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Realizzare il sogno di Berlusconi. Ecco la Giustizia della Meloni

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Sulla giustizia il governo e la sua maggioranza, che in questo caso va oltre il perimetro destra-centro che sostiene la Meloni, faranno quello che la politica e i poteri forti hanno sempre voluto: mani libere per avere mani in pasta. Hanno cominciato, spacciandola come semplificazione, con gli appalti, tema delicato per gli intrecci di un certo ceto imprenditoriale con una certa politica: la maggior parte di lavori e servizi pubblici saranno assegnati senza procedure concorrenziali.

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Poi con la scusa della manina impaurita di chi ricopre incarichi pubblici hanno eliminato i controlli della Corte dei Conti, in modo da poter operare ancora più indisturbati nella gestione del denaro pubblico, in primis del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr, ndr). Poi stanno eliminando strumenti determinanti per la salvaguardia dei beni comuni, come valutazioni di impatto ambientale e sovrintendenze.

Siamo ancora al prosecco e alle noccioline. Poi sono passati all’antipasto. Forte ridimensionamento delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, con la scusa di impedire che questioni di natura privata non rilevanti per il procedimento penale possano finire sui media. Fatto deprecabile, ma già vietato, che non induce però a ridimensionare un fondamentale mezzo di ricerca della prova necessario per individuare i reati di maggiore allarme sociale.

Altro che governo della legalità e della sicurezza. Affievolimento significativo di applicazione della custodia cautelare, non certo per piccoli criminali, ma per quella borghesia mafiosa e quei colletti bianchi che rappresentano il cuore del sistema criminale del Paese. Ridimensionamento del reato di traffico di influenze illecite e del cosidetto spazzacorrotti che rappresentavano un argine al dilagare della corruzione sempre più mimetizzata ed apparentemente invisibile.

Queste riforme se approvate non miglioreranno per nulla il funzionamento della giustizia come sarebbe giusto e doveroso ma si aggraverà una situazione già compromessa dalla riforma Cartabia che ha rafforzato una magistratura più burocratica e conformista. Veniamo alla cancellazione dell’abuso d’ufficio, sia di quello non patrimoniale che di quello patrimoniale. Con il pretesto che lo hanno chiesto gli amministratori locali e che non si può lavorare più con la clava dell’indagine di abuso d’ufficio con tanto di clamore mediatico al seguito.

Che vi sia stato un abuso del reato di abuso d’ufficio da parte della magistratura è innegabile. Anche io da sindaco mi sono trovato a subire una surreale condanna in primo grado per abuso d’ufficio non patrimoniale, per fatti che riguardavano il mio lavoro di pubblico ministero, e che in base a quella condanna fui sospeso da sindaco, in virtù della legge Severino, e provarono a farmi dimettermi in maniera tale che dopo avermi fatto fuori da pubblico ministero cercarono di eliminarmi anche da sindaco eletto e voluto anche perché vittima di un sistema criminale che opera sempre di più con gli strumenti della legalità formale. Non mollai, feci per qualche settimana il sindaco di strada, poi sono stati accolti i miei ricorsi amministrativi e sono stato assolto in via definitiva.

IL VERO OBIETTIVO DEL GOVERNO È ATTACCARE L’AUTONOMIA E L’INDIPENDENZA DI GIUDICI E PM

Nonostante reiterati abusi subiti, sono contrario all’eliminazione del delitto di abuso d’ufficio, soprattutto patrimoniale. Non solo perché negli anni numerose sono state le condotte gravi di abuso da parte di persone che ricoprono incarichi nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni, ma anche perché quasi tutte le indagini di corruzione, concussione, peculato, grandi truffe, associazioni a delinquere, anche mafiose, nascono proprio da attività investigative di abuso d’ufficio.

È molto raro che ci sia una notizia di reato già confezionata di corruzione, si giunge invece a provarla indagando su condotte di abuso riguardanti provvedimenti amministrativi, delibere, atti giudiziari e di tutto di più. Quindi togliere il reato di abuso d’ufficio significa ridurre dell’80% la possibilità di individuare soprattutto i più gravi reati contro la pubblica amministrazione. Ma siamo solo all’antipasto. Obiettivo del governo è quello di preparare il pranzo sognato e portato avanti soprattutto da Silvio Berlusconi.

La modifica della Costituzione che garantisce bene l’autonomia dell’ordine giudiziario. Si vuole attaccare al cuore autonomia ed indipendenza della magistratura che sono garanzia dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Per giungere a porre il pubblico ministero nell’orbita del controllo del potere esecutivo e della maggioranza parlamentare, eliminando il principio di obbligatorietà dell’azione penale passando invece, nelle intenzioni della maggioranza, alla discrezionalità ed i reati da perseguire saranno ovviamente decisi dal potere politico. Il Governo vuole la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici che di per sè non vuol dire automaticamente dipendenza del pubblico ministero dal potere esecutivo.

Ma è fatto notorio che il potere politico da tantissimi anni cerca di eliminare il controllo di legalità da parte di una magistratura autonoma ed indipendente. Quindi la separazione delle carriere è il passaggio necessario per sottomettere il pubblico ministero al controllo sempre più pregnante del ministro della giustizia. A quel punto ancora di più nel nostro Paese non sapremo più nulla di tutti i gravi delitti commessi soprattutto da persone che ricoprono incarichi istituzionali e in particolare di alto livello.

Già oggi, con una magistratura sempre più addomesticata e conformista ed affetta poi in più settori da agorafobia, dominata dalle correnti, attenta spesso a statistica, formalismi e carriera, è sempre più difficile ricercare verità e giustizia, e con queste riforme vi sarà la pietra tombale della giustizia e l’apoteosi di una giustizia di classe, con la spada di ferro nei confronti dei deboli e la spada di latta nei confronti dei potenti. E senza giustizia non c’è democrazia e stato di diritto.

05/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da La Notizia

di Luigi de Magistris