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Quando la propaganda fuori misura confonde Israele con l’Ucraina

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Per valutazione condivisa la propaganda di Israele non ha raggiunto finora le vette di quella ucraina, diffusa a piene mani dai vertici politici e dai servizi di intelligence e ripresa e amplificata senza dubbi né valutazioni critiche da migliaia di tifosi schierati nelle redazioni d’Italia e d’Europa. Il ‘cattivo assoluto’ russo aiuta. Per Israele, con i palestinesi disperati di Gaza è decisamente più difficile

Le montature caricaturali

L’ultima rivelazione, diffusa dall’intelligence militare ucraina e ripresa da La Stampa, riferisce di militari russi intercettati che dicevano alla radio di aver divorato un prigioniero ucraino. «Finora -come rileva Analisi Difesa-, la propaganda israeliana non ci ha proposto casi di cannibalismo tra i pasdaran né tra i miliziani di Hamas, Hezbollah o Houthi». Rincorsa israeliana. In una teleconferenza del 12 giugno l’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, ha affermato che Israele ha rimosso la minaccia iraniana ‘anche per l’Europa e per l’Italia’. «L’Iran con centinaia di missili balistici che possono raggiungere anche Roma, Parigi, Londra». In realtà missili balistici iraniani hanno un raggio d’azione massimo di 2mila chilometri, sufficienti raggiungere Israele, Cipro, e lembi di Grecia, Romania e Bulgaria. «Affermare che l’Iran ha centinaia di missili che possono raggiungere anche Roma, Parigi, Londra è come dire che se l’Ucraina viene sconfitta i russi arriveranno fino a Lisbona».

Quelli che ‘combattono per noi’

«C’è di che restare sorpresi nello scoprire che ucraini e israeliani sono così generosi da sacrificarsi per noi e hanno leader così altruisti da mettere in gioco i loro popoli per difendere la vecchia Europa», ironizza Gianandrea Gaiani. Ma c’è poco da scherzare. Il messaggio diffuso da ‘Radio Ucraina’ ha avuto un rapido impatto su politici e media in Italia ed in Europa, che questi slogan li hanno ripetuti e amplificati «fino a farli diventare troppo ostentati per risultare credibili». Copia e incolla. Il 17 maggio, al summit G7 in Canada il cancelliere tedesco Friederich Merz ha affermato che Israele, attaccando l’Iran, «ha il coraggio di fare il lavoro sporco per tutti noi. Senza questi attacchi israeliani, avremmo continuato a subire per mesi e anni il terrorismo di questo regime, che avrebbe forse finito per dotarsi dell’arma atomica», ha detto alla rete a margine del vertice.

Tra ignavia e menzogna

«Non è affatto vero, come sentenzia il cancelliere Merz, che Israele fa il lavoro sporco per tutti. Netanyahu fa il lavoro sporco esclusivamente per sé stesso, del tutto indifferente alle conseguenze delle sue azioni sugli altri, amici o nemici che siano, sul destino della regione medio orientale e più in generale della pace nel mondo», contesta severamente il professor Marco Bascetta sul manifesto. «Qualunque sia il suo governo, quali che siano le sue azioni, Israele è comunque sempre preventivamente assolto. Certo, da quel lavoro sporco, sul quale Israele non accetta comunque interferenze, c’è chi è pronto a trarre profitto: in primo luogo Donald Trump cui si offre l’occasione di ricondurre l’Iran nella sfera d’influenza americana».

Scemenze a ruota libera

Catastrofe Merz che tra l’altro squalificano la Germania e l’Europa agli occhi del mondo arabo e islamico dimenticando come sia proprio la Germania il primo partner commerciale dell’Iran in Europa, con scambi di 1,23 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2024, davanti all’Italia con 585 milioni, seguita da Paesi Bassi (512 milioni), Belgio (281 milioni) e Francia (234 milioni). «Curioso dettaglio quello nucleare, considerato che Berlino rifornisce da molti anni gratuitamente di armi e sottomarini la potenza nucleare Israele, che non ha mai ammesso di avere armi atomiche né ha mai consentito ispezioni internazionali dell’AIEA». Chissà se Merz, ora che è cancelliere, chiuderà ogni interscambio con l’Iran ‘terrorista’?

Lotta al terrorismo non solo a parole

A proposito di lotta al terrorismo, non è necessario essere fans dei pasdaran per ricordare che a salvare Baghdad dallo Stato Islamico nel 2014 non furono i marines americani né le truppe tedesche ma tre reggimenti di ‘Guardiani della Rivoluzione’ della Divisione al-Quds, così come la liberazione del nord dell’Iraq dall’ISIS fu opera in buona parte delle milizie scite filo-iraniane. Precisazioni necessarie, non per attribuire patenti di buoni e cattivi ma solo perché non si può cancellare la storia solo perché i leader dell’Occidente non l’hanno studiata, né intendono studiarla.

Aggressore-aggredito

Concetto di ‘invasione’ più facile nei confronti di Kiev, invasa dai russi nel febbraio 2022, che di Tel Aviv che oggi occupa ampie porzioni di Gaza, Cisgiordania, Libano meridionale e Siria del Sud in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Per fortuna c’è l’ineffabile ambasciatore Peled: «abbiamo prove che l’Iran stava pianificando un’invasione territoriale di Israele simile a quella del 7 ottobre, utilizzando suoi ‘proxy’ in Siria, Iraq e da altre aree». Fantasy diplomatica inarrivabile. Nessuno ha invaso lo Stato ebraico dalla Siria ma è vero l’esatto contrario.

  • È stato Israele ha approfittare del cambio di regime a Damasco per invadere il sud siriano dopo aver bombardato in tutto il territorio siriano basi aeree, navali e terrestri distruggendo tutti i mezzi e le armi delle forze armate siriane per non rischiare cadessero in mano a forze ostili. Israele ha occupato porzioni di territorio in Siria, Libano, Gaza e Cisgiordania per costituire aree cuscinetto a difesa dei confini nazionali da attacchi esterni. Esattamente quello che stanno facendo i russi nelle regioni ucraine di confine di Sumy e Kharkiv.

Cambia solo la nostra narrazione: nel caso degli israeliani si tratta di difesa preventiva, mentre i russi invadono.

30/06/2025

da Remocontro

Ennio Remondino

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