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Referendum, 220mila firme in 3 giorni contro l’Autonomia differenziata. Conte: “Messaggio al governo”. Pd: “Solo Meloni non lo vede”

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Boom di adesioni contro la riforma voluta dal governo di Giorgia Meloni e le opposizioni esultano: "Esercizio di democrazia". La Lega reagisce e accusa il comitato promotore di fare "disinformazione"

In appena 72 ore ha superato già quota 200mila firme. Si moltiplica velocemente il sostegno per il Referendum contro l’Autonomia differenziata. E i partiti dell’opposizione esultano a turno, rivendicando il numero di sottoscrizioni raccolte. “Duecentomila firme in appena 72 ore“, fa sapere Giuseppe Conte in mattinata. “220 mila solo quelle online“, il dato diffuso nel pomeriggio da Alleanza Verdi e Sinistra. Tra banchetti e raccolta sulla piattaforma digitale, sale il pressing del comitato promotore.

Obiettivo mezzo milione – Per il presidente del M5s, il “boom di partecipazione” nella raccolta firme, non solo testimonia la contrarietà dei cittadini a una legge che “mina l’unità del Paese”, ma è anche “un segnale importante, un chiaro avviso al governo“. Per il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia è in corso “una mobilitazione generale nel Paese che solo Meloni non vede“. Per il capogruppo di Avs a Palazzo Madama, Peppe De Cristofaro, le 220 mila firme online rappresentano “un risultato straordinario, un esercizio di democrazia che è una salutare boccata d’aria”. Per le forze promotrici del referendum, il traguardo delle 500 mila firme non sembra essere in discussione. Una soglia che potrebbe essere raggiunta entro il week end, continuando con questi ritmi di adesione.

La reazione della Lega: “Sinistra in difficoltà” – Sarà anche per questo che nei ranghi del centrodestra comincia a diffondersi un po’ di apprensione. “Non vedo l’ora che gli italiani si possano esprimere tutti, Veneto, Lombardia, Puglia e Abruzzo, perché autonomia significa dare servizi migliori ai cittadini tagliando gli sprechi”, sostiene Matteo Salvini, leader della Lega che ha voluto fortissimamente la riforma. Al fianco del ministro scendono in campo anche i governatori delle Regioni storicamente più favorevoli all’Autonomia. Per il presidente della Regione Veneto Luca Zaia il “vero spacca Italia sarà proprio il referendum. La sinistra che raccoglie firme avrà enormi difficoltà a spiegare la sua contrarietà nei territori”.

Fedriga: “Disinformazione”. Il Pd replica –Il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, invece, parla di una campagna di “disinformazione“, soprattutto al Sud. “Diffidate da chi sta raccogliendo le firme perché sono quelli che hanno introdotto l’autonomia differenziata in Costituzione”, dice il presidente della Conferenza delle Regioni. A Fedriga, però, replicano i deputati pugliesi del Pd Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi. “La riforma del Titolo V del 2001, che pure continuiamo a ritenere sbagliata, non ha nulla a che vedere con la legge fatta da Calderoli – scrivono in una nota – L’autonomia differenziata la contestiamo per ragioni di merito e non per partito preso. Ad esempio, non capiamo perché ci debbano essere diritti soggettivi tutelati dall’individuazione di fabbisogni standard e livelli essenziali delle prestazioni, e diritti per cui tali garanzie non debbano esistere”. E ancora i tre senatori dem si rivolgono al governatore friulano: “Al Presidente Fedriga sembra giusto che per un cittadino del Nord lo Stato spenda più di 20mila euro all’anno in servizi pubblici e per uno del Mezzogiorno quasi 5mila euro in meno? Allora invece di occuparci di autonomia differenziata, proviamo prima a non fare differenze tra i cittadini italiani. Sarebbe un onore e un piacere ospitare Federiga nelle feste dell’Unità che si terranno nelle prossime settimane per un confronto sul merito della riforma, al netto delle chiacchiere”.

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