intesa con gli Stati uniti sulla creazione di un meccanismo di distribuzione degli aiuti a Gaza totalmente controllato da Tel Aviv. Lo rivela l’agenzia Axios, citando due fonti israeliane e una americana. Il progetto coinvolgerebbe una fondazione internazionale e diverse società private. Il Times of Israel fa sapere che anche se il governo non ha ancora approvato, l’apparato della sicurezza e i consiglieri del premier Netanyahu sostengono favorevolmente il piano.

Che sarebbe quello di consentire l’ingresso di «scatole di cibo». Una per ogni famiglia di Gaza. Il rappresentante designato da Israele dovrà recarsi il giorno e l’ora stabiliti a ritirare la razione, che dovrebbe durare per una settimana. Sarà l’esercito a richiamarlo quando riterrà che, secondo i propri calcoli, il cibo sarà terminato. A consegnare i pacchi ci penseranno diverse società private. La composizione delle scatole sarebbe formulata calcolando il numero minimo di calorie indispensabili per la sopravvivenza.

LA COSIDDETTA «fondazione internazionale» dovrebbe comprendere stati ed entità che finanzieranno gli aiuti. Gli Usa hanno dichiarato, secondo Axios, di aspettarsi che tutte le Nazioni unite e le agenzie umanitarie accettino di lavorare all’interno del meccanismo. L’Onu e le organizzazioni internazionali hanno già dichiarato che è impensabile che un dispositivo di distribuzione e assegnazione tanto grande e complicato venga affidato da un giorno all’altro a privati ignari delle condizioni sociali ed economiche dei due milioni di abitanti.

L’OBIETTIVO DICHIARATO di Israele è quello di evitare che gli aiuti giungano nelle mani dei combattenti di Hamas. Ma chi è di Hamas a Gaza? Tel Aviv ha pubblicato in passato decine di liste di proscrizione, contenenti numerosi e spesso imbarazzanti errori. Centinaia di palestinesi arrestati a Gaza con l’accusa di far parte di Hamas sono stati liberati, a volte dopo mesi di detenzione arbitraria, assolti da ogni sospetto. E ancora, dopo averli ammazzati o deportati, Israele ha descritto come membri del gruppo islamico giornalisti, medici, insegnanti, spesso anche bambini, senza fornire alcuna prova a riguardo.

Che fine farebbero queste persone? Sarebbero condannate a morire di fame insieme a tutta la loro famiglia, mentre guardano i vicini di tenda sopravvivere con le briciole concesse dallo stato occupante? In ogni caso, il piano dovrebbe essere pronto entro la fine del mese, quando Israele prevede di «espandere» le manovre militari di terra.

INTANTO A GAZA si continua a morire di fame. Almeno 57 palestinesi sono deceduti per gli stenti dal 7 ottobre 2023 a oggi, riportano le autorità della Striscia. L’agenzia turca Anadolu ha scritto che ieri un bambino è morto per malnutrizione e disidratazione in un letto dell’ospedale pediatrico di Al-Rantisi, a Gaza City.

Un pescatore è stato colpito a morte dalle navi israeliane e almeno due persone sono state uccise nell’ennesimo attacco alle tende di al-Mawasi, che Israele continua a definire «zona sicura» nonostante i raid giornalieri. Due donne sono state ammazzate dal bombardamento che ha colpito la loro casa ad al-Fakhari, vicino Khan Younis. L’area rimane quella maggiormente bersagliata in questi ultimi giorni, il numero delle vittime è molto alto e spesso comprende interi nuclei familiari, spazzati via dai registri civili. Ieri si sono tenuti i funerali delle 11 persone uccise nell’ultimo sanguinoso attacco.

Tra giovedì e sabato i bombardamenti di Tel Aviv hanno ammazzato 70 palestinesi e ne hanno feriti 275.

04/05/2025

da Il Manifesto

Eliana Riva

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