Il caso del libro del generale Vannacci ha aperto il vaso di Pandora nel Centrodestra. Parla il politologo Marco Revelli.
Il caso del libro del generale Vannacci ha aperto il vaso di Pandora nel Centrodestra. Professore Marco Revelli, siamo davanti alle prime crepe nella maggioranza?
“Ci sono alcuni nodi infetti che stanno venendo al pettine perché questo ignobile testo ha portato allo scoperto quello che c’è nella pancia di una parte consistente della destra rappresentata da Fratelli d’Italia. Tutto ciò sta creando dei problemi di immagine per la leader di un partito che da una posizione di assoluta marginalità nel sistema politico italiano, è stata proiettata al suo vertice nelle ultime elezioni. Però le storture contenute nel libro fanno parte del dna di quella destra. Chiunque abbia fatto il servizio militare lo sa benissimo. L’aggressività, il razzismo, l’odio nei confronti di tutti i diversi, la superiorità razziale, e l’uso del termine ‘ebreo’ come insulto, è il sostrato di quello che è sempre stato il neofascismo che in alcuni corpi dello Stato ha avuto un radicamento molto forte. Questo libro non ha fatto altro che portarlo alla superficie, facendo deflagrare una contraddizione grande come una casa”.
A cosa si riferisce?
“Al fatto che Fratelli d’Italia è diventato un partito di maggioranza relativa anche se nella sua stessa sostanza, nel suo modo di pensare e di essere è fuori e contro la Costituzione”.
Da un lato la Lega che si fa portabandiera della destra estrema, dall’altro Forza Italia e Fratelli d’Italia che sposano la linea governista. Questo matrimonio è destinato a durare?
“Stiamo assistendo a una guerra civile a bassa intensità nell’area della destra. Le contrapposizioni sono dure ed evidenti. L’attacco che è stato sferrato nei confronti del ministro Crosetto che per quanto mi riguarda non è un modello ma che indubbiamente ha scelto un profilo civile in un contesto segnato dall’inciviltà, e questa rincorsa di Salvini a capitalizzare elettoralmente le contraddizioni tra la logica di governo di questa destra e la sua pancia, dimostrano che la guerra per l’egemonia nella coalizione è furibonda”.
Perché davanti a ogni frizione la Meloni preferisce scegliere il silenzio?
“Credo che la Meloni non possa fare diversamente da così in quanto nella sua sostanza non è molto diversa da Vannacci, da De Angelis e da La Russa. Quello è il grumo di subcultura che ha a che fare con le loro origini. Vede FdI non è un partito come gli altri ma, come rivendicano loro stessi, una comunità politica. Queste sono terribilmente impegnative per chi ne fa parte perché da un lato permettono di agire con grande capacità di iniziativa ma dall’altro non tollerano scostamenti dalle proprie radici. Per i membri di una comunità non c’è nulla di più grave di un tradimento e la Meloni che è parte di questa comunità lo sa. Tanto per intenderci non può dire che la strage di Bologna ha una matrice neofascista, che il 25 aprile è la festa della Liberazione da parte degli antifascisti e non può nemmeno dire che le affermazioni blasfeme del generale Vannacci sono incompatibili con il ruolo che questo ricopre”.
Davanti a una manovra deludente e alle prossime elezioni europee, i partiti di destra corrono a differenziarsi andando spesso allo scontro. Che peso avranno queste frizioni sull’elettorato?
“Mi passi la battuta: bisognerebbe fare l’elettroencefalogramma dell’elettorato e se ci sono ancora segni di attività elettrica, dovrebbe disertare il campo che aveva scelto. Onestamente non so dirle a che punto è il processo di decomposizione della nostra società ma guardandomi intorno sono molto preoccupato”.
Crede che il Centrosinistra sia pronto ad approfittare della situazione?
“Guardi non credo. Al di là di affermazioni doverose che però costituiscono il minimo sindacale di un’opposizione, la sinistra è in alto mare. Il Pd è paralizzato nella polarizzazione tra una segreteria combattiva e un corpaccione del partito che ha ancora le tossine del renzismo mentre i 5S sono ancorati a una dimensione troppo proiettata sull’opinione”.