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Quei «bravi ragazzi» di Parma

Quei «bravi ragazzi» di Parma

Politica italiana

01/11/2025

da Il manifesto

Valerio Renzi

Giovinezza Cori fascisti nella sede dell’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia. E Giorgia Meloni si chiude in un silenzio imbarazzato

«Ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà! E se non trionfa sarà un macello con il manganello e le bombe a man! Duce! Duce! Duce!». A cantare, si capisce dalle voci, è un gruppo di ragazzi giovani e giovanissimi. Il cellulare che riprende si trova a qualche decina di metri dalla sede di Fratelli d’Italia di Borgo del Parmigianino, a Parma, ma le voci che provengono dall’interno rimbombano tutto intorno. Dalla finestra si vede sventolare una bandiera tricolore, sulla porta, ben visibile, un manifesto elettorale con la foto della premier e la scritta «Meloni».

OGNI VOLTA CHE SI APRE uno spiraglio sulla vita interna di Gioventù nazionale, l’organizzazione erede di Azione giovani, il copione è sempre lo stesso: saluti romani, slogan fascisti, teorie e parole d’ordine appartenenti a un immaginario nostalgico più che a una destra conservatrice e democratica come si vuole presentare Fratelli d’Italia. Dopo l’inchiesta di fanpage.it, che mostrava il doppio volto della gioventù meloniana, tutto lo stato maggiore del partito si è dato da fare per riabilitare l’immagine dell’organizzazione giovanile, dalla premier in giù. Ma ogni volta un nuovo caso riapre la questione della formazione politica, dei simboli e delle mitologie in cui crescono i ragazzi e le ragazze di FdI.

Subito dopo la diffusione del filmato sono iniziate le prese di posizioni politiche. «È molto grave, aspettiamo di sentire una presa di distanza dalla presidente del Consiglio Meloni, o forse tacerà anche questa volta?», ha commentato la segretaria del Partito democratico Elly Schlein. Da Avs è Angelo Bonelli a incalzare, ricordando come Meloni da una parte definisce l’opposizione «peggio di Hamas», mentre se in una «sede del suo partito si cantano cori fascisti, si inneggia al Duce» allora «improvvisamente tace».

DA VIA DELLA SCROFA subito hanno messo le mani avanti. Il primo a parlare è il responsabile nazionale dell’organizzazione Giovanni Donzelli. «Da noi, chi sbaglia paga. A sinistra non so. Gioventù nazionale aveva provveduto a commissariare la federazione di Parma autonomamente e ben prima che il video venisse pubblicato e circolasse sui media. Da noi non c’è spazio per la nostalgia dei totalitarismi», ha spiegato Donzelli, ributtando la palla nel campo della sinistra, accusata di coprire i violenti e i nostalgici della stagione della lotta armata. Sarà, ma intanto il responsabile cittadino di Gioventù nazionale, Jacopo Tagliati, fino a ieri mattina continuava a postare sulla propria pagina social e nulla trapelava sulla sua rimozione dall’incarico (forse per questo la pagina è finita offline).

Alle ultime elezioni comunali Fratelli d’Italia si è presentata da sola, candidando come primo cittadino Priamo Bocchi, senza superare il 7,5% dei consensi. È lui l’uomo forte del partito a Parma. Capogruppo in consiglio comunale, nel 2024 ha conquistato anche un seggio in regione Emilia Romagna, mantenendo il doppio incarico. A pochi mesi dall’elezione ha fatto parlare di sé per alcune dichiarazioni in aula sui femminicidi: «L’uomo ha perso virilità ed è troppo dipendente dalla donna, quando viene respinto va in tilt». E poco tempo dopo, a proposito dell’utilizzo della Ru 486: «Consente l’aborto a domicilio, si consente a una donna di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone».

Ma a Parma Fratelli d’Italia non è l’unico partito a far parlare di sé per gli inni a Mussolini e le parole sui femminicidi. Nell’ultimo anno anche l’estrema destra neofascista si è riorganizzata. A marzo CasaPound ha rilanciato la sua presenza in città con un grande concerto e successivamente con l’organizzazione di ronde per la sicurezza. Il raduno neofascista aveva mobilitato la reazione della società civile e democratica. A difenderlo, il solito Bocchi, che in una lettera alla Gazzetta di Parma aveva parlato «dell’isterica e anacronistica reazione» dei «gendarmi della libertà e della democrazia».

QUELLO DI MELONI E LA RUSSA è il più novecentesco dei partiti italiani. Il tesseramento, la militanza di sezione e la gavetta nell’organizzazione giovanile fanno parte del cursus honorum che tutti gli attuali parlamentari, ministri, sottosegretari hanno fatto per arrivare dove sono oggi. Eppure la musica, gli slogan, i libri che si leggono, le idee che circolano nelle sezioni giovanili del partito sono sempre gli stessi. Un bagaglio che arriva dritto dagli anni Settanta e che è rimasto fermo. Così è accaduto che l’incongruità tra quello che si professa in pubblico e quello che si fa nel privato della vita della propria comunità politica, non sia più percepito come una contraddizione, ma come un discorso codificato. Il fascismo viene condannato con i giornalisti, mentre fa parte della propria identità in sezione. E tutto si tiene. In serata, un centinaio di persone ha partecipato al presidio indetto dal collettivo Azione Antifascista. Intano la Procura di Parma ha aperto un fascicolo per ora senza indagati e senza ipotesi di reato.

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