ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Quanto c’entra l’Iran nella guerra di Hamas?

Quanto c’entra l’Iran nella guerra di Hamas?

Israele e Palestina prigioniere del terrore. Israele stretto tra l’atroce attacco di Hamas e la vendetta promessa dal ‘gabinetto di guerra’ di Netanyahu, che ieri ha giurato. Il terrore dei palestinesi già massacrati a centinaia dentro la Striscia di Gaza. E il mondo assiste impotente e senza idee, guardandosi attorno, terrorizzato a sua volta per quanto questa guerra potrebbe crescere.
Il presunto e soprattutto temuto coinvolgimento iraniano con Hamas per capire cosa potrebbero decidere Israele e gli Stati Uniti per ora balbettanti.

                   

Amici di Hamas anche complici?

Quanto c’entra l’Iran con il sanguinoso e scioccante attacco di Hamas? Da una risposta abbastanza provata dipenderà l’atteggiamento non solo politico, ma anche militare che assumeranno gli Stati Uniti e si dove potrebbe spingersi la risposta militare israeliana. Già ieri, senza troppo clamore, gli israeliani hanno bombardato gli aeroporti siriani di Damasco e di Aleppo, per colpire eventuali rifornimenti iraniani ‘in transito’. Da parte sua, il Ministro degli Esteri della Repubblica Islamica, Hossein Amir-Abdollahyan, ha cominciato un tour, pro-Palestina, che lo porterà in Irak, Siria e Libano. Mentre già si annuncia una prossima ‘chiamata alla lotta’, per ora solo politica, nella tradizionale ‘preghiera del venerdì’ di Khamenei oggi.

Le intelligence screditate dicono

Secondo le agenzie di Intelligence Usa, ancora non emergono chiari indizi di complicità degli ayatollah. Benché, ha detto il New York Times, tutte le ipotesi restino aperte. Insomma, manca una vera ‘pistola fumante’. Certo, dal punto di vista indiziario, la musica cambia. Il ‘cui prodest’, cioè chi si avvantaggia di questo macello, porta dritto filato fino a Teheran. La teocrazia persiana stava vivendo, malissimo, il processo di riavvicinamento tra Israele e Arabia Saudita. Un sigillo su quei ‘Patti di Abramo’ che, di fatto, avrebbe finito per isolare l’Iran nel suo stesso Golfo Persico. Un paio di giorni prima dell’attacco di Hamas, la Guida suprema, l’ayatollah Alì Khamenei, riferendosi alla fase avanzata della trattativa, aveva detto che si trattava di un ‘azzardo destinato al fallimento’.

«La Repubblica islamica crede fermamente – aveva sostenuto Khamenei – che i governi che hanno nella loro agenda la scommessa della normalizzazione con il regime sionista saranno in pericolo». Dissenso popolare l’interpretazione di allora.

La causa palestinese rimossa da tutti

Proprio in quell’occasione, scrive il think tank al-Monitor, il leader religioso sciita ha riaffermato il sostegno di Teheran a tutti i gruppi palestinesi. Prevedendo che «la loro lotta giungerà a buon fine e Israele verrà sradicato dai movimenti di resistenza di tutta la regione». Progetto militare o sermone politico? Sabato, dopo i primi momenti di caos e di sconforto, recuperando una visione razionale degli eventi, tutti gli analisti hanno facilmente pensato a un fil rouge che unisse Gaza e Hamas all’Iran. Tutto da dimostrare, è chiaro, anche se già si affastellano, confusamente, le prime tessere del ‘puzzle’. Molto ‘indiziarie’ e spesso confuse. Ma da conoscere.

Indizi incerti di colpevolezza

La motivazione iraniana che potremmo definire ‘strategica di lungo periodo’, riguarda i fragili equilibri nel Golfo Persico dove si incrociano numerosi altri scenari e vecchi conti da saldare. L’israeliano Haaretz, tira in ballo, persino una sorta di ‘vendetta trasversale’, partendo da quanto rivelato dal generale Tamir Hayman, ex capo dell’Intelligence militare. Il ruolo dalle forze israeliane nell’omicidio mirato di Qassam Soleimani, ucciso in un attacco di droni statunitensi vicino a Baghdad, nel gennaio 2020. Soleimani era il comandante delle Brigate Al Quds, che si occupa di operazioni all’estero. Altro omicidio eccellente, compiuto dagli israeliani e ora ammesso, è stato quello del capo della Jihad Islamica, Baha Abu al-Ata. La storia è stata riproposta da Haaretz, proprio nel giorno in cui in America Trump ha bacchettato Netanyahu, per essersi fatto trovare impreparato.

Meglio pensarci molto bene sopra

Pensando all’Iran, Stati Uniti e Israele hanno l’obbligo di mille prudenze prima di mettere in moto una macchina da guerra che non sai dove potrà portare. Lo stesso Khamenei, loda Hamas, ma nega di esserne complice. «Baciamo la fronte e le braccia delle menti intelligenti e dei giovani palestinesi…ma dire che dietro questa mossa (l’attacco n.d.r.) ci sia la Repubblica islamica è una sciocchezza». La Casa Bianca non si fida, e ha già spostato il gruppo d’attacco guidato dalla portaerei Gerald Ford, che staziona a ridosso delle coste israeliane Un modo per ‘mostrare la bandiera’, ma anche per dissuadere le milizie di Hezbollah, i temibili alleati sciiti degli ayatollah, che si trovano sul Golan e che minacciano l’Alta Galilea.

Dipartimento di Stato Usa, minacce prudenti

Lunedì il Dipartimento di Stato Usa ha avvertito tutti, dall’Iran al Partito di Dio, di non creare problemi. E di non cercare guai. Avvertimenti incrociati, con il portavoce del Ministero degli Esteri di Teheran, che avverte, «la nostra risposta a qualsiasi mossa stupida sarà devastante». Risultato: in questo momento, a parte la reazione violenta e scontata su Gaza, tutti gli altri scenari sono aperti.  D’altro canto, l’incredibile successo di un assalto ‘a bassa intensità tecnologica’, come lo chiamano gli esperti, già testimonia il fallimento clamoroso della pretesa occidentale di conoscere e dominare tutto attraverso la loro potenza tecnologica e militare

Sapere non vuol dire capire

Lo spionaggio artigianale. Solo i Servizi segreti egiziani pare che avessero lanciato, direttamente a Netanyahu, un preciso avvertimento: si preparava ‘qualcosa di grosso’, senza però specificare altro. Visti i problemi che erano sorti in Cisgiordania, si era pensato di rafforzare le guarnigioni proprio là, spostando truppe dal confine di Gaza, sguarnendolo e sbagliando clamorosamente.

Come spesso capita nella burocrazia statale (ma Mossad e Shin Bet non lo sono), il preoccupato avviso di Abbas Kamel, capo degli 007 del Cairo è finito in un cassetto della scrivania del premier Netanyahu. E li è rimasto, mentre Hamas metteva a ferro e fuoco interi villaggi israeliani, a ridosso della Striscia di Gaza. 

13/10/2023

da Remocontro

Piero Orteca