Revelli: è nervosa, è un pericolo per la democrazia. "Un’aberrazione che si sia candidata capolista ovunque".
Professore Marco Revelli, storico e politologo, la premier se l’è presa coi vescovi, col governatore De Luca, ha difeso la fiamma nel simbolo, è scatenata sui social, si è accanita contro la leader del Pd. Le sembra nervosa?
“Nervosa lo è sicuramente. D’altra parte è sempre stata insofferente a tutte le critiche e quindi non c’è un cambiamento significativo nel suo comportamento. La tragedia della Meloni è che è monocorde, e anche monotona, replica sempre sé stessa in tutte le circostanze. E questo è un limite enorme per chi guida un governo. Non so se abbia ragioni per essere nervosa o se lo è caratterialmente in modo strutturale. Lo vedremo presto, tra un settimana. Io ho seguito il suo comizio romano. Ho avuto un’impressione deludente, non che mi aspettassi chissà che. Mi è sembrato un discorso non da capo di governo ma da capetta di partito. Come al solito vittimistico e aggressivo, che è la cifra della sua comunicazione. Un piagnisteo sulle vessazioni che subirebbe. I toni aggressivi, le parole scandite, le sillabe, le faccette, i balletti. Il capo del governo che scandisce il proprio comizio elettorale facendo balletti ai cori che la invocavano. È stato tutto un po’ tribale. Lei continua, nonostante tutto, a comportarsi come fosse la leader di una piccola formazione di opposizione. Parlando alla propria comunità però in questo modo svolge un ruolo terribilmente divisivo nel Paese. Un capo di governo non può comportarsi così. Impostare il proprio comizio contro i suoi nemici che sono tutto il resto del Paese che non sia il suo partito e gli alleati. Ma neanche quelli… Che scappano da tutte le parti. Uno verso destra l’altro verso il centro. Se lo si fosse guardato con attenzione il comizio sulla piazza, si sarebbe capito quale aberrazione sia il fatto che il capo del governo si presenti capolista candidata in tutte le circoscrizioni a una elezione da cui non potrà ricoprire la carica per la quale verrà votata. È un paradosso. In nessun Paese in Europa il capo del governo si candida e lei ha fatto questo passo. Purtroppo lo ha fatto anche la segretaria del Partito democratico. Ma Elly Schlein non ha una carica istituzionale ma di partito. Diversamente da Meloni”.
Come valuta l’attacco della Lega al presidente della Repubblica?
“Se vogliamo continuare il discorso di prima, il comizio della Meloni era zeppo di bugie. Una falsificazione continua dei dati di realtà. Al di là dei dati economici – aumento dei salari, economia che va benissimo, i miracoli che fanno le destre – era pieno di bugie anche sui rapporti all’interno di questa coalizione di governo. Se c’è una coalizione terribilmente divisa e conflittuale al proprio interno, che poi certo si ricompatta in nome del potere, è questa della maggioranza. I tre partiti che la compongono corrono ognuno per un gruppo parlamentare europeo diverso. Ogni anniversario – che sia il 25 aprile o il 2 giugno – è occasione in cui si verifica qualche incidente di percorso. Il 25 aprile abbiamo avuto la censura a Scurati da parte degli zelanti servi della capa. Il 2 giugno Salvini che fa la marachella e i gestacci al presidente della Repubblica che era l’ospite della cerimonia. Non c’è anniversario in cui qualcuno non faccia una sgrammaticatura e questo la dice lunga. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia stanno insieme per interesse, per la gestione del potere. Dopodiché ognuno se lo gestisce con le cattive maniere che gli sono più proprie”.
Il centrodestra si presenta alle urne sventolando tre bandiere, tante quante le riforme care ai partiti di maggioranza. FdI ha il premierato, la Lega l’Autonomia e FI la giustizia.
“Si tratta di infamie che contraddistinguono queste tre anime. Ma messi insieme però questi pezzi del puzzle ci danno la misura di un vero e proprio attentato alla Costituzione. Quando Meloni ha incalzato Schlein, per avere risposta alla domanda se lei è vero che non sia democratica, ha messo il dito sulla piaga perché lei e il suo governo sono, realmente, un pericolo per la democrazia. La riforma del premierato è la negazione del principio democratico sancito dalla nostra Costituzione che ha immaginato una democrazia parlamentare che dovrebbe sancire un processo decisionale che dal basso sale verso l’alto. Processo che il premierato rovescia. Concentra tutti i poteri nella figura personalizzata del capo del governo che ha nelle mani il Parlamento. Cancella i pesi e i contrappesi a cominciare da quello del presidente della Repubblica e anche degli altri poteri dello Stato, vedi la magistratura. Mentre l’Autonomia differenziata infrange il principio di uguaglianza ed equità territoriale. Un puzzle che definisce l’attentato al nostro modello di democrazia così come sancito dalla Costituzione. Ha poco da alzare la voce Meloni, ha poco da provocare le risposte da parte dei suoi critici. La risposta è sì. È un pericolo per la democrazia”.
Come si presenta il centrosinistra, che campagna elettorale stanno facendo Pd e M5S?
“Nelle elezioni si mette in gioco il carburante che si ha nel serbatoio. Il carburante in grado di contrastare l’aggressività di questa maggioranza di governo è poco. Ancora di meno quando le forze di centrosinistra, in questo caso Pd e M5S, si muovono in competizione l’una con l’altra. Spero ad ogni modo che entrambe queste forze facciano il pieno di voti e anche quelle che si battono per la pace, forze minori come Verdi e Sinistra e anche ‘Pace, terra, dignità’. Spero che nella pancia del Paese si muovano sentimenti e istinto di conservazione e questo avviene quanto più si è in grado di misurare i guasti che le destre stanno producendo nel tessuto sociale e produttivo del Paese”.
Ma pensa che l’onda lunga delle destre si arresterà?
“Penso che il loro consenso declinerà. Tuttavia i numeri che hanno in Parlamento, ed è la ragione per cui nonostante si detestino e competano ferocemente l’uno con l’altro resteranno uniti, sono dalla loro parte. E nessuno ora toglierà la stampella a questo governo. Ma ogni mese che resteranno in più faranno guai. Eppure il loro consenso è destinato a calare perché non sanno governare e perché i fondamentali segnano tempesta. A cominciare dal possibile calo dei tassi di interesse da parte della Bce che, per quanto sia una buona notizia, creerà problemi a chi deve far quadrare i conti. Si delinea una congiuntura astrale pesante ma questo non ci salva dal fatto che tanto più questi rimangono a cavallo tanto più devastano le nostre istituzioni e il Paese”.
04/06/2024
da La Notizia